A Palazzo Thun la notizia, ieri mattina, è piombata come un fulmine a ciel sereno, provocando subito un certo allarme. A comunicarla, direttamente dalle ferie, è stato l’assessore ai lavori pubblici Italo Gilmozzi. Che prima ha chiamato il sindaco Alessandro Andreatta e poi il dirigente Giuliano Franzoi per riferire loro il contenuto di un emendamento collegato al decreto Milleproroghe — approvato in Senato — che di fatto «congela» per due anni i finanziamenti statali per il piano di riqualificazione urbana e sicurezza delle periferie.
M. Montanari, "Corriere del Trentino", 9 agosto 2018
Un bando da 2,1 miliardi di euro che aveva premiato 120 amministrazioni. E che a Trento aveva assicurato quei 18 milioni necessari per realizzare l’ambizioso progetto «Santa Chiara open lab» con la costruzione del nuovo polo degli uffici tecnici in via San Giovanni Bosco, il restyling dell’ex mensa Santa Chiara e la ridefinizione degli spazi del parco. Insomma, non proprio un’operazione da poco. Anzi: proprio su questa trasformazione urbana l’amministrazione aveva investito gran parte degli sforzi, considerandola uno degli snodi strategici dell’intera consiliatura.
«C’è grande preoccupazione» ammette Gilmozzi, che solo poche settimane fa — a inizio giugno — aveva inviato a Roma tutte le delibere di approvazione dei moduli pubblici del progetto per poter incassare la prima tranche dei contributi garantiti dal governo (il 20% del finanziamento): l’ultimo tassello, era stato l’auspicio dell’assessore comunale, per poter davvero confermare una tabella di marcia ormai già impostata.
«Gli uffici stanno approfondendo il contenuto dell’emendamento» allarga le braccia Gilmozzi, in contatto continuo con Franzoi per chiarire bene la situazione. «Di sicuro — prosegue l’assessore — le implicazioni sono molte: se la sospensione del finanziamento di due anni verrà confermata, dovremo mettere in conto un maggiore impegno economico per quanto riguarda gli affitti, visto che gli uffici tecnici dovranno rimanere a Trento nord. Senza contare il fatto che abbiamo dei bandi di gara già avviati». In particolare, ad essere in fase avanzata è l’iter per l’assegnazione dei lavori dell’opera più importante del «lab», ossia il nuovo polo degli uffici: l’assegnazione dell’appalto da 12,5 milioni è fissata per dicembre. Ma in queste settimane il Comune ha già inviato anche gli inviti per partecipare alla gara di riqualificazione della Chiesetta del Redentore e della palazzina ex uffici della Civica.
C’è però un altro aspetto: spostare in avanti di due anni l’intera operazione, con in mezzo le elezioni del 2020, potrebbe voler dire — se dovesse cambiare il colore dell’amministrazione — anche dire addio al restyling. «Rispetto ad altri Comuni — sbuffa Gilmozzi — noi abbiamo già fatto tanto. E quello che poteva sembrare un pregio ora si rivela uno svantaggio: mi auguro almeno che il governo tenga conto di queste differenze e consenta ai progetti già avviati di proseguire».
In realtà, da Roma non sembrano esserci grossi spiragli. Se l’emendamento ha fatto insorgere gran parte dei Comuni e l’Anci, il sottosegretario all’economia Massimo Garavaglia ieri non ha prospettato dietrofront. Anzi: «Finora non era stato speso nemmeno un euro di quei soldi» è stato l’affondo.
«Parlo a nome di quei Comuni che i soldi li hanno impegnati» ribatte però secco il sindaco Andreatta. Che come di consueto è preciso sui passaggi: «Abbiamo firmato una convenzione con il presidente del consiglio dei ministri a dicembre 2017, registrata nel 2018 dalla Corte dei Conti. È chiaro che su un atto di questo tipo un’amministrazione pensa di poter contare. Se poi il governo doveva recuperare soldi per altri scopi, non può rivalersi su di noi». Il richiamo rivolto verso la Capitale, ora, è alla «affidabilità, responsabilità e serietà»: «Non vogliamo — dice il sindaco — essere penalizzati per aver già avviato l’iter. Attendiamo il passaggio alla Camera, a metà settembre. E vediamo ».
