Alleanza democratica, idee in campo

Tonini: «Giovani, creare un’anagrafe per fare proposte di rientro a chi si è trasferito all’estero». Ghezzi:  «Ambiente: maggiore cura per promuovere il turismo, più ciclabili e meno impianti».
M. Giovannini, "Corriere del Trentino", 5 settembre 2018

 

Ho sempre detto di non avere ambizioni di candidatura: se serve ci sono, altrimenti darò una mano in altro modo». Giorgio Tonini è sereno. A poche ore dalla scelta dell’Alleanza sul candidato presidente, l’esponente dem non si scompone: «Non è una decisione drammatica». Ma in attesa di conoscere il «responso», l’ex parlamentare disegna l’agenda per il Trentino del domani. Fissando un obiettivo temporale: il 2030.

Un programma di governo a largo respiro.

«Innanzitutto va detto che il programma dell’Alleanza sarà un fatto collettivo, a prescindere dalla scelta del candidato. Nel frattempo, dopo mesi aridi, ho pensato di mettere insieme un po’ di idee».

Qual è il punto di partenza?

«Per parlare con i cittadini è necessario concentrarsi sui temi della vita quotidiana. Dobbiamo partire dalle questioni che la gente affronta tutti i giorni».

Quali sono?

«Innanzitutto le questioni demografiche, che riguardano da un lato il crollo della natalità e dall’altro l’invecchiamento della popolazione. Nel primo caso la Provincia non è rimasta ferma, ma si dovrà fare di più e meglio. Mentre per quanto riguarda l’invecchiamento il problema non è di poco conto: la sfida sarà quella di sostenere la più grande generazione di sempre in termini numerici — gli ottantenni di domani — da parte di una generazione molto più ridotta. Un ragionamento nel quale necessariamente si inserisce il tema dell’immigrazione».

In che modo?

«L’immigrazione zero è difficilmente ipotizzabile: ne avremo bisogno. Piuttosto, si tratterà di capire come governare il fenomeno, regolando i flussi e organizzando accoglienza e integrazione. Si dovrà, in questo senso, anche coinvolgere l’Europa. C’è poi un’altra priorità».

Prego.

«Dobbiamo fare i conti con le condizioni delle periferie urbane. E, in questo senso, dobbiamo lanciare un programma di riconversione, che parta dal patrimonio edilizio».

A livello economico quali sono le priorità?

«Va messa in campo una politica di rilancio, guardando all’Alto Adige e al mondo tedesco, che punti ad alzare la produttività, la qualità e i livelli salariali».

Ci sono poi i giovani.

«Certo. Penso ai giovani ad alta scolarizzazione, che lasciano il Trentino. Sarebbe importante avere una sorta di anagrafe delle risorse giovanili, per poter fare a questi ragazzi delle proposte concrete di rientro. Ovviamente, per realizzare tutti questi obiettivi serve una Provincia rinnovata, con meno burocrazia. Tenendo conto anche di altri due fattori».

Quali?

«Il primo è questo: il sentimento di ritorno al territorio è giusto, ma si deve evitare la tentazione di chiudersi in se stessi. Dall’altra è necessario contrastare la deriva sovranista: tornare al sovranismo vuol dire rendere possibile la guerra. I vari Salvini e Orban stanno giocando con il fuoco».

L’Alleanza è composta attualmente da quattro forze: basterà questo per vincere? Sperate ancora nel Patt e nei Civici?

«L’Alleanza è forte. Patt e Civici hanno posto pregiudiziali rigide, che di fatto hanno impedito il confronto».

 

Ghezzi:  «Ambiente: maggiore curaper promuovere il turismo,più ciclabili e meno impianti»

 

Paolo Ghezzi è ottimista: «L’entusiasmo che si è creato attorno a Futura2018 potrebbe anche suscitare sorprese». Nel giorno della decisione sul candidato presidente da parte della nuova Alleanza, il giornalista definisce «giocabile» la sfida di ottobre al centrodestra. Ricordando, uno ad uno, i cinque punti chiave del suo programma.

Li ha definiti cinque pilastri.

«Sia chiaro, per ora si tratta di idee che ho elaborato e che non sono ancora diventate “nostre”. Ma credo possano essere abbastanza condivisibili da una coalizione come quella che si è creata».

Partiamo dal primo pilastro.

«L’ambiente. Lo metto al primo posto non solo per la presenza dei Verdi tra le anime del movimento che mi sostiene, ma anche perché una sensibilità ambientale — non elevata nella giunta uscente — servirebbe a incrociare questioni diverse, dalla mobilità sostenibile alla qualità del turismo. In quest’ultimo caso, penso agli impianti di risalita: siamo arrivati quasi a un punto di saturazione. C’è poi un’altra partita legata all’ambiente e al turismo: vorrei potenziare i percorsi ciclabili e pedonali. L’obiettivo? Mi piacerebbe che chi arriva in Trentino in treno portandosi la bici potesse scendere dal treno, salire in bici e non doversi mai fermare a causa di tracciati interrotti».

Passiamo al secondo pilastro.

«L’autonomia. Sulla sua importanza siamo tutti d’accordo. Ma il vero tema è questo: se ci governerà un sottosegretario, emissario di un governo nazionalista e populista, in mezzo a due regioni (Veneto e Lombardia) leghiste, il Trentino potrà davvero sentirsi tranquillo? Io non ne sono così convinto: non a caso, avevo posto la domanda anche a Matteo Salvini, senza però ricevere risposta. Sul piano propositivo, il Trentino deve rafforzare i rapporti con Bolzano e Innsbruck per diventare una regione d’Europa. Dobbiamo dire con chiarezza se siamo a favore o contro l’Europa. Personalmente, io sono a favore».

Passiamo al terzo pilastro.

«Unirei il terzo e il quarto pilastro, ossia innovazione e lavoro. Innanzitutto, va ripresa in mano la scuola, che è stata dimenticata. E poi va programmato un piano straordinario per l’occupazione giovanile. Ma attenzione: non un piano che punti a dare un lavoro ai giovani purché sia. Il mio obiettivo è quello di creare un piano per un lavoro intelligente dei giovani».

Ultima parola chiave.

«La solidarietà, non intesa solamente come sostegno ai più deboli: penso piuttosto a uno stare insieme condiviso. In campagna elettorale non mi sentirete mai pronunciare la parola “sicurezza”: è un termine che lascio volentieri a chi ne ha fatto il proprio cavallo di battaglia. Prima della sicurezza c’è la qualità dello stare insieme».

Un rovesciamento di prospettiva, in sostanza.

«Sì. Non dobbiamo partire da un concetto di sicurezza che insista sulla paura e sull’aspetto difensivo. Dobbiamo piuttosto interrogarci per fare in modo che i parchi, i luoghi della città, siano frequentabili da tutti».

L’Alleanza si presenta come un soggetto aperto. Ma c’è ancora margine per l’ingresso di altre forze?

«I tempi sono stretti, è chiaro. Noi intanto siamo partiti. E non escludo sorprese dall’entusiasmo suscitato da Futura2018».