Un triumvirato di centrosinistra per il governo della Provincia. Una gestione collegiale ispirata a quella del governo nazionale, con i vice Salvini e di Maio che di certo non si possono definire succubi del premier Conte. É la proposta per tenere tutti assieme, una sorta di primus inter pares, sui cui sta riflettendo il Pd che, in questa triade, vedrebbe assai bene il proprio ex senatore Giorgio Tonini, assieme a Paolo Ghezzi e al civico Carlo Daldoss.
G. Tessari, "Trentino", 20 agosto 2018
Un approccio per usciere dall'impasse sul nome del candidato presidente (e che ridarebbe anche una posizione non marginale al primo partito della coalizione) che, in questo colloquio, spiega Michele Nicoletti.
A qualche settimana dalla presentazione dei simboli l'unico dato certo è la defenestrazione da parte del centrosinistra del presidente della Provincia Ugo Rossi...«Non è stata una defenestrazione ma una scelta di metodo. Il voto del 4 marzo era difficile da non interpretare come un giudizio critico nei confronti del governo locale».
Rossi disse, a caldo, non è stato un voto contro di me...«Certo. Non fu contro lui, l'errore è stata la personalizzazione, ma è stato un voto per il cambiamento. Il centrosinistra, da subito, ha detto di voler allargare la coalizione e poi di voler fare una serie riflessione per capire quale fosse la persona migliore per interpretare questa nuova stagione».
Una fase che ha finito per logorare tanti...«Purtroppo questo ragionamento non è stato condiviso dal Patt, anche se dal loro punto di vista li posso anche capire. Hanno fatto quadrato attorno a Rossi, ma poi l'hanno messa in modo radicale. Dicendo, nei fatti, "avanti con lo stesso presidente o ce ne andiamo". Un metodo che non va bene perché ogni squadra ha diritto a dire quale sia l'assetto migliore per gestire una situazione che, non c'è dubbio, si è protratta troppo a lungo. Il chiarimento è arrivato tardi e con un metodo che io non ho condiviso».
Lei Nicoletti cosa avrebbe preferito?«Che si sottoscrivesse un patto di coalizione con Pd, Upt e Patt, con i partito disposti a stare insieme chiunque sia il candidato presidente che sceglieremo. Con questo passaggio non escludo che si sarebbe potuto confermare Ugo Rossi. Però non sotto ricatto: ma il segretario del Patt Franco Panizza ha insistito per un pronunciamento. E questo lo hanno fatto prima l'assemblea del Pd e poi l'Upt. Mi spiace molto che sia stato percepito dal Patt come una rottura della coalizione».
E adesso?«Adesso nessuno può permettersi di dire "se non sono io che comando allora non ci sto...". Sia Paolo Ghezzi, che Carlo Daldoss che uno dei nostri, del Pd, come Giorgio Tonini. Si deve fare fronte comune con tutte le forze che vogliono essere alternative alla Lega. Tanto più dopo questo fatto nuovo dei Civici che hanno trovato in Daldoss il loro portavoce. Dopo mesi lui pare non voler chiudere la porta in faccia alla sinistra: prima di lui i Civici ci chiedevano anche di cambiare nome».
Come intendete proseguire?«Beh ho letto quello che ha detto sul vostro giornale Ghezzi: intende sedersi al tavolo senza porre la pregiudiziale sul suo nome. Poi c'è il Pd che non ha posto la questione di avere un suo candidato presidente e l' Upt che questa richiesta non l'ha mai fatta. Ora Daldoss faccia lo stesso e si sieda al tavolo di un'alleanza rinnovata».
Se si dovesse togliere dal tavolo la pregiudiziale?«Allora si potrà trovare un programma comune ed una leadership collegiale che ci faccia vincere ad ottobre».
Ecco, la leadership collegiale è una novità.«Non ci deve essere l'ossessione del candidato presidente. So bene che qui l'elezione è diretta ma ora a livello nazionale, pensate a Salvini e a Di Maio, contano più i vicepresidenti che lo stesso presidente Conte. Ecco perché si può lavorare anche qui attorno ad una leadership collegiale: è quella che potrebbe meglio interpretare una nuova stagione. Il Pd ha degli ottimi nomi, eh....».
Lei ha citato Tonini.«Certo. Se riusciamo a fare questo primo passo, ovvero nessuno si siede al tavolo con la pregiudiziale, a questo punto tutti assieme dobbiamo individuare la persona capace di prendere più voti. E che gode al tavolo di maggiore consenso. Può essere, perché no?, un nome del Pd quello in grado di ottenere più consenso di Ghezzi e Daldoss. Lo spirito deve essere quello del Di Maio- Salvini: collegialità».
Intanto domani il Pd romano manderà un emissario alla vostra assemblea.«E' un bene. Credo a che Roma abbiano avuto un'informazione mono direzionale. Vengano pure a sentire. Che poi si possa ignorare una decisione presa a maggioranza è cosa diversa».