«I dati sono la risposta migliore e non c’è modo di intimidirli». Dichiarazione a caldo ma quanto mai efficace quella che il presidente dell’Inps e responsabile scientifico del Festival dell’economia di Trento, Tito Boeri, ha rilasciato lo scorso 4 luglio a margine della presentazione della relazione annuale dell’Istituto di previdenza. Una risposta apodittica al vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini, che su Twitter aveva scritto: «Più migranti? Boeri vive su Marte?».A. Bontempo, "Corriere del Trentino", 13 luglio 2018
Quale fosse l’oggetto del contendere è presto detto: il contributo degli immigrati regolari residenti in Italia all’equilibrio del sistema pensionistico e all’economia generale del Paese. Come aveva già fatto nel 2017, Boeri ha ribadito alla presentazione non il suo pensiero bensì quanto emerge dai dati, «la verità che bisogna dire in Italia», ossia che «gli immigrati sono fondamentali per il finanziamento e il conseguente mantenimento del nostro sistema previdenziale, che senza di loro rischia il collasso; i dati dicono questo e con questi dati bisogna avere a che fare».
Quindi più migranti? Sì, più migranti, regolari ovviamente. Anche perché, complici il calo delle nascite, il conseguente invecchiamento della popolazione italiana (45 anni di media contro i 33 dei residenti stranieri) e il declino demografico stimato dall’Istat (dai 60,45 milioni di residenti attuali ai 54,1 nel 2065) il rischio prospettato dal Fondo monetario internazionale con 60mila immigrati in meno all’anno è quello di un aumento di spesa al 20% del Pil.
Allora anche in Trentino Alto Adige forse è il caso di fare attenzione: attualmente in regione vi sono 94.947 stranieri residenti, l’8,9% della popolazione totale (46.929 in provincia di Trento e 48.018 in provincia di Bolzano), in calo rispetto ai 93.250 di inizio 2017. Un calo in linea con le tendenze degli scorsi anni, in parte per effetto delle acquisizioni di cittadinanza italiana avvenute, ma che nel contesto attuale — sottolinea l’ultimo rapporto sull’immigrazione in Trentino a cura di Cinformi — «assume un significato peculiare: non si è verificata nessuna invasione, nessun aumento incontrollato della popolazione immigrata. Per contro, non si registra un esodo in massa degli immigrati a seguito della crisi, ma piuttosto una stabilizzazione».
Nessuna invasione e nessun esodo dunque e su quest’ultimo dato è bene riflettere pro futuro , visto che secondo le stime contenute nel «Rapporto 2017 sull’economia dell’immigrazione» della Fondazione Leone Moressa di Mestre il valore aggiunto prodotto dai circa 43.700 lavoratori stranieri (titolari e dipendenti) del Trentino Alto Adige ammonta a 3,3 miliardi di euro, pari al 9,2% del totale regionale: un’incidenza più alta rispetto alla media nazionale (8,9%), di poco inferiore a quella del Veneto (10,1%) — dove il contributo economico dei 485mila stranieri residenti (in calo del 2,5% in un anno) ammonta a 13,8 miliardi di euro — e a quella della Lombardia (11,1%), dove la stima del “Pil dell’immigrazione” è di 35,4 miliardi.
Il calcolo di questo Pil, precisa la Fondazione Moressa, «è stato realizzato a partire dal valore aggiunto prodotto dagli occupati in Italia (dati Istat 2015-2016, ndr ), ipotizzando che a parità di settore e regione la produttività degli occupati stranieri sia uguale a quella degli italiani». Gli studi della Fondazione Moressa — che hanno stimato un saldo positivo di 2,1-2,8 miliardi di euro per l’Italia nel rapporto costi-benefici dell’immigrazione — forniscono anche dati sui contribuenti nati all’estero, che mediamente in Italia rappresentano il 9,1% del totale e che in Trentino Alto Adige raggiungono il picco massimo del 15,3%: 69.662 a Bolzano (16,7% del totale) e 57.333 a Trento (13,9%).
La regione spicca però anche in un altro campo, ossia il differenziale di reddito medio tra i nati in Italia e i nati all’estero, che è tra i più alti d’Italia: 12.192 euro a Bolzano e 10.743 euro a Trento, a fronte del livello medio nazionale di 7.758 euro. Al reddito corrisponde ovviamente l’imposta l’Irpef dovuta: «I contribuenti nati all’estero residenti in Trentino Alto Adige — scrive sempre la Fondazione — hanno versato nel 2017 un totale di 240,4 milioni di euro di Irpef (90 milioni a Trento e 150,4 a Bolzano). Mediamente, ciascun contribuente nato all’estero residente in provincia di Trento ha versato 2.660 euro, mentre un residente a Bolzano 3.520 euro (la media nazionale è 3.160)».
Ma questa stima delle imposte Irpef si applica appunto ai contribuenti nati all’estero, «che in una regione di confine come la vostra — spiegano dalla Fondazione — contano anche cittadini comunitari, perlopiù tedeschi o austriaci, se non anche i cosiddetti “stranieri eccellenti”, dal reddito elevato, magari nati in cliniche private in Svizzera». La stima Irpef 2017 per i soli lavoratori stranieri, ossia quelli senza cittadinanza italiana, si aggirerebbe invece sui 107 milioni: una cifra che, sommata a una stima delle altre imposte (consumi, carburanti, lotto e lotterie, permessi di soggiorno, acquisizioni di cittadinanza) e dei contributi previdenziali, farebbe ammontare il contributo degli stranieri in Trentino Alto Adige sia in termini fiscali che contributivi intorno ai 440 milioni di euro. Una cifra stimata; ma decisamente non irrilevante.
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