«C’è una grande confusione». Donata Borgonovo Re lo dice quasi sconsolata. Ma il termine, in effetti, è appropriato. Domani sera il Pd riunirà l’assemblea per chiudere — almeno, queste sono le ambizioni — la questione della leadership della coalizione. Eppure le incognite che pesano sul partito sono ancora pesantissime.
M. Giovannini, "Corriere del Trentino", 26 giugno 2018
«Innanzitutto — cerca di fare ordine la presidente dei democratici — l’assemblea dovrà iniziare con una presentazione del quadro da parte del segretario. Dalla convocazione alla riunione vera e propria sono accadute tante cose. Più di quelle che ci si poteva aspettare». Con, su tutte, un «fulmine a ciel sereno», prosegue Borgonovo Re: «Il percorso strano dell’Upt ci ha davvero colto di sorpresa. Il nostro piano A era quello di cercare una soluzione che tenesse insieme la coalizione. Non avevamo un piano B». Ma le carte si sono nuovamente scompaginate, con l’Unione sempre più vicina ai civici di Francesco Valduga. «I civici — commenta la presidente — sono sempre stati inafferrabili. E avevano sempre mandato messaggi di una volontà di proseguire in autonomia». Invece, allarga le braccia Borgonovo Re, «il gioco è saltato di nuovo». Rimettendo tutto sul piatto. E offrendo al Pd un quadro ancora più complesso.
«L’assemblea non sarà facile» ammette la consigliera, che indica le possibili opzioni: «Il coordinamento ha indicato una linea di continuità per quanto riguarda la leadership. Ma non era nel pieno delle presenze. E quindi la voci discordi si esprimeranno sicuramente in assemblea. La quale potrà decidere di avvallare l’indicazione del coordinamento o di cambiare, proseguendo nella valutazione delle figure idonee». E qui iniziano i problemi. Perché in questi mesi, di nomi alternativi, ne sono emersi pochi. E qualche interessato si è prontamente fatto da parte. «Dobbiamo fare affidamento, nel caso — avverte Borgonovo Re — sulle forze che hanno dato la loro disponibilità». Con un ostacolo praticamente insormontabile: «Il dramma — ammette la presidente — è che il Pd non è d’accordo su un nome. Sarebbe tragico se la figura individuata venisse poi bloccato dai veti incrociati». Cosa, allo stato attuale, assolutamente probabile, tenendo conto dei precedenti.
«Ciò che accade nel resto d’Italia però — è il monito della consigliera — dovrebbe portarci a un maggiore coraggio, qualunque sia la scelta. Se ci limitiamo a confermare l’esistente, non andiamo da nessuna parte. La continuità non basta: abbiamo bisogno di condividere tre parole forti, da portare avanti. Finora non l’abbiamo fatto, presi dall’ansia da leadership. E ora siamo più deboli. Siamo zoppi».
Non delle premesse incoraggianti, insomma, per un’assemblea che si preannuncia tiratissima. E che, necessariamente, dividerà gli animi. «Non mi aspetto un voto unanime — chiude Borgonovo Re — ma di sicuro al termine della riunione si deve arrivare a una decisione: finora abbiamo scherzato, ora si fa sul serio. Tenendo conto che nessuno, nel Pd, vuole andare da solo».
I mal di pancia tra i dem, in ogni caso, si fanno sentire. E le voci a sostegno di Valduga emerse in questi giorni hanno fatto storcere il naso a molti: c’è chi pensa, infatti, che il sindaco di Rovereto e il suo movimento non abbiano alcuna possibilità in una campagna elettorale che si prospetta «polarizzata». Senza contare che, in casa pd, qualcuno fa notare che se l’indicazione alternativa a Rossi deve cadere su un sindaco, allora il partito può esprimere la sua. Quella del primo cittadino del capoluogo Alessandro Andreatta.
Alla finestra, tutti gli alleati di coalizione. Primi fra tutti i rappresentanti dell’Upt, che dovranno riunire il parlamentino per individuare una direzione e capire se proseguire il percorso all’interno del centrosinistra autonomista o attuare lo strappo a favore dei civici di Valduga. Netto il socialista Alessandro Pietracci: «Tra veti e controveti — tuona — il centrosinistra autonomista si avvia alla sconfitta. Dobbiamo dirlo con chiarezza: se vogliamo perdere, continuiamo così». Pietracci si rivolge quindi all’Upt e all’area di Valduga: «Il terzo polo centrista non sarebbe altro che un’illusione, un favore anch’esso alla Lega.