La parola ricucire doveva essere il leitmotiv dell’assemblea del Pd, eppure nella prima ora i delegati non hanno brillato per unità, dividendosi perfino sulla precedenza o meno alla lettura di una lettera inviata da tre circoli. La sede di via Torre Verde è gremita, c’è chi ha preso appositamente un aereo dalla propria meta vacanziera mettendo per 24 ore in standby le ferie.
V. Leone, "Corriere del Trentino", 22 agosto 2018
L’assemblea, alla quale il partito nazionale ha inviato i dirigenti Gianni Dalmoro e Maurizio Chiocchetti, sembra chiedere unità, almeno temporaneamente, vista la situazione definita da molti «drammatica».
«Non c’è più tempo», fa eco qualcun altro. La giornata è cominciata con la speranza che lo strappo potesse in qualche modo ricucirsi: anche tra le fila di chi non ha condiviso la linea del segretario Giuliano Muzio, si auspicava che ci fosse una convergenza sull’ipotesi di un’apertura di trattative con Daldoss e Ghezzi. Con il placet, in qualche modo, dello stesso. Questo, almeno, è l’orizzonte che veniva prospettato da alcuni dei 34 firmatari del fatidico documento pro-civici. Panorama più fosco, invece, per i sostenitori del presidente uscente Ugo Rossi, che ieri qualche ora prima dell’assemblea agitavano lo spettro di un partito che, di fatto, si appresta ad andare alle elezioni senza segreteria. «Muzio non accetterà mai di guidare un Pd che non fa altro che dare legna a Ghezzi e che non sa esprimere un suo nome», mormorava qualcuno a poche ore dall’assemblea. «Daldoss ha detto a chiare lettere che non può e non vuole correre con partiti nazionali, quindi la sua porta è chiusa. Cosa si fa a questo punto? Tutti su Ghezzi?», è la domanda retorica di un altro esponente dell’ala «governativa».
In assemblea, dunque, lo scenario che si è posto con maggiore insistenza è stato quello della proposta di un terzo nome da mettere in campo, targato Pd e non indigesto al Patt, che possa riaprire le trattative. Anche tra chi auspicherebbe su una convergenza su Ghezzi, è stato richiesto il recupero di un minio di protagonismo da parte del partito. Intanto, nella speranza di individuare una persona che possa non solo ricompattare il Pd, ma lanciare anche un segnale di dialogo al Patt, pare che più di un esponente dell’ala «governativa» sia tornato in questi giorni a bussare alla porta del segretario della Cgil, Franco Ianeselli. Il sindacalista era già stato inserito, nei mesi scorsi, in una potenziale rosa di nomi di area Pd alternativi a Ugo Rossi, ma si era quasi subito smarcato spiegando di essere per una soluzione unitaria del confronto che non spaccasse il centrosinistra autonomista. Successivamente, si era espresso per la conferma di Rossi. Giovane, competente, stimato anche fuori dal Pd, il suo è un profilo che interessa sia chi ancora spera in una soluzione unitaria, sia chi ormai si è rassegnato alla spaccatura. Ci vorrà probabilmente ancora qualche giorno per capire se da via Muredei arriveranno segnali di disponibilità.
Il primo a prendere la parola in assemblea è proprio il segretario Giuliano Muzio, che nei giorni scorsi ha rimesso il suo mandato nelle mani dell’assemblea. «Il rifiuto su Rossi l’ho vissuto come una forma di sfiducia nei miei confronti. Ho ricevuto diverse richieste di ritornare sui miei passi, anche da chi ha firmato quel documento. La fase è drammatica. Dopo una serie di valutazioni e pensieri sono giunto alla conclusione che, pur non potendo ignorare il voto dell’assemblea di giovedì, sono disposto a rimettere in discussione la mia decisione di dimettermi, a patto che ci sia dall’assemblea il riconoscimento di un mandato rinnovato». Sul punto il Pd pare ritrovare compattezza, con molti componenti decisi a confermare il segretario. Il percorso che prende forma è infatti una nuova ricognizione della coalizione, provando a richiamare al tavolo anche il Patt, aprendo il confronto coi civici e nel frattempo mettendo sul tavolo alcuni nomi.
Gigi Olivieri evidenzia: «Il Patt andrà a destra o da solo, invece Daldoss ha chiarito: lui il Pd non lo vuole. Il nostro imperativo è mettere in salvaguardia il partito, e quindi mettere in gioco un candidato. Do la mia fiducia a Muzio a una condizione: questa assemblea deve uscire con un unico nome, che sarà il nostro candidato alle provinciali». Maestri aggiunge: «Non possiamo scegliere dove andare senza essere un minimo protagonisti».
