Il Vicepresidente Olivi: "Stiamo realizzando un vero Reddito di Comunità"

Su proposta del Vicepresidente Alessandro Olivi, la Giunta provinciale ha approvato oggi, in via definitiva, alcune integrazioni alla disciplina dell'Assegno unico, che prevedono un maggiore sostegno ai disoccupati deboli e incentivi per chi si attiva per un lavoro.
Ufficio Stampa Provincia, 27 luglio 2018


L'Assegno Unico si caratterizza sempre di più come un vero reddito di comunità, che mette al centro i bisogni delle famiglie trentine attraverso il sostegno al reddito ma soprattutto mediante politiche di inclusione in favore dei figli minori, servizi per la prima infanzia e aiuti per la disabilità. I numeri parlano chiaro. In soli 9 mesi dall’entrata in vigore, ha garantito il sostegno al reddito di quasi 40 mila famiglie, di cui 30.000 con figli minori, 2.500 con figli all’asilo nido e oltre 5.500 famiglie con componenti invalidi. Nell’ambito del sostegno al reddito si è verificato un incremento dei nuclei beneficiari (+5.000) e delle risorse erogate (+12 milioni). 
Con il provvedimento approvato in via definitiva oggi, lo strumento intensifica, da un lato, i livelli di protezione sociale per i soggetti a maggior rischio di esclusione e, dall'altro, stimola e favorisce i processi di abilitazione sociale attraverso il lavoro. Due le novità sostanziali:
1) innanzitutto viene garantito un contributo maggiore, che cresce in base al numero dei componenti del nucleo famigliare, a coloro che perdono il lavoro e hanno esaurito gli ammortizzatori sociali;
2) si valorizza l'impegno di coloro che nel periodo di percezione dell'assegno per il sostegno al reddito si attivano per trovare lavoro e migliorano la loro condizione reddituale. 
In entrambi i casi viene introdotta un'altra importante novità, in base alla quale sia il livello di protezione sociale con l'aumento del sostegno al reddito, sia l'incentivo previsto per chi migliora la propria condizione lavorativa sono maggiori per la componente femminile e per i lavoratori senior over 55, con una minore potenzialità di lavoro.
"Stiamo costruendo - sottolinea il vice presidente Olivi - un vero reddito di comunità, con il quale garantire in modo universale protezione sociale e misure di inclusione ad una platea sempre più ampia di cittadini trentini. Il nostro è un sistema di welfare di comunità che assicura concretezza e risposte sia sul versante del contrasto alla povertà sia su quello della valorizzazione della famiglia. Le risorse aumentano e sono a bilancio. Con la nuova disciplina approvata oggi garantiamo ancora di più l'integrazione socio-lavorativa, creando un modello con cui si tutelano i più deboli ma si premiano anche e soprattutto i comportamenti di attivazione e partecipazione dei cittadini al miglioramento delle proprie condizioni di vita. Oggi possiamo dire che tra tante parole e promesse il Trentino sta realizzando il primo e unico modello di welfare territoriale universale".

Mediante due correttivi che sono stati apportati dalla Giunta alle norme che regolano l’Assegno Unico, si pone ulteriore attenzione al sostegno di quei nuclei in cui nell’ultimo periodo la situazione reddituale è cambiata in maniera sensibile, sia in meglio che in peggio. In particolare, da un lato si aiutano in maniera più significativa le famiglie con lavoratori che recentemente hanno esaurito il periodo di copertura degli ammortizzatori sociali (NASPI o DIS-COLL), dall’altro lato si premia chi si è dato da fare per migliorare la propria situazione lavorativa riuscendo ad incrementare il reddito da lavoro rispetto all’anno precedente.

Il primo correttivo è rivolto ai lavoratori, facenti parte di nuclei che beneficiano della quota di sostegno al reddito, che esauriscono l’intero periodo di godimento della NASPI o dell’indennità di disoccupazione in favore dei collaboratori coordinati e continuativi o a progetto, (DIS-COLL). Consiste nell’attribuzione di un contributo, aggiuntivo rispetto alla quota di sostegno al reddito ordinaria, che dipende dalle caratteristiche del lavoratore, privilegiando chi si trova in una situazione di maggior difficoltà nel ritrovare il lavoro perso. Gli uomini di età inferiore a 55 anni usufruiranno di una maggiorazione di 100 euro mensili, che diventeranno 150 euro nel caso in cui si tratti di una donna. Invece, nel caso in cui il soggetto che ha perso gli ammortizzatori sociali abbia già compiuto 55 anni, se si tratta di un uomo usufruirà di una maggiorazione di 200 euro mensili, se si tratta di una donna di 300 euro. Inoltre, per passare da una dimensione individuale ad una valutazione complessiva del nucleo in cui il soggetto si trova, le cifre indicate sopra vengono modulate in funzione della numerosità della famiglia: nel caso di un nucleo composto da due persone le cifre si moltiplicano per 1,57, per tre persone si moltiplicano per 2,04 e per quatto o più persone si moltiplicano per 2,46.

