«Il Trentino non ha nulla a che spartire con l’opa ostile della Lega». L’affondo arriva dall’ex premier Paolo Gentiloni, che questo pomeriggio sarà a Trento per sostenere Giorgio Tonini. «Il cosiddetto sovranismo e l’autonomia — dice Gentiloni — si contraddicono profondamente».
T. Scarpetta, "Corriere del Trentino", 18 ottobre 2018
«Cosa abbia a che spartire il Trentino con l’opa ostile della Lega lo diranno presto gli elettori». Paolo Gentiloni non usa mezzi termini. A pochi giorni dalle elezioni provinciali, l’ex presidente del consiglio — che oggi pomeriggio alle 17 sarà alla sala della Cooperazione di via Segantini per sostenere Giorgio Tonini 2018 e alle ore 20 alla Sala Polifunzionale Oltrisarco di Bolzano — non lesina affondi nei confronti della Lega: «Sovranismo e autonomismo — dice — si contraddicono profondamente». E spinge il candidato dell’Alleanza democratica e popolare: «Una figura forte e credibile».
Matteo Salvini è stato in questi giorni a Trento e Bolzano. Il consenso che riscuote è oggettivamente alto. Lei come se lo spiega?
«Le ricordo che la cosiddetta luna di miele è un fenomeno politico che ha una sua fisiologia. Osservo tuttavia che il clima sta già cambiando dopo pochi mesi al governo, come certificano anche i sondaggi più recenti che registrano un arretramento sensibile sia della Lega sia dei Cinque Stelle. All’inizio il consenso è sempre alle stelle, poi le cose cambiano. In questo caso mi sembra molto rapidamente».
La Lega appare a un passo dal vincere le elezioni anche in Trentino, una terra di autonomia speciale e storicamente europeista, visto anche il contesto euroregionale di cui è parte. Il sovranismo e l’autonomismo possono tra loro conciliarsi?
«Io ritengo che il cosiddetto sovranismo e l’autonomismo non solo non si conciliano, ma si contraddicono profondamente. Una visione angusta e rissosa, antieuropea, non ha niente a che spartire con l’idea di valorizzare in positivo le identità e di lavorare in squadra, come avete saputo fare in tutti questi anni. Quanto alla vittoria in Trentino, vedremo quello che diranno le urne. Per quello che ci riguarda, l’Alleanza democratica e popolare è in campo con una candidatura forte, credibile e apprezzata come quella di Giorgio Tonini».
Salvini ha promesso al Trentino la buona amministrazione lombardo-veneta. Il Trentino ha finora costituito un’anomalia anche politica, con suoi partiti territoriali di riferimento e sensibilità diverse, si pensi alla stagione del berlusconismo. Esiste un rischio di omologazione del Trentino?
«Il rischio per il Trentino è quello di credere a promesse che già nei primi mesi di questo governo si sono rivelate vuote e non onorate, sia in termini economici sia sulle infrastrutture. Cosa abbia a che spartire il Trentino, con la sua storia, la sua cultura, il suo orgoglio, con l’opa ostile della Lega lo diranno presto gli elettori».
Perché il Pd stenta a costruire una dimensione popolare come quella della Lega?
«In Trentino il nostro partito ha sempre custodito in tutti questi anni un approccio popolare, di buon senso, di responsabilità. Credo sia difficile dire lo stesso per forze come la Lega che mi pare prediligano un approccio populistico a quello popolare. Sono concetti, approcci e accenti molto diversi. E non mi rassegno a confonderli».
Giorgio Tonini ha accettato la difficile candidatura da «riservista» come lui stesso ebbe a dire. Lei che lo conosce, che giudizio ne dà?
«Giorgio Tonini è una persona che ha l’esperienza, il tratto umano e personale, le competenze e il buonsenso che serve a chi dovrà guidare la provincia di Trento. Lo conosco da molti anni e conosco l’amore e la dedizione che Giorgio ha sempre riservato alla sua terra. Credo che questo tratto faccia premio sul resto, sulla ideologia della Lega, sulle contraddizioni dei Cinque Stelle, su chiacchiere pericolose e vaghe che gente seria e concreta come i trentini saprà valutare al voto di domenica».