«Sento solo parlare di soldi». Alessandro Olivi è tranciante. Di fronte alle dichiarazioni del ministro Riccardo Fraccaro sul reddito di cittadinanza (Corriere del Trentino di ieri), l’assessore provinciale allo sviluppo economico non nasconde le sue perplessità. E anche qualche preoccupazione.
F. Barana, "Corriere del Trentino", 7 ottobre 2018
«L’introduzione del reddito di cittadinanza — aveva spiegato il ministro 5 Stelle — porterebbe vantaggi concreti e immediati per la nostra Provincia. In termini economici si avrà un risparmio di oltre 30 milioni di euro all’anno. Dimostriamo con i risultati concreti che possiamo guidare il cambiamento anche in Trentino Alto Adige».
«Fraccaro — sottolinea il vicepresidente della Provincia — si limita ad affrontare la questione del reddito di cittadinanza dal punto di vista delle risorse». Una visione miope, è l’affondo di Olivi. «Qualsiasi azione in questo campo — avverte l’esponente del Partito democratico — poggia prima sui servizi e poi sulle risorse». Il concetto è chiaro: «Dare solo un assegno è inefficace se non si completa il quadro con servizi per il lavoro, mobilità sociale e servizi sociali». Fattori, precisa ancora il vicepresidente della Provincia, «che in Trentino esistono già». «Noi — insiste l’assessore — la rete di servizi l’abbiamo già creata, qui il sistema funziona già. Mentre nel resto d’Italia il governo deve ancora iniziare. E se non affiancherà alle risorse anche una rete sociale l’operazione si rivelerà un fallimento». Con un «elemento di debolezza», che Olivi non tace: «Ho il timore che lo strumento nazionale non miri a una mobilità sociale. Noi non vogliamo che le persone si cristallizzino in una situazione di povertà assistita. Per questo puntiamo sul fatto che i cittadini stiano il meno possibile nelle condizioni di ricevere l’assegno unico. Non so se questo obiettivo sia presente anche a livello nazionale».
Ma l’assessore punta il dito anche sulle cifre. E su quella garanzia di «risparmio» per il Trentino assicurata dal ministro Fraccaro: «Oggi — spiega l’assessore allo sviluppo economico — per l’assegno unico la Provincia spende 80 milioni complessivi. In questa cifra rientrano anche quelle parti dell’assegno dedicate al sussidio peri i nuclei familiari, ai servizi della prima infanzia e alle politica di attivazione al lavoro e di mobilità sociale. Ma la parte specificatamente riguardante il sostegno al reddito ci costa 25 milioni. Con il reddito di cittadinanza quei 25 milioni li investiremo proprio negli altri servizi dell’assegno unico, così da potenziare ancor di più il sostegno ai nuclei familiari, ai servizi della prima infanzia e soprattutto alle politica di attivazione del lavoro. A quel punto il Trentino avrà un sistema più forte rispetto a quello nazionale».
Olivi rimarca quest’ultimo punto perché secondo lui «il reddito di cittadinanza del governo non sta in piedi». E mette in chiaro: «Il sistema trentino è avanti anni luce e infatti avevamo suggerito al vicepremier Di Maio di venire qui a studiare il nostro modello, ma lui si è negato. Noi le persone inattive le prendiamo in carico e offriamo loro degli adeguati meccanismi di ricollocamento. Tutto questo manca nella riforma dei 5 Stelle, motivo in più per potenziare gli investimenti provinciali per quella parte dell’assegno unico dedicata alla formazione e al reinserimento lavorativo».