«Stop inammissibile: ripercussioni sugli altri interventi»
Del decreto Milleproroghe 2018, approvato il 6 agosto in Senato, si è parlato più per la polemica sollevata dalla questione vaccini. Ha fatto meno rumore, invece, l’emendamento che potrebbe portare a rinviare di due anni l’erogazione, a 120 Comuni italiani, dei 2 miliardi del bando Periferie. Un taglio che il governo Lega-M5s pensa di compensare sbloccando gli avanzi di amministrazione, attraverso l’allentamento dei vincoli di bilancio. Due misure diverse e non intercambiabili secondo molti. Se il decreto dovesse ricevere anche alla Camera l’approvazione in questa forma (il voto è previsto l’11 settembre), le amministrazioni locali, alcune già nel pieno dei lavori, si troverebbero ad affrontare non pochi problemi.
«È inammissibile — chiosa il capogruppo comunale del Pd Paolo Serra —. Non si possono lasciare a metà, da un giorno all’altro, progetti già iniziati. Passi indietro su questioni così decisive non sono ammissibili». Il Comune di Trento, dalla partecipazione al bando, aveva ottenuto 18 milioni di euro per riqualificare il quartiere Santa Chiara, scegliendo di realizzare il progetto del Santa Chiara Open Lab. Il consiglio comunale, una volta ricevuto l’ok da Roma, aveva liberato 12 milioni, dirottandoli verso la realizzazione di altri progetti. «Ora, il congelamento di quei 18 milioni avrebbe ripercussioni su un’intera catena di investimenti e progetti dell’amministrazione. Abbiamo chiesto al sindaco Andreatta di contattare l’Anci, in modo da vedere come si muovono gli altri Comuni beneficiari del finanziamento, ed eventualmente mobilitarci», continua Serra.
Reagisce con sconcerto anche Andrea Merler. Il capogruppo di Civica Trentina, che aveva espresso diverse perplessità rispetto al modo in cui si era scelto di impiegare i fondi del bando, crede che il blocco del bando Periferie sia «un’azione politica poco seria». «Il governo — spiega — metterebbe in seria difficoltà diversi Comuni. Ho scritto ai miei colleghi a Roma per evidenziare la necessità di depositare alla Camera un nuovo emendamento. Prevedendo, ad esempio, di escludere dal congelamento quegli interventi che abbiano già bandi di gara, come nel caso di Trento».
Più tiepida la replica del grillino Andrea Maschio. «In consiglio avevamo votato a favore della proposta che permetteva di recuperare fondi per progetti importanti di riqualificazione delle aree periferiche. Questo, tuttavia, non basta per commentare negativamente un emendamento di ampio raggio, di rilievo nazionale, come quello proposto dal governo», commenta.
Polo degli uffici,urban center, verde. Restyling «smart»
La trasformazione abbraccia l’intero comparto a ridosso di piazza Fiera, stretto tra via San Giovanni Bosco e l’Auditorium Santa Chiara. Ma guarda anche oltre. E strizza l’occhio a interventi fuori dai suoi confini — in qualche modo collegati — come il riutilizzo dell’ex facoltà di Lettere.
L’operazione «Santa Chiara open lab», lanciata dall’amministrazione comunale nel 2016, è decisamente ambiziosa. E racchiude più di un obiettivo: dalla riduzione del «peso» degli affitti sulle casse comunali grazie al nuovo polo degli uffici fino alla «rinascita» di strutture oggi dismesse, come l’ex mensa universitaria.
Diciotto, in totale, i milioni chiesti dal Comune a Roma per cercare di riqualificare l’area attorno al più conosciuto parco (di questi, 14,1 sono già stati impegnati). Con un progetto suddiviso in sette moduli pubblici e uno privato: il «Buco Tosolini», da 23 milioni.
Il tassello più importante — a livello strategico, ma anche economico — è sicuramente la realizzazione del nuovo polo degli uffici tecnici, che sorgerà al posto dell’ex Civica casa di riposo in via San Giovanni Bosco. Un’opera da 12,5 milioni di euro che in consiglio comunale ha fatto discutere parecchio, ma che consentirà al Comune di tagliare le spese di affitto per gli uffici tecnici (oggi collocati ai piani alti del Top center, a Trento nord). Il bando di gara è partito da mesi: la commissione sta valutando in queste settimane le offerte arrivate e — stando alla scaletta definita in via Belenzani — entro l’anno dovrebbe avvenire l’aggiudicazione dei lavori per poi partire con i cantieri nel corso del 2019 (sempre che l’emendamento romano non stoppi tutto).
Sempre nella zona dell’ex Civica si prevede la ristrutturazione dell’ex sede degli uffici (per un costo totale di 1,2 milioni), dove nel futuro assetto troveranno spazio la nuova sede del Cento diurno per anziani, un asilo nido intraziendale e una unità di co-housing.
