«È andata meglio di quanto sperassi. Mi ero prefissato l'obiettivo dei 400 voti, le 924 preferenze sono state una vera sorpresa e anche una grande soddisfazione». Gabriele Bertoldi è forse il solo, fra la settantina di candidati dell'Alto Garda, a essersi permesso un vero sorriso a 32 denti, lunedì sera, al termine dello spoglio dopo il voto delle provinciali. G. Marcolini, "Trentino", 26 ottobre 2018
Il capogruppo del Pd in consiglio comunale a Riva si è laureato campione di preferenze (795) in Busa, risultando il candidato più votato.
Risultato davvero clamoroso per un debuttante: quali sono stati i momenti più significativi della campagna elettorale?«Due su tutti. L'incontro con la Comunità islamica, davvero molto bello, e quello con l'associazione degli artigiani, impegnativo e anche formativo, una "battaglia" durata più di un'ora durante la quale sono stato messo alla prova sui principali temi del territorio».
Al suo successo elettorale fa da contraltare la sconfitta della coalizione di governo uscente e la schiacciante vittoria della Lega.«Dopo il 4 marzo abbiamo provato in tutti i modi a frenare l'avanzata leghista ma sapevamo che il risultato era già scritto. Speravamo di tenere il centrodestra sotto il 40%, invece la sconfitta è cocente e la si dovrà analizzare bene».
La vostra debacle è frutto di errori o semplicemente per il centrosinistra "ha da passà 'a nuttata"?«Entrambe le cose, sicuramente ha da passare la nottata, ma pesano pure le scelte non compiute che andavano prese in altri modi e tempi. Non si tratta solamente di strategie politiche ma anche di questioni concrete. La società è cambiata e temo che parte della politica su questo aspetto sia rimasta indietro».
I voti a Gabriele Bertoldi sono di rimando anche voti a Mosaner e alla giunta rivana?«Sono convinto che a Riva abbiamo lavorato e stiamo lavorando bene ma queste 924 preferenze sono il frutto di un lavoro di squadra e di un voto dato dalla gente a quei valori che abbiamo portato avanti durante la campagna elettorale. I rivani ci hanno detto di credere ancora in questi valori ma al contempo ci hanno anche detto "dovete darvi una svegliata". Non è una fiducia incondizionata».
Dalle elezioni provinciali a quelle comunali il passo è breve, anche se al voto mancano quasi venti mesi. Come ci si arriva all'appuntamento con le amministrative?«Ormai questo 2020 sta diventando un incubo, ogni giorno saltano fuori "relitti" del passato o personaggi con 200 voti che sembrano lanciati a fare i sindaci. Al 2020 dobbiamo arrivarci allargando la base elettorale, che non vuol dire aprire ad altre alleanze. Bisogna che la gente torni a parlarsi di politica e amministrazione, cosa che non fa più. In tanti sono impegnati nell'associazionismo ma in pochi si occupano di politica e spesso sono sempre quelli».
Torniamo a domenica scorsa: è cambiato qualcosa, nella geografia politica rivana, dopo il terremoto elettorale?«Poco o nulla, per fortuna. Soprattutto nella maggioranza dove il Pd è l'unico partito che ha sostanzialmente retto il colpo anche se ha perso dei consensi. Il Patt è sceso e i suoi candidati hanno raccolto i voti delle comunali. Il cuore della coalizione è forte e non vedo pericoli imminenti perché non credo vi sia qualcuno che pensi al commissariamento del Comune, sarebbe da irresponsabili. Ci aspetta un anno e mezzo non tra i più facili ma non temo scossoni».
L'Alto Garda senza consiglieri provinciali, invece, ha di che preoccuparsi?«Certo, ma noi il nostro lo abbiamo fatto, Fravezzi è il terzo più votato dell'Upt, io l'ottavo del Pd: in altri tempi la Busa avrebbe avuto almeno due consiglieri provinciali. Sono altri che hanno da recriminare. Chi doveva portare candidati a Trento era il centrodestra: se la Lega non ce l'ha fatta ci sarà un motivo».
Mauro Malfer e Silvia Betta hanno annunciato su queste colonne che alle comunali saranno della partita. Lei vuole aggiungersi all'elenco?«Se si va avanti di questo passo a parlare delle comunali va a finire che nel 2020 mi trasferisco in Groenlandia»
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