«C’è un oggettivo logoramento, e anche sui tempi so benissimo che gli elettori non capiscono. Dico anche che sulla scelta del nome, dove evidentemente ognuno ha fatto le sue valutazioni sia rispetto a Rossi che rispetto a Ghezzi, ho trovato assurdo che alcuni soggetti poi abbiano respinto sia la proposta di scegliere a maggioranza sia l’opzione primarie. Come si dovrebbe decidere, allora?»
"Corriere del Trentino", 5 agosto 2018
Comunque vada, sarà un insuccesso. Questo è, in sintesi, il clima che si respira in casa Pd. Pur con sparuti sprazzi di ottimismo della volontà, tra chi spera ancora in una convergenza su Ugo Rossi e chi intravede in Paolo Ghezzi l’occasione di un riscatto, la sensazione tra i dem è che il 21 ottobre sarà l’anno zero.
«Una cosa è certa: qualsiasi soluzione troveremo non sarà indolore», commenta Roberto Pinter, ex vicepresidente della Provincia e membro dell’assemblea del Pd. «Rientrerò appositamente dalle ferie per essere presente lunedì (domani, ndr ), ma temo che per la road map che ci si è dati non sarà ancora la volta di una scelta definitiva sul candidato».
Mettendo per un attimo da parte i nomi di Rossi e Ghezzi, sui quali i dem vogliono evitare la conta interna, resta al momento in auge l’ipotesi di tirar fuori una rosa ulteriore di nomi, tutti di area Pd. «Dobbiamo esserne consapevoli: tra i nomi che stanno circolando, nessuno metterebbe d’accordo tutti, dal Pd al Patt all’Upt. Quindi bisogna essere realistici: qualche pezzo lo perderemo, questo è poco ma sicuro».
Pinter traccia un quadro senza sconti al suo partito, anche se critica duramente l’atteggiamento di alleati come l’Upt, «che certo con questo continuo passaggio di palla non ci aiutano. Dico anche che si è creata una situazione imbarazzante, con nomi che circolano periodicamente ma che non vengono mai messi sul tavolo».
Ripercorrendo le diverse tappe, Pinter ha le idee chiare su cosa non abbia funzionato: «L’agenda doveva essere molto diversa, e avremmo dovuto far firmare un patto di coalizione in partenza, subito. Ora, purtroppo, ci ritroviamo ad operare comunque una rinuncia, perché alla fine sceglieremo solo un candidato, ma non sceglieremo altro. Non era così che doveva andare», commenta amareggiato. Per Pinter «c’è un oggettivo logoramento, e anche sui tempi so benissimo che gli elettori non capiscono. Dico anche che sulla scelta del nome, dove evidentemente ognuno ha fatto le sue valutazioni sia rispetto a Rossi che rispetto a Ghezzi, ho trovato assurdo che alcuni soggetti poi abbiano respinto sia la proposta di scegliere a maggioranza sia l’opzione primarie. Come si dovrebbe decidere, allora?», chiosa Pinter.
Domani ci sarà dunque una nuova assemblea del Pd, dove però difficilmente si giungerà a una votazione finale sui nomi di Rossi e Ghezzi. Più prevedibilmente, si discuterà di eventuali nuovi nomi da proporre agli alleati. Si parla di Alessio Manica, attuale capogruppo in consiglio provinciale, di Luca Zeni, assessore alla sanità, e del vicepresidente della Provincia Alessandro Olivi.Un tentativo ultimo di uscire dall’impasse, interna e di coalizione. Poi c’è anche il nome di Giorgio Tonini, per ora di fatto lanciato solo dall’Upt e accolto piuttosto freddamente, salvo rare eccezioni, dai dem. «Ma parliamoci chiaro: il nome di Tonini non è mai stato avanzato ufficialmente — aggiunge ancora Pinter — L’Upt ha fatto circolare dei nomi, sapendo in particolare che alcuni potevano provocare spaccature nel nostro partito, ma non ce li ha mai concretamente proposti in nessun vertice di coalizione».