La fase dell'emergenza migratoria, quella straordinaria, per adesso volge al termine, anche in Trentino, a meno di clamorose svolte politiche che riaprano i grandi flussi dei recenti anni trascorsi. Resta il quadro generale della presenza dei cittadini e delle persone straniere in Italia e in provincia di Trento.
"Trentino", 26 ottobre 2018
Ieri mattina con questa sintesi, nella sede del Cinformi di via Lunelli, i ricercatori hanno presentato il corposo rapporto Dossier statistico immigrazione 2018, elaborato dal Centro studi e Ricerche Idos in partenariato con il Centro Studi Cinformi. Il presidente eletto Maurizio Fugatti non c'era. Era presente, solo per una parte della presentazione, il futuro assessore Mirko Bisesti. In sala si sono visti anche Paolo Ghezzi di Futura e l'assessora regionale uscente Violetta Plotegher.I dati parlano di stabilità, non di emergenza: nel 2017 - spiega il Rapporto - erano 46.929 i residenti stranieri in Trentino, con una lieve crescita sul 2016 pari all'1%. L'incidenza sulla popolazione è dell'8,7%, inferiore a quella in provincia di Bolzano (9,1%) e anche alla media del Nord Est (10,5%). La maggior parte degli stranieri è donna (53,4%), e il dato non cambia nemmeno contando i circa 500 maschi in più conteggiati nel 2017. La maggior parte degli stranieri presenti in Trentino è comunque tutt'oggi proveniente dal continente europeo (il 63,6%).
Le cittadinanze principali restano quelle del passato: rumena, albanese, marocchina, pakistana, ucraina. Si nota un dato rilevante per il futuro demografico: anche le donne straniere riducono il tasso di natalità e aumenta la loro età del primo parto, e la popolazione straniera invecchia. Ne consegue che in ogni caso in Italia come in Trentino il tasso di ricambio demografico senza nuovi arrivi, con le sole nascite in loco, non è garantito. I nuovi nati stranieri nel 2017 erano il 15,5% del totale. In dieci anni la quota di donne straniere fra i 15 e i 35 anni in Trentino è calata di dieci punti percentuali.
I principali motivi dei permessi di soggiorno sono nell'ordine per motivi familiari (48,1%), per motivi di lavoro (23,4%) e, ovviamente, visti i movimenti recenti, la protezione internazionale che aumenta in questa fase (21,3%). Rilevante emerge il contributo economico e lavorativo degli stranieri, ad esempio ben il 77% degli impiegati nei lavori di cura, come la cosiddette badanti, è straniero. Parlando del tema asilo politico, all'11 ottobre 2018 sono 1.449 i richiedenti o titolari di protezione internazionale accolti in Trentino, alloggiati in 72 comuni, presso sul territorio provinciale. Nel 2018 al 30 settembre sono state 136 le persone di nuovo ingresso nel programma di protezione, 336 quelle uscite. Pierluigi La Spada, coordinatore del Cinformi, ha evidenziato lo sforzo fatto per ridurre i numeri della pressione su Trento e Rovereto, centri di principale accoglienza. A Trento al 22 ottobre si contavano 653 presenze, contro le 680 di inizio anno. Ma è soprattutto Rovereto che ha ridotto il numero di ospiti: si passa infatti da 404 persone a inizio 2018 alle attuali 191.Tornando allo zoom mondiale, i ricercatori hanno ricordato che il fenomeno è globale e i problemi restano, anche se localmente rimossi. Una persona su trenta è nel mondo, un migrante.
Si parla di 288 milioni di persone, il 3,4% di tutti gli esseri umani del pianeta. L'81,6% dei migranti è rappresentato da abitanti del Sud del mondo e nella maggioranza dei casi (circa 230 milioni) si tratta di migranti economici e loro famigliari. In aumento anche il numero dei migranti forzati, saliti a 68,5 milioni nel 2017, 2,4 milioni in più rispetto all'anno precedente. Altro dato da non dimenticare: nel mondo l'accoglienza dei rifugiati grava in misura massiccia sui Paesi in via di sviluppo. I primi tre sono, nell'ordine, Turchia, Pakistan e Uganda. Secondo la Commissione parlamentare "Jo Cox" su intolleranza, xenofobia, razzismo, fenomeni di odio, l'Italia è il Paese al mondo con il più alto tasso di disinformazione in materia di immigrazione. L'Istituto Cattaneo rileva che gli italiani sono i cittadini europei con la percezione più lontana dalla realtà sul numero di stranieri che vivono nel Paese.
