Il consigliere provinciale e capogruppo Pd Alessio Manica scioglie la riserva ed esprime una serie di considerazioni sul futuro del proprio partito, della coalizione e anche di Paolo Ghezzi, l’outsider, il possibile candidato presidente del centrosinistra per le elezioni provinciali del 21 ottobre.A. Bontempo, "Corriere del Trentino", 13 luglio 2018
Consigliere, come ha gestito il Pd questo ultimo periodo?
«Il Pd ha deliberato come priorità, assieme al rilancio di un patto per l’autonomia, la ricerca di un profilo di discontinuità della leadership, a valle di quanto successo il 4 marzo. Ha poi gestito questi mesi difficili cercando di tenere come punto centrale l’unità della coalizione e il suo auspicabile allargamento. In ragione di questo obiettivo ha sempre tenuto aperta la possibilità della conferma dell’attuale presidente Rossi; ma da giovedì scorso c’è un altro nome».
Esatto, quello del giornalista Paolo Ghezzi, che lei ha incontrato lunedì assieme a Donata Borgonovo Re.
«Ho ritenuto giusto incontrarlo personalmente, certo di adempiere in questo modo il mandato dell’assemblea. La figura di Paolo Ghezzi rientra perfettamente nella proposta rivendicata dal Pd».
Un po’ tardi forse, non trova?
«Certo, il percorso del centro sinistra è un po’ tutto oltre tempo massimo e le responsabilità sono solo parzialmente del Partito Democratico: le rigidità del Patt e l’inconcludenza della dimensione civica ne sono altri componenti».
Ghezzi e Rossi dunque: che succede ora?
«Ora il Pd e la coalizione possono valutare due opzioni, due profili diversi, la loro competitività elettorale, capire attorno a chi si può coagulare una coalizione più ampia. Se ogni componente terrà la coalizione al centro riusciremo a dirimere la scelta».
A quando questa scelta? Siamo a metà luglio, il 21 ottobre è vicino...
«Difficilmente il Pd potrà sciogliere i propri passaggi interni prima del rientro del segretario (Giuliano Muzio, in ferie, ndr ) anche perché l’Upt non si è ancora pronunciato; ma la coalizione potrebbe usare i prossimi incontri per cominciare ad affrontare alcuni nodi programmatici. Non è un segreto che alcune componenti della coalizione pensano che per essere convincenti sia necessario fornire risposte più di centrodestra, altre che si debbano sfumare le radicalità. Io penso invece che dovremmo dare proposte chiaramente e inequivocabilmente di centrosinistra su temi quali: lavoro, inclusione, ambiente, scuola, accessibilità ed efficienza della pubblica amministrazione. Saremo ancora più convincenti se saremo chiari e se parleremo di un’Autonomia inclusiva, aperta e solidale, che crea opportunità per privilegiati ed esclusi, cercando di non lasciare indietro nessuno; questo deve essere l’orizzonte per una comunità coesa».
Ma il centrosinistra sarà coeso? Come farete a realizzare tutto questo?
«È giunto il tempo di costruire un’aggregazione politica nuova che permetta l’arrivo e la pari dignità di chi alla fine vorrà riconoscersi in questo campo, purché sia chiaro il patto che si stringe con la comunità. Una nuova apertura alle diverse componenti della comunità, che dovrà specchiarsi nelle candidature. Innovare e ricercare discontinuità nei soggetti politici che condividono il progetto è l’unica via per dare continuità al governo del Trentino».
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