Mentre poco più avanti, nella stessa via, si punta al restyling della chiesetta del Redentore (400.000 euro in totale il costo dell’intervento) con il restauro conservativo dell’edificio e il ripristino di alcuni elementi che consentano di bloccare il processo di degrado dell’immobile.
Guardando poi verso sud, il «lab» permetterà di ridare finalmente vita all’ex mensa universitaria Santa Chiara: con un intervento da 2,5 milioni, la struttura oggi degradata diventerà sede degli ordini professionali degli ingegneri e degli architetti, ospitando allo stesso tempo anche l’Urban center cittadino e un centro giovani.
Di ampio respiro, infine, gli interventi previsti nella zona del parco (1,2 milioni lo stanziamento fissato). L’obiettivo è quello di fare dell’area verde uno spazio di socializzazione e aggregazione, recuperando i percorsi e il tessuto connettivo. Le azioni, in questo senso, vanno dal rafforzamento degli accessi al parco fino all’introduzione dell’elemento dell’acqua, senza dimenticare l’uso di strumenti tecnologici smart e l’aumento del «cuore centrale verde».
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Roma congela i 18 milioni del Comune, G. Tessari, "Trentino", 9 agosto 2018
Doccia fredda sul Comune. Il governo ha congelato sino al 2020 i 18 milioni di euro che Trento si era vista assegnare dal bando per le periferie, indetto a suo tempo dall'esecutivo Gentiloni. In tutto si tratta di due miliardi da distribuire a 96 città per combattere il degrado e riqualificare gli angoli più degradati delle città. Da noi ci si era concentrati sulla zona del parco Santa Chiara.Lo stop è arrivato l'altra sera a Roma tramite un emendamento inserito nel decreto Milleproroghe che ha ricevuto l'ok al Senato: «C'è grande preoccupazione. La decisione di bloccare i finanziamenti ci mette in grandissima difficoltà. Anche perché noi abbiamo già avviato la gara per i nuovi uffici tecnici comunali che dovranno sorgere in via San Giovanni Bosco.
Solo questo progetto - lancia l'allarme l'assessore ai lavori pubblici Italo Gilmozzi - ha impegnato 12,5 milioni dei 18 che ci erano già stati assegnati ormai quasi due anni fa. Va bene che si parla di posticipare e non di cancellare ma noi abbiamo già avviato la gara».Nelle stesse condizioni di Trento ci sono appunto altre 96 città ma è chiaro che chi si è mosso con solerzia, come ha fatto Palazzo Thun, si trova maggiormente nelle peste: «Non c'è dubbio che questa decisione abbia conseguenze molto pesanti per noi. Resta una speranza. Quella - osserva Gilmozzi - che l'11 settembre alla Camera, dove arriverà il Milleproroghe, ci sia un ravvedimento del governo. L'Anci, l'Associazione dei Comuni non crediamo proprio starà ad assistere senza muovere un dito» chiude l'assessore.E l'Anci minaccia infatti di schierare davanti alla Camera i 100 sindaci in fascia tricolore, quelli colpiti dallo stop del Governo: «Molte realtà hanno, infatti, già investito nelle progettazioni e ora il possibile congelamento delle risorse potrebbe determinare anche delle serie difficoltà nella gestione del bilancio» promette il coordinatore dell'Anci regionale e sindaco di Senigallia, Maurizio Mangialardi.
A Palazzo Madama la questione è ben conosciuta. Ecco la senatrice Donatella Conzatti, Forza Italia: «Il congelamento dei 97 progetti e 2 miliardi e 800 milioni del bando periferie voluto dai gialloverdi ha trovato il nostro voto contrario. Rimaniamo per una politica coerente, se si dichiara che si sta vicino ai territori e alle periferie lo si fa soprattutto mantenendo gli impegni presi. Il Milleproroghe tornerà alla Camera a settembre. Ci auguriamo un sussulto di "Dignità" del governo e in ogni caso troveranno il nostro gruppo a battagliare per i territori» chiude la parlamentare roveretana.Comunque la si giri uno stop ad oggi è una bella mazzata per il Comune: il programma di interventi è stato finanziato per 18 milioni e la convenzione tra Trento e la presidenza del consiglio dei ministri è stata sottoscritta dal sindaco Alessandro Andreatta il 18 dicembre del 2017, poi registrata dalla Corte dei Conti il 26 marzo 2018. Una bella fetta di questi, oltre 14 milioni di euro, sono già stati impegnati e sono attualmente in fase di appalto. I restanti 3 milioni e 900 mila riguardano opere per le quali sono già stati affidati gli incarichi di progettazione e sono stati approvati i progetti definitivi già mandati a Roma.