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Cinformi, La Spada: "Entro la fine del 2020 terminerà il progetto di accoglienza migranti in Trentino", "Il Dolomiti", 26 ottobre 2018
Sul futuro del dipartimento che si è occupato in questi anni di accoglienza, il dirigente Fedrigotti spiega, "Attendiamo le decisioni della nuova giunta. Esiste una differenza tra le dichiarazioni fatte in campagna elettorale e quelle che si possono fare dal punto di vista programmatico".
TRENTO. Stando alle proiezioni fatte a livello locale, tenendo conto delle normative approvate gli scorsi anni e il calo dei flussi di entrata e l'aumento di quelli in uscita, il progetto di accoglienza straordinaria in Trentino terminerà entro la fine del 2020.
Questo cosa comporterà? Che le grandi strutture di grande accoglienza verranno chiuse con un'uscita di circa 600 persone all'anno fino ad esaurimento. Proseguirà l'accoglienza ordinaria di poche persone.
A fare i conti è stato quest'oggi Pierluigi La Spada, direttore di Cinformi, a termine della presentazione del dossier statistico immigrazione realizzazione dal Centro Studi e Ricerca Idos.
In questo momento, in Trentino sono accolte 1441 persone, comprese quelle del progetto Sprar (149) che fa riferimento all'accoglienza ordinaria dei richiedenti asilo finanziata per il 95% dello Stato e con la partecipazione del 5% degli enti locali.
“Le nostre proiezioni sull'accoglienza – ha spiegato La Spada - dato il flusso di persone che ci sono, tenendo conto quindi degli arrivi che nel corso di questo anno sono stati 136 a fronte di 336 uscite, la previsione è l'esaurimento dell'accoglienza per il fine del 2021. E' però ragionevole pensare che con il Decreto Minniti e un acceleramento dei tempi, il tutto si esaurisca entro la fine del 2020”.
I migranti sono attualmente distribuiti su Trento (663 persone) e Rovereto (191 persone). Sono però 72 i Comuni che sul territorio hanno offerto accoglienza. Dagli iniziali quattro container che nel 2014 erano stati posizionati a Marco di Rovereto, ad oggi sono 230 le strutture utilizzate, e di queste 208 sono appartamenti distribuiti in tutto il Trentino.
“Abbiamo due grandi strutture ancora attive – ha spiegato il direttore di Cinformi, che sono quella di Marco dove ci sono ancora una centinaio di persone e la Fersina con 175 persone. Un po' alla volta stiamo riducendo queste grandi strutture e le persone vengono trasferite negli appartamenti."
Un capitolo importante è rappresentato dai costi che vengono gestiti da Cinformi in base alle risorse che vengono assegnate quotidianamente sulle presenze effettive.
Lo Stato ha stabilito 33 euro al giorno a persona (più iva). Con questi soldi deve essere gestito l'intero progetto che vede circa 180 fornitori che forniscono operatori, affiancamento socio-assistenziale e altro.
“Abbiamo la disponibilità media di 32,34 euro al giorno a persona – ha chiarito La Spada - e noi stiamo spendendo 31,40 euro. Questi soldi per il 45% sono utilizzati per l'acquisto di beni, vitto, alloggio, pocket money, locazioni, utenze e manutenzioni mentre il 55% sono le ore servizio degli operatori”.
Una serie di servizi, ricorda il direttore di Cinformi che “ se non fossero forniti dal progetto, ricadrebbero, sui sistemi locali visto che queste persone, dal punto di vista normativo, possono accedere ai servizi sociali socio assistenziali e sanitari alla strega di tutti gli italiani”.
In merito alla dichiarazioni del centrodestra fatte in campagna elettorale di un chiusura di Cinformi, La Spada afferma: “Siamo dipendenti pubblici, osserveremo le leggi e quello che la nuova Giunta provinciale deciderà di fare. L'accoglienza è comunque da gestire e se non lo farà la Provincia sarà lo Stato”.
Anche per il dirigente provinciale Silvio Fedrigotti, “Occorre attendere le decisioni del nuovo governo provinciale. “Abbiamo letto alcuni dichiarazioni – spiega - ma da quelle fatte in campagna elettorale all'effettività programmatica e politica vedremo cosa accadrà”.