«Non bisogna spaventarsi, la democrazia ha un andamento ciclico». Alberto Pacher, da buono psicologo, prova a preservare il centrosinistra dalla depressione post-sconfitta e suggerisce anche da dove ripartire: «Il rapporto con gli autonomisti va ricucito».T. Scarpetta, "Corriere del Trentino", 28 ottobre 2018
Quella che fu la «sua» città è rimasta l’ultimo baluardo del centrosinistra in Trentino. La minoranza chiede le dimissioni ad Andreatta.
«Una richiesta senza senso, non è mai successo che un sindaco si dimettesse perché un’altra istituzione ha un’altra maggioranza. Trento non è come lei dice l’ultimo baluardo del centrosinistra, ma del centrosinistra autonomista. Un incontro tra culture politiche diverse che fu e che è molto importante per entrambi».
Non è stato solo un accordo per gestire il potere? Rossi pare già flirtare con la Lega.
«Al netto delle contingenze, non credo sia stato solo quello. Si è trattato di un incontro non facile, che è costato molto a entrambi, ma che ha mostrato l’inclinazione naturale del centrosinistra per l’autonomismo dei territori. Il sovranismo della Lega non è compatibile con l’europeismo di chi guarda a Innsbruck. Io resto convinto del fatto che se fossimo rimasti uniti avremmo potuto vincere. Chi fa la somma del nostro risultato e di quello del Patt e dice che non sarebbe bastato, non considera quanti voti abbiamo perso grazie all’orribile spettacolo che abbiamo dato nei mesi precedenti il voto».
Quindi lei non credo che gli elettori abbiano bocciato anche il governo della Provincia?
«No. La quasi totalità degli indicatori del Trentino è positiva. È stato un voto dato per cambiare, frutto del vento nazionale e anche delle poco edificanti divisioni dell’ex maggioranza. Non dimentichiamo che Rossi vinse col 58%, Dellai cinque anni prima col 57%, Fugatti ha ottenuto il 46%. Non solo: la gran parte dei consiglieri eletti con la Lega sono per i più degli sconosciuti, segno che a vincere è stato soprattutto il brand della Lega. Non dobbiamo spaventarci e pensare che necessariamente è cominciata un’altra epoca. È la democrazia. È vero, siamo l’unico paese europeo ad avere ben due forze populiste al governo, per altro in disaccordo su quasi tutto, ma è perché siamo una democrazia che può succedere. Ora dobbiamo ricostruire idee e alleanze cercando di non mettere sempre in primo piano quello che ci divide».
Eppure, al suo esordio, Futura2018 ha chiarito che non sarà la stampella del Pd.
«La sinistra è attratta dai distinguo, da sempre. Al Pd non serve un supporto ortopedico, servono idee, credo che Futura possa stare tranquilla. Mi preoccupa di più altro: la Cooperazione fa bene ad essere apartitica, ma non può dichiararsi come ha fatto apolitica. Amazon può essere apolitica. La cooperazione poggia su basi valoriali ben precise».
Silvano Grisenti, forse con poche chance, sogna la candidatura a sindaco di Trento. Si fa anche il nome di Sara Ferrari.
«Abbiamo discusso solo di nomi per mesi. Prendiamoci una pausa».
Seguici su YouTube
Partito Democratico del Trentino