Tra i partiti e movimenti che sin da subito hanno sostenuto Ghezzi, iniziano però a registrarsi i primi malumori. In una lettera a lui indirizzata, il comitato promotore locale di Liberi e Uguali, dopo un lungo preambolo, scrive: «Se la diversità può essere una ricchezza, la sommatoria di visioni antitetiche sul rapporto uomo/ambiente naturale, sulla gestione delle risorse e sulle priorità di spesa, sull’etica del lavoro e la gestione dei beni pubblici non può funzionare. Ci dispiace quindi sapere che ad un percorso da fare insieme preferisci, sembra, condurre i tuoi sostenitori ad alleanze con chi vede il futuro del Trentino in modo drasticamente diverso?».
LEGGI ANCHE: "Il Pd ora a caccia di un nuovo nome", "Trentino" 22 agosto 2018
Nel centrosinistra è sempre più caos. Il Patt sembra sempre più pronto ad una corsa in solitaria mentre ieri il candidato dei Civici, l'ex assessore Carlo Daldoss, avrebbe fatto capire che non vuole saperne di simboli di partito. Un no già ribadito nei giorni scorsi e che suona soprattutto come un veto nei confronti del simbolo Pd, su cui i sindaci avevano detto no fin dall'inizio. Anche da questo presupposto si è sviluppata ieri sera l'assemblea del Pd (alla presenza di due esponenti della segreteria nazionale, Chiocchetti e Dal Moro), dove il segretario Giuliano Muzio si presentava dimissionario dopo che la sua proposta (conferma di Rossi) era stata bocciata all'ultimo parlamentino. La linea emersa ieri sera da più interventi è che a questo punto il Pd ha il dovere di provare a recuperare la coalizione, in un disperato tentativo di riagganciare anche il Patt. Per Michele Nicoletti, che giorni fa aveva avanzato il nome di Giorgio Tonini, «bisogna allargare la coalizione e parlare di candidati compresi quelli del Pd. D'accordo con Maestri e Olivieri nel dire che abbiamo buoni candidati. Stasera non serve pronunciare un nome del Pd ma trovarlo all' interno della coalizione». A sostegno di un nome Pd si erano espressi Gigi Olivieri e Lucia Maestri («Il Pd deve essere protagonista, abbiamo risorse autorevoli e capaci»).
E la richiesta al Pd di non rinunciare a un proprio nome è arrivata anche da un documento del circolo di Gardolo condiviso anche con il segretario cittadino di Trento Andrea Rinaldi: «Non possiamo essere irrilevanti. Non si tratta di mera e vuota autocelebrazione. La tenuta democratica delle istituzioni, a tutti i livelli, locale e nazionale, necessita di un Partito Democratico forte. Circolo di Gardolo apprezza il nome di Tonini ma oltre a lui invitiamo a riflettere sulla possibilità di sondare un secondo profilo che segni una vera discontinuità rispetto al passato, in particolar modo rispetto sia ai membri dell'attuale giunta provinciale che del gruppo consiliare provinciale del Pd.Una figura possibilmente giovane, non appartenente cioè alla generazione dell'attuale classe dirigente locale, che sia espressione delle categorie più fragili e portatore di valori di sinistra come il lavoro, l'innovazione, l'attenzione per i giovani».
E ieri, non a caso, in ambienti Dem è tornato a circolare il nome del segretario della Cgil Franco Ianeselli. Dello stesso tenore due documenti dei circoli di Rovereto e Isera. Intanto, di fronte all'impasse e alla gravità della situazione, quasi tutti hanno chiesto al segretario dimissionario di rimanere. Muzio ha posto una condizione: «O il Pd ritrova compattezza e rilancia con una proposta, altrimenti non ci sono». Le notizie dall'assemblea Pd arrivavano ieri in diretta a Paolo Ghezzi riunito con i suoi sostenitori a casa di Piergiorgio Cattani. «Se, come pare, Daldoss pone delle pregiudiziali, noi invece ribadiamo che non poniamo veti», spiega il giornalista. «La mia candidatura c'è e va riconosciuto chi ha firmato il documento ed è rimasto al tavolo». Nelle prossime ore Ghezzi lancerà un sondaggio sui social su «che fare?» in vista dell'incontro pubblico in programma il 29 agosto.