A titolo esemplificativo, nel caso di una famiglia di tre componenti in cui l’unica persona che percepiva reddito ha perso la NASPI, al contributo ordinario mensile, che può arrivare sino ad un massimo di 950 euro, si aggiunge un ulteriore contributo mensile di 204 euro se il soggetto ha meno di 55 anni o di 408 euro se ha già compiuto 55 anni. La quota maggiorata viene concessa per un periodo di 12 mesi.

Il secondo correttivo intende premiare i lavoratori, facenti parte di nuclei che beneficiano della quota di sostegno al reddito, che sono riusciti ad incrementare il proprio reddito da lavoro rispetto all’anno precedente. L’obiettivo del premio è di aiutare i nuclei ad uscire dall’area del sostegno pubblico incentivando chi si è dato da fare senza tuttavia far perdere nell’immediato l’aiuto. Questa novità rafforza un quadro normativo in cui esistono già incentivi e obblighi ad attivarsi per uscire dall’area di sostegno pubblico. Da un lato esistono infatti norme che impongono dei comportamenti che contrastano il rischio di atteggiamenti di rinuncia al lavoro (la cosiddetta condizionalità), da un altro esistono misure come il reddito di attivazione (REAL) previsto dall’Agenzia del Lavoro che offrono pacchetti di servizi e contributi al lavoratore disoccupato che rientra nel mondo del lavoro. Il nuovo aiuto previsto dall’assegno unico si affianca a quanto esiste rendendo più attraente la prospettiva di migliorare la propria situazione reddituale, evitando di togliere alla famiglia in termini di contributo quello che il lavoratore ha ottenuto in termini di reddito aggiuntivo.

L’agevolazione consiste nel non considerare, tra i redditi valutati ai fini ICEF, una parte del reddito aggiuntivo che si è ottenuto rispetto all’anno precedente, privilegiando anche in questo caso chi partiva da una situazione più svantaggiata. Nel caso di uomini di età inferiore a 55 anni non si valutano i primi 1.200 euro di incremento ottenuto, che diventano 2.400 nel caso in cui si tratti di una donna. Invece, nel caso in cui il soggetto che ha incrementato i propri redditi abbia già compiuto 55 anni, se si tratta di un uomo usufruisce di una franchigia di 2.400 euro, se si tratta di una donna di 4.800 euro. L’innovazione stabilisce anche una soglia minima di rilevanza dell’incremento del reddito di 1.200 euro annui, in modo da concentrare l’intervento su chi ha fatto uno sforzo significativo per migliorare la propria situazione.

A titolo esemplificativo, nel caso di una famiglia di quattro persone, in cui il marito lavora ed ha un reddito di 14.000 euro/anno, la quota di sostegno al reddito è attualmente di euro 296,00 al mese. Se il lavoratore aumentasse il proprio reddito rispetto all’anno precedente di 3.600,00 euro, con le regole attuali il reddito ai fini ICEF salirebbe ad euro 17.600,00 e la quota di sostegno al reddito scenderebbe a 108,00 euro. Quindi il nucleo disporrebbe di 300,00 euro in più di reddito da lavoro ma si vedrebbe diminuito l’assegno unico di 188,00 euro. Applicando invece le nuove regole, e supponendo che l’età del marito sia inferiore a 55 anni, il reddito valutato risulterà pari a 16.400,00 (14.000+3.600-1.200), a cui corrisponde una quota di sostegno al reddito di euro 171,00. La riduzione dell’assegno sarebbe dunque limitata a 125,00 euro, facendo rimanere in tasca alla famiglia 63 euro al mese in più.

Oltre alle innovazioni sopra descritte, la modifica alla disciplina dell’assegno unico introduce alcuni aggiustamenti tecnici in modo da rendere le disposizioni più chiare e di facile applicazione