«Ti brucio vivo bastardo islamico». «Ti posso anche ammazzare, adesso che è andato su Salvini». Siamo in val Rendena, in una piccolissima azienda artigiana, dove un giovane lavoratore originario del Marocco chiede al suo principale di poter restare a casa per malattia, ma per risposta ottiene insulti e minacce. Finanche minacce di morte.
S. Pagliuca, "Corriere del Trentino", 30 giugno 2018
Almeno, questo, da quanto risulta dalle registrazioni che il lavoratore avrebbe fatto nel corso della conversazione con il suo datore di lavoro, portandole poi come prova alla Cgil del Trentino e alle forze dell’ordine per sporgere denuncia.
Secondo quanto riportato nelle trascrizioni dei file audio, S., uno dei due fratelli titolari dell’azienda, avrebbe inveito su A., il lavoratore, additandone il culto e la razza: «Islamico di m…a», «Che muoia tutta la tua razza». A tali ingiurie il lavoratore avrebbe risposto a monosillabi, riuscendo appena a dire: «Signore, non sto bene». Ma S. avrebbe proseguito: «Cos’è che c’hai? Il tuo ramadam? Vedrai che ti mando Casapound, sai cos’è Casapound a Trento? Per rapirti ti bruciamo vivo. Stai attento, stai attento che ti mangiamo. E domattina, al capannone, hai capito?». «Ma io non sto bene, non vengo» ha replicato A. Conclusa la conversazione, il lavoratore ha chiesto aiuto alla Cgil che gli ha suggerito di avviare le dimissioni per giusta causa. Ed è scattata la denuncia affidata all’avvocato Giovanni Guarini. «L’audio registrato dal lavoratore, assunto con un contratto da metalmeccanico, è agghiacciante. Da un lato, la rabbia. Dall’altra, una voce tremante. Una situazione che ci ha spinti immediatamente a prendere posizione» fa sapere Romano Vicentini, direttore dell’Ufficio vertenze della Cgil del Trentino, sottolineando che questa non è una situazione isolata. «Erano almeno dieci anni che non mi ritrovavo a trattare casistiche simili, ma da qualche tempo c’è stata una riacutizzazione con un aumento dell’intolleranza non solo verso i lavoratori nordafricani ma anche verso i lavoratori meridionali. Un capitolo della storia italiana che pensavo non avremmo mai più dovuto aprire» specifica Vicentini.
E il collegamento politico è immediato. «Questi comportamenti stanno trovando legittimazione nel clima di odio e rancore che viene alimentato anche da chi è attualmente alla guida del nostro Paese – commenta infatti il segretario della Cgil del Trentino, Franco Ianeselli, spiegando — Non si possono sottovalutare né tacere i casi singoli: tutti gli attori sociali, sindacati e imprese incluse, hanno la responsabilità di prendere posizione contro questa deriva».
Da qui, la decisione del sindacato di rendere nota la vicenda. «Il sindacato, almeno per come lo intendiamo noi, tutela tutti i lavoratori e le lavoratrici e non può arretrare di fronte al clima di odio razziale e all’avanzamento della barbarie» scrive in una nota la Cgil. Le carte, ora, sono nelle mani dell’avvocato che garantirà tutela legale ad A. E la stessa Cgil del Trentino si costituirà parte civile nell’eventuale processo a carico del datore di lavoro.
Bisesti (Lega): reazione idiota ma niente strumentalizzazioni. Muzio (Pd): stiamo attenti a non alimentare atti violenti, A. Bontempo, "Corriere del Trentino", 30 giugno 2018
Il segretario della Cgil trentina, Franco Ianeselli, chiede a tutti gli attori sociali, sindacati e imprese incluse, di prendere posizione sul clima di odio e rancore simboleggiato dal caso del lavoratore straniero vittima di gravi minacce razziste da parte di un suo datore di lavoro. Viene quindi invitata ad esprimersi anche la politica locale, che sulla vicenda e sulle sue possibili letture assume diverse posizioni.
A essere chiamata in causa direttamente per via di un riferimento esplicito nella telefonata incriminata («Ti posso anche ammazzare adesso che è andato su Salvini») è la Lega, che si dissocia totalmente dal nesso: «Il fatto che questo idiota abbia tirato in mezzo Salvini non va strumentalizzato – afferma Mirko Bisesti, segretario della Lega trentina – e non bisogna confondere il rispetto delle regole da noi richiesto con il gesto scellerato di un singolo. Chi dice che tali atteggiamenti siano alimentati da noi o vuole usare questo episodio per attaccarci non ci conosce, fa polemica sterile e controproducente, strumentalizza solo la questione, che ovviamente nella fattispecie condanniamo nella maniera più assoluta, ci dispiace per il lavoratore straniero. Vorrei poi sottolineare – continua Bisesti – come ad esempio recentemente un ragazzo marocchino mi abbia avvicinato e mi abbia detto, in dialetto peraltro, che sostiene me e Salvini». Sullo specifico della vicenda e sugli insulti trascritti Bisesti ammonisce: «Si tratta comunque di una faccenda privata, di cui non conosciamo il contesto, ovvio che nulla giustifica le parole dette ma ritengo vomitevole riportarle così, non siamo un tribunale».
Filippo Degasperi, consigliere provinciale del Movimento 5 stelle, non avverte un clima di odio e rancore nella nostra provincia: «La psiche umana dei singoli è difficile da incasellare, se fosse questo il livello medio di parte dell’artigianato trentino ci sarebbe da lavorare. Nello specifico però direi che si tratta di un episodio certamente grave ma del tutto marginale, un caso isolato, una questione individuale che va risolta penalmente dagli organi competenti, non drammatizziamo. Non mi risulta fino a oggi nessun altro episodio del genere tra tutte le segnalazioni che ho ricevuto – continua – e poi non tirerei in mezzo la politica se non affinché condanni il gesto; ma dire che c’è un clima di odio e intolleranza lo trovo quantomeno prematuro, a meno che qualcuno non mi smentisca e non mi sottoponga situazioni di gravità analoga di cui non ero a conoscenza: di solito siamo una regione modello, no?». Piena solidarietà comunque al lavoratore minacciato: «Nel caso avesse bisogno di qualunque tipo di supporto può rivolgersi a noi quando vuole».
Il Partito democratico trentino invece qualche legame tra i toni della vicenda e il linguaggio usato talora dalla politica lo vede: «Non è opportuno spettacolarizzare la questione – afferma il segretario Giuliano Muzio – che va trattata come un episodio di violenza; spetterà al giudice accertare se ricorrono gli estremi per un reato. Siamo ovviamente solidali con l’azione della Cgil, concordo con Ianeselli: temo anche io che gli slogan, il linguaggio becero e le parole di odio usate talora dalla politica ad esempio su questioni delicate come l’immigrazione – continua Muzio – possano alimentare e influenzare un clima esasperato e venire talora recepiti da alcune persone violente come giustificazioni, per farsi forza, generando reazioni simili a quelle di questo caso. È quindi opportuno ch la politica intervenga, già partendo dal linguaggio, che deve essere sempre misurato, soprattutto sui temi più delicati e dibattuti».