Il decreto Dignità, in vigore ufficialmente dallo scorso 12 agosto, crea un problema notevole in Trentino. Fra i lavoratori del Progettone — che aiuta chi ha perso l’impiego ad arrivare alla pensione e che, soprattutto negli ultimi anni, ha fatto ampio uso di contratti a tempo determinato — 350 addetti su circa 1700 rischiano seriamente di dover essere mandati a casa.
E. Orfano, "Corriere del Trentino", 21 agosto 2018
Lo ha spiegato ieri il vicepresidente provinciale Alessandro Olivi, presentando una serie di miglioramenti per Progettone e Intervento 19. Al Governo «è sfuggita» la particolarità dell’esperienza trentina, «dobbiamo trovare una strada».
Il Progettone e Intervento 19 (disoccupati deboli, con forme di disagio importanti), insieme, pesano nel bilancio provinciale per 65-70 milioni di euro. In particolare il Progettone, a causa dell’aumento di disoccupati per la crisi economica, è stato sottoposto negli anni scorsi a una riforma: più turn over, più tempi determinati, più flessibilità, per aiutare più persone.
Ora il decreto Dignità, convertito in legge, prescrive che i tempi determinati possano durare solo 12 mesi, più al massimo altri 12, ma solo con motivi specifici (le causalità). «Se la misura è pensata per contrastare la precarietà, io sono d’accordo — dice Olivi —. Evidentemente però il legislatore non aveva in mente il Progettone, che serve per aiutare le persone senza lavoro». «Il decreto Dignità impone una reazione da parte nostra, altrimenti così facendo si irrigidisce il sistema — prosegue l’assessore —. Capisco che il nostro sistema, unico in Italia, poteva non rientrare nella conoscenza del legislatore, ma a questo punto dobbiamo stare attenti all’omologazione e al depotenziamento dei nostri strumenti».
Fra i diversi tipi di utenti del Progettone, in 350 su 1700 (compresi i stagionali), rischiano di essere lasciati a casa. Un’altra «botta» per un gruppo di lavoratori che ultimamente ha già dovuto tirare la cinghia. Nel 2016 era stato firmato un accordo per cui chi aveva maturato 48 mesi di lavoro e aveva diritto a uno scatto di anzianità, si era visto bloccare l’aumento. Ieri, per queste persone, che nel frattempo hanno raggiunto i 72 mesi, è stato firmato un accordo fra Provincia e sindacati: indennità di 702 euro all’anno per due anni (integrazione di premio di risultato, da 1780 a 2482 euro). «Rispetto a due anni fa la situazione economica della nostra provincia è mutata in meglio, con tassi di disoccupazione in diminuzione, una crescita dell’occupazione e un minor ricorso agli ammortizzatori sociali» dicono Maurizio Zabbeni (Flai Cgil), Fulvio Bastiani (Fai Cisl) e Fulvio Giaimo (Uila Uil, motivando il recupero.
Novità anche per i disoccupati «deboli» di Intervento 19, in totale 2145 nel 2017: il loro trattamento economico, che era fermo da qualche anno, ora torna a crescere, con un incremento mensile di 116 euro netti, attraverso la concessione di buoni pasto di 5,29 euro ciascuno, usufruibili direttamente dai lavoratori nei pubblici esercizi convenzionati. Le risorse stimate sono pari a circa 700mila euro nel 2018 e 2 milioni di euro nel 2019. Inoltre anche a questi lavoratori è stata estesa la copertura della sanità integrativa provinciale Sanifonds.