«Piaccia o meno, l’unica alternativa al centrodestra è il Pd — dice ancora il segretario — quindi ora si tratta di costruire il sistema delle alleanze. Ci sarebbe piaciuto trovare spazi con il mondo civico, ma cercheremo comunque di attrarre delle forze territoriali».M. Damaggio, "Corriere del Trentino", 17 giugno 2018
Quando finisce un amore appena nato, naufragando dinnanzi alle incompatibilità reciproche, solitamente si trova consolazione nella consapevolezza che, alla fine, interrompere una liaison acerba (o solo accennata) sia meno doloroso. Più o meno è questa la considerazione che formulano Patt e Pd nel riascoltare le parole di Francesco Valduga. Se i Civici dissolvono le ambiguità, chiarendo di correre soli, democratici e Stelle Alpine ne prendono atto con la giusta dose di dispiacere, tuttavia con la serenità di chi archivia i tormenti. «Meglio saperlo, adesso si vada avanti», dice Giuliano Muzio, segretario del Pd. Ora che la questione è archiviata, pare ormai spianata la strada verso una riconsegna del timone a Ugo Rossi. Molto meno rassegnata l’Unione per il Trentino che non demorde e traccia ancora immaginifiche traiettorie con i Civici.
Il vigore, all’interno della coalizione, ha intensità diverse. Il Partito democratico, già insofferente ai tempi supplementari richiesti dall’Upt per dialogare con i Civici, ora amplifica il tono della risolutezza. «Il calciomercato si è chiuso, parte il campionato. Basta balletti: chi ci sta, ci sta», sintetizza con una metafora Muzio. Valduga non più tardi di ieri ha infatti chiarito la collocazione del suo progetto (Corriere del Trentino di ieri) svelando i margini di un’alleanza fatta di liste solamente territoriali. Nessun simbolo, ma i medesimi riferimenti culturali del centrosinistra: un’ala popolare, una autonomista, una riformista.
«Noi faremo una scelta diversa rispetto a quella di Valduga — taglia corto il segretario del Pd — Ora si vada avanti. Noi in coordinamento prenderemo una decisione (domani, ndr )». Il riferimento è alla leadership, decisione rimasta sospesa durante le trattative con i Civici (che al Rossi-bis, sin dalla prima ora si sono opposti). Con simili premesse, i Democratici chiuderanno il cerchio: le alternative sono state scandagliate, ma senza nomi di peso la soluzione della riconferma al governatore resta la più spendibile. A esprimersi sarà poi l’assemblea, verosimilmente già in settimana.
Ma il centrosinistra è davvero superato così come dice Valduga? «Piaccia o meno, l’unica alternativa al centrodestra è il Pd — dice ancora il segretario — quindi ora si tratta di costruire il sistema delle alleanze. Ci sarebbe piaciuto trovare spazi con il mondo civico, ma cercheremo comunque di attrarre delle forze territoriali». Touché . Quanto al superamento dei partiti profilato da Valduga, Muzio non arretra: «La politica non è cosmetica». Una sorta di messaggio a chi, specie dai banchi dell’Upt, ha spinto nelle ultime settimane per una «rigenerazione» che tutto sommato andava in quella direzione.
Dinnanzi alla nascita di una lista guidata dall’assessore Carlo Daldoss, sulla carta sospesa tra il polo di Valduga e e il centrosinistra, Patt e Pd sembrano avere pochi dubbi: la naturale collocazione è nell’attuale coalizione. «Le proposte — sintetizza Muzio — sono esattamente quelle avanzate dal Pd». Inutile rimarcare la linea degli Autonomisti: ora che il nodo Civici è dipanato, la marcia dev’essere ingranata. «Si decida il presidente e poi partiamo con la costruzione dell programma», spiega Franco Panizza che da un nuovo polo solamente civico non pare del tutto ammaliato: «Le liste esclusivamente territoriali non possono esaurire tutte le esigenze della politica, sono insufficienti — sottolinea — Il movimento sino a oggi non s’è presentato in modo compiuto perché ancora è deficitario di un’organizzazione che, viceversa, è necessaria».
A non rassegnarsi è tuttavia l’Upt che nel mezzo di una nuova personalissima costituente è stata sin dal principio la congiunzione tra la coalizione e la galassia civica. Gianpiero Passamani, delegato al dialogo con il movimento, non solo sposa le parole di Valduga («L’innovazione di cui parla è la stessa che abbiamo cercato di proporre in maggioranza») ma si farà carico di trovare ulteriori spazi di contatto, fissando un incontro. «Le parole di Valduga sono una grande apertura — sintetizza — I riferimenti culturali sono chiaramente rivolti all’ala popolare; e i Popolari siamo noi». Quindi? Quali i prossimi passi? «Il confronto dev’esserci — conclude Passamani — O ci rinnoviamo davvero, oppure manteniamo ciò che già c’è».
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