In Trentino dal 2010 la sua è una storia di successo e integrazione raccontata da tutti i giornali anche internazionali. Da un anno subisce aggressioni e dispetti in Val dei Mocheni per colpa di uno squilibrato violento: ''Ma da giugno la situazione è degenerata". Trovata anche una capra morta con una mammella asportata da un'arma da taglio.L. Pianesi, "Il Dolomiti", 26 agosto 2018
''Brutta negra'', ''voi non potete stare qua, tornatevene al vostro Paese'', ''devi morire''. Ha deciso di dire basta Agitu Ideo Gudeta. Conosciuta come la ''Regina delle capre felici'', di lei hanno parlato tutti i più grandi giornali, nazionali e non solo, e all'ultimo Festival dell'Internazionale a Ferrara (dove l'avevamo incontrata) aveva fatto il tutto esaurito raccontando la sua storia di riscatto e integrazione. Ebbene oggi a prevalere su tutto sono la paura e l'esasperazione. E quando ti trovi una capra uccisa con una mammella asportata da un'arma da taglio non potrebbe essere altrimenti e i sospetti crescono.
Non ce la fa più. Trasferitasi da qualche tempo con le sue 150 capre in Val dei Mocheni (aveva cominciato la sua attività di allevamento in Val di Gresta) da circa un anno ha a che fare con un vicino ossessivo, razzista, violento. ''Dispetti a non finire - racconta - gomme della macchina e del carretto bucate nella notte, danni ai macchinari e ogni volta che passiamo davanti alla sua proprietà insulti a non finire, parolacce, minacce. Ma negli ultimi mesi le cose sono degenerate. Il suo razzismo è esploso. Da giugno la situazione si è fatta insostenibile''.
Il clima che si respira a livello nazionale sta rendendo le cose sempre più difficili per gli stranieri, anche per quelli regolari. Il linguaggio violento usato dai vertici dello Stato legittima, di fatto, buontemponi e squilibrati che si sentono rafforzati nel loro razzismo e nel loro odio e autorizzati a lasciarsi andare. Ed ecco che Agitu, 40enne etiope, dal 2010 in Trentino, protagonista di una straordinaria storia di successo con la sua azienda di formaggi, la ''Capra felice'', e i ragazzi che la aiutano, anche loro di colore, migranti che nella sua attività trovano un'occasione di riscatto e impegno, si trasformano nel bersaglio perfetto.
''Un giorno stavo lavorando alla mungitrice ed ero chinata con le spalle alla porta - ci racconta Agitu - quando all'improvviso sono stata afferrata da dietro. Mi ha preso per il collo e mi ha gridato 'io ti uccido', 'tu devi morire'. Sono riuscita a liberarmi dandogli un calcio e sono scappata in casa. Ho chiamato i carabinieri e ho denunciato l'accaduto riuscendo anche a fotografarlo mentre mi bucava le ruote della macchina. E in un'altra occasione mentre ero al pascolo sull'area a me assegnata si è presentato in moto con i cani e mi ha lanciato altre minacce, altri insulti e con i cani mi ha disperso il gregge".
Altro che lupi, insomma. Ancora una volta la bestia più crudele e violenta si rivela essere l'uomo anche per le capre che Agitu ha trovato morte. ''Una l'abbiamo trovata uccisa una mattina e abbiamo chiamato i forestali - prosegue - e subito è stato escluso il lupo come responsabile. Ci hanno detto che era stata chiaramente asportata una mammella con un arma da taglio''. Tutti fatti denunciati alle forze dell'ordine che sono al corrente di ogni cosa. Spetterà a loro appurare le responsabilità. L'appello a questo punto è che, intanto, vigilino e facciano il possibile per fermare questa persona. I segnali di pericolo ci sono tutti come quelli di intolleranza. Agitu, impaurita ed esasperata, ha deciso di denunciare quanto accaduto con determinazione e coraggio. Nessuno deve vivere nella paura e nessuno va lasciato solo.
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