Autonomia, lavoro, welfare, ambiente, i quattro temi del Pd per il programma

Un nuovo azionista seduto per la prima volta al tavolo della coalizione (Mdp), un altro potenziale socio per ora solo invocato ma inafferrabile (i Civici) e un tema gravoso che il Pd vuole chiudere «entro pochi giorni» (Rossi-bis oppure nuovo candidato presidente, purché sia un volto inedito).
M. Damaggio, "Corriere del Trentino", 6 giugno 2018

 

Il vertice della coalizione di centrosinistra, ieri, s’è chiuso dopo oltre tre ore con l’impegno di demandare a brevissimo il cruccio della leadership, tuttavia con la concretezza di una prima definizione delle priorità programmatiche del Partito democratico, formalizzate in un documento — emerso nell’assemblea di lunedì — che sarà sottoposto a chiunque si presenti come timoniere dell’alleanza. Autonomia, lavoro e superamento delle disuguaglianze, welfare e nuovo patto col privato sociale, ambiente e tutela del territorio: queste le quattro priorità per i democratici.

L’esegesi del quadro politico nazionale è premessa — e avvertimento persino locale — che apre il documento del Pd, presentato ieri agli alleati del centrosinistra. «Rivendico con forza il fatto che il Pd abbia chiesto di avere elementi di discontinuità rispetto a una stanca riproposizione dell’attuale schema di maggioranza», spiega il segretario Giuliