Un gruppo consiliare unico con Pd, Futura e Upt «per far capire da subito che abbiamo capito la lezione». Ma per Alessio Manica non basta: «Se parliamo del Pd, dobbiamo riconoscere che uno dei problemi di questi anni è stato il ruolo avuto dal gruppo consiliare nei confronti del partito». Un ruolo egemone, che ha finito per far coincidere gli eletti, le loro divisioni e i loro accomodamenti tra diverse correnti, come il partito stesso.T. Scarpetta, "Corriere del Trentino", 3 novembre 2018
Consigliere, dopo dieci giorni dall’onda leghista che ha annichilito il centrosinistra, qual è la prima riflessione che le viene in mente?
«Penso che il voto ci abbia detto che un ciclo politico si è definitivamente concluso e che una ripartenza sarà tale solo se su basi completamente nuove».
La prospettiva resta quella di una coalizione di centrosinistra, o anche quella cambia?
«Quella non può cambiare e oggi, in un certo senso, è più vero di ieri. Mi spiego: tra noi e la coalizione di Diego Mosna non c’era una abisso valoriale. Certo, su tantissime cose eravamo diversi, ma condividevamo anche alcuni valori di fondo. Quella che abbiamo davanti ora è una destra populista, nazionalista, retrograda. Di fronte a un avversario di questo tipo, per una sinistra riformista e solidale è più facile essere capiti quando si propone un modello di società nettamente diverso. Faccio un esempio: la destra, pensiamo alla Valdastico, è ancora convinta che il futuro sia l’asfalto, che il trasferimento del traffico su rotaia non sia una priorità. Poi succedono disastri ambientali come quello che ha colpito la nostra e altre regioni in questi giorni e allora forse ti viene in mente che indicare modelli di sviluppo compatibili col rispetto dell’ambiente è una priorità, di tutti».
Lei parla della sinistra riformista, ma nel nuovo centrosinistra mette dentro tutti i vostri ex alleati, Patt compreso?
«Certo. Siamo usciti tutti male da queste elezioni. Chi ha preso qualche voto in più, chi qualche voto in meno, ma abbiamo perso tutti. Abbiamo perso anche la paura che un soggetto voglia o possa essere egemone sugli altri. Non c’è più un soggetto federatore, che possa pensare di far ruotare gli altri intorno a sé. Dobbiamo approfittarne per parlarci serenamente».
Le analisi della sconfitta sono state diverse, ma su un punto c’è quasi unanimità: avete pagato le vostre divisioni. Eppure, a urne ancora calde, da Futura è arrivato il primo distinguo dal Pd. Avete qualche chance se ricominciate coi distinguo?
«Rispetto la posizione di Futura, ma personalmente spero che le cose vadano diversamente. Anzi, parlando a titolo personale, dico che un gruppo consiliare unico tra Pd, Futura e Upt ci aiuterebbe a far capire da subito che abbiamo imparato la lezione. Gli elettori del Pd e di Futura non vengono da pianeti diversi e quante volte abbiamo provato a unirci all’Upt?».
Con le elezioni avete perso anche i delicati equilibri di cui siete rimasti spesso ostaggio. Un’opportunità?
«Senza dubbio. Quando dico che occorre una ripartenza nuova, intendo anche dire che l’attuale gruppo consiliare no può da solo interpretare questa novità. Se parliamo del Pd, dobbiamo riconoscere che uno dei problemi di questi anni è stato il ruolo avuto dal gruppo consiliare nei confronti del partito. Per trovare nuovi equilibri, anche a livello di coalizione, gli elettori ci hanno dato un sacco di tempo. Ciò che dobbiamo trovare da subito sono nuove idee, nuovi progetti, nuovi programmi e nuove persone. Credo che il congresso rappresenterà un’opportunità importante. Ad esempio per liberarci finalmente dall’idea di essere solo la sezione locale del Pd nazionale, subendone divisioni e distanza dagli elettori».
Futura e Upt: no al gruppo col Pd. Unione, sul tavolo lo scioglimento, "Corriere del Trentino", 4 novembre 2018
TRENTO Il nuovo consiglio è stato proclamato. Nessuna sorpresa, a parte quella annunciata: l’elezione di Gianluca Cavada a scapito di Alessandro Savoi, che entrerà ugualmente se a rinunciare fosse anche solo una delle tre parlamentari elette consigliere.
«Sono venuto per fare gli auguri al nuovo presidente — spiega Paolo Ghezzi, presente alla proclamazione — e per ribadirgli che noi saremo presenti in certi momenti e su certi temi per fare qualcosa assieme, cominciando già dall’emergenza maltempo di questi giorni. Dopo Michela, Denis. Questi due giovani morti dell’alluvione 2018 impegnino il Trentino a investire tutte le risorse possibili, invece che in Valdastico inutili, nella difesa del territorio, nella prevenzione delle calamità». Partendo dal recente rimpasto della giunta comunale di Trento, Ghezzi anticipa la creazione di un laboratorio per Trento 2020-2025: «Lunedì terremo il nostro primo incontro postelettorale e cominceremo a lavorare per le comunali: lavoreremo per proporre una rosa di candidati e candidate, persone giovani che portino nuove idee per la città». Scetticismo invece sull’ipotesi di creare un gruppo consiliare unico tra Pd, Futura e Upt, avanzata a titolo personale dal consigliere Pd Alessio Manica (Corriere del Trentino di ieri): «È un ragionamento prematuro: non ci sono preclusioni in assoluto ma al momento noi proseguiremo da soli. Ci stiamo strutturando ora come soggetto politico, siamo nuovi e diversi: i voti che abbiamo preso non sarebbero comunque andati al Pd. Pensiamo intanto piuttosto a fare una comune opposizione intransigente e costruttiva».
Nemmeno l’Upt raccoglierà l’auspicio di Manica. Anzi, in previsione del parlamentino di domani, c’è già chi parla di scioglimento. Fino a pochi mesi fa, nelle casse del partito arrivavano i contributi di due parlamentari e cinque consiglieri. Ora è rimasto solo Pietro De Godenz. Chi pagherà sede e dipendenti? Meglio una più snella associazione.
Mauro Gilmozzi, l’unico ad essere uscito di scena senza essere bocciato dalle urne, si limita a dire cosa non fare. «Parlare ora di alleanze non ha nessun senso. Vedremo cosa fare, le uniche certezze sono che i protagonisti di domani non potranno più essere i protagonisti di ieri e che va costruito qualcosa di completamente nuovo insieme alle forze civiche del Trentino. Va azzerato tutto e ripensato tutto. Solo dopo si potrà riparlare di alleanze, ma il centrosinistra è finito».
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