Borgonovo: «Civici eterogenei, confronto sul programma»

Se lo stop a Ugo Rossi e un’eventuale convergenza su Paolo Ghezzi e i civici di Carlo Daldoss premieranno in termini di consenso elettorale, lo si scoprirà solo il 21 ottobre. Quel che è certo, per ora, è che l’esito dell’ultima assemblea del Pd ha visto prevalere nettamente la linea tracciata sin da dopo la disfatta delle politiche del 4 marzo da Donata Borgonovo Re.
V. Leone, "Corriere del Trentino", 22 agosto 2018

 

Sulla candidatura dell’ex direttore de L’Adige la consigliera provinciale non ha mai nascosto una certa propensione, mentre ha sempre definito «un bellissimo nome» quello di Giorgio Tonini — ex senatore del Pd dal 2001 al 2018 — che ora torna concretamente in gioco per un’eventuale triade con l’assessore uscente e Ghezzi.

Oggi alle 20 ci sarà una nuova assemblea: all’ordine del giorno, oltre alla posizione del segretario dimissionario Giuliano Muzio, anche le prossime mosse pre-elettorali. Stasera, con ogni probabilità, verrà fissata la convocazione di un tavolo con Ghezzi e Daldoss per capire se vi possano essere o meno delle convergenze.

Borgonovo Re, il documento firmato da 34 membri dell’assemblea sposa ciò che lei e altri avete sempre sostenuto fosse necessario. Eppure dal Pd nazionale vi siete presi una strigliata. Teme che in assemblea possa giungere qualche ordine di scuderia dall’alto?

«Intanto ci tengo a dire che quel documento fuga qualsiasi dubbio sui numeri: si tratta della maggioranza assoluta, e non vi sono stati sotterfugi o furbizie per approfittare delle ferie di qualcuno. Sono decisioni prese democraticamente. All’assemblea parteciperà Maurizio Chiocchetti, del Pd nazionale: l’ho già sentito telefonicamente e credo sia importante che ci sia perché penso che a Roma siano giunte informazioni molto parziali, che non abbiano reso possibile la comprensione della vicenda. Per me non ci sono né emissari né commissari: abbiamo scelto in modo democratico e lo faremo presente».

Il segretario Muzio si è giocato tutto, e ha perso. In assemblea dovrete discutere anche di questo.

«Vedrò Giuliano tra poco perché ho bisogno di chiarimenti: ci sono dei passaggi che secondo me si sarebbero potuti evitare. Collegare la fiducia a un documento politico, mischiando elementi sui quali si sa perfettamente che vi sono anime diverse, non è stato prudente».

Cosa intende?

«La scelta del candidato poteva essere gestita in modo meno drammatico, con freddezza e realismo, ma senza legarla alla fiducia sulla segreteria. L’assemblea di oggi è necessaria perché di fatto, se la linea delle dimissioni sarà confermata, ci ritroveremo senza una segreteria e occorrerà capire come procedere».

Sulla questione del candidato però questo è il giro di boa, in tanti apprezzano la linea della discontinuità ma il tempo stringe. Cosa succederà ora?

«In questo momento ha senso fare tutte le ipotesi possibili, lo stesso Muzio ha sempre detto che non si faranno scelte al ribasso. Io non ho mai nascosto una certa propensione per l’ipotesi Ghezzi, che vedo più fresca e lineare. Su un’eventuale alleanza con Daldoss dico che bisognerà ragionarne tutti insieme: intanto noi come Pd abbiamo assunto una posizione politica, ora dobbiamo confrontarci con chi è in campo».

I civici, però, comprendono realtà piuttosto eterogenee, con persone che hanno trascorsi anche nel centrodestra. Vede davvero possibile una sintesi?

«Ho sempre pensato che siano estremamente variegati, ma dico anche che abbiamo bisogno di definire condizioni e proposte. Trovo molto sensate le tre parole lanciate da Ghezzi: autonomia, innovazione, solidarietà. Su questo, secondo me, si potrebbe provare a capire se c’è davvero una convergenza. Se si arrivasse, con Daldoss portavoce, a una razionalizzazione dei temi potremmo definirne alcuni e su questi verificare se ci sono punti in comune».

Nicoletti lancia l’idea di una triade Daldoss-Ghezzi-Tonini. Su quest’ultimo nome, tirato in ballo più volte, come sono gli animi?

«Dal canto mio l’ho sempre considerata un’ottima opportunità, siamo in fase di ascolto, stiamo verificando la disponibilità. Il Pd non è immobile, chi ha firmato quel documento ha portato avanti una scelta politica, senza guardare a partite personali o altro: di questo ci va dato atto».