TRENTO Giorgio Tonini, si sente sorpreso davanti a questa nomina? «Non del tutto, perché era una delle possibilità. Piuttosto direi che sono grato all’alleanza per la fiducia accordatami». Ormai mancano meno di cinquanta giorni al voto. Siete ancora in tempo per recuperare sulla Lega?"Corriere del Trentino", 7 settembre 2018
«Credo proprio di sì. Dovremo lavorare molto, con umiltà, ma siamo un fronte ampio e composito, dove i partiti come il Pd convivono con movimenti nuovi, come Futura di Ghezzi e i civici di Daldoss. Certo è che a questo mosaico manca un tassello prezioso».
Si riferisce al Patt?
«Sì, sarebbe importante riattivare il rapporto. Sicuramente io mi impegnerò fin da subito in questa direzione per non lasciare nulla di intentato».
Poco fa parlava di un’alleanza composita, ha già pensato come valorizzare, magari in un’ipotetica giunta provinciale, quelli che fino a poche ore fa sembravano due candidati indipendenti, ovvero Paolo Ghezzi e Carlo Daldoss?
«No, non ancora. Però mi preme sottolineare che tutti e tre siamo protagonisti di una battaglia comune».
Quali scenari si aprirebbero, secondo lei, se a vincere fosse la Lega?
«Credo che la nostra autonomia verrebbe fortemente «condizionata». Mi spiego meglio: ho stima personale del mio avversario Maurizio Fugatti, ma credo che lui potrà poco di fronte alla catena di comando che da qui arriva fino al Viminale. La Lega infatti, pur essendo nata come partito federalista, è sempre più un partito nazionalista, accentrato e concentrato intorno alla figura di Matteo Salvini. E a corroborare la mia tesi vi è il fatto che Fugatti corra per la presidenza di una Provincia autonoma pur senza essersi dimesso dalla sua carica romana. Lo trovo quantomeno strano. Per non parlare delle differenze programmatiche».
Esatto, veniamo ai programmi, quali sono le prime due priorità a cui ha pensato subito dopo essere stato scelto come candidato?
«Gli anziani e il lavoro. Nei prossimi giorni assieme alle diverse voci dell’alleanza sviscereremo nel dettaglio i punti del programma. Ciò che però abbiamo condiviso fin da subito è stata la prospettiva, che dev’essere quella del cittadino comune, preoccupato innanzitutto dalla demografia del territorio, ovvero dal crollo delle nascite e dal progressivo invecchiamento della popolazione. Il Trentino finora è stato ben governato, ma credo che, per esempio sul welfare, si possa sempre fare meglio, per rispondere alle esigenze delle famiglie che si trovano ad accudire i propri anziani».
Quando si riferisce all’occupazione invece, che cosa intende?
«Il lavoro precario, operaio e sottopagato. Penso che la politica debba sedersi al tavolo assieme agli imprenditori e ai sindacati per ridefinire la questione salariale. E che i tanti giovani formati nelle nostre scuole e nella nostra università — che sono tra le migliori in Italia — meritino di crescere professionalmente qui e non debbano essere costretti ad andare via per avere successo».
Quanto questa campagna elettorale rischia di essere segnata dai risultati delle parlamentari del quattro marzo?
«Sicuramente le politiche ci hanno dato un segnale di allarme circa l’insoddisfazione dei cittadini. Ma io penso che possiamo ancora fare bene, anche a costo di ricostruire uno ad uno il rapporto con gli elettori».
Se dovesse fare il check up del Pd trentino, quale sarebbe il verdetto?
«Il Pd è il baricentro dell’alleanza, perciò risponderei che è finita l’era dei contrasti e che da oggi in poi giochiamo per vincere.
Seguici su YouTube
Partito Democratico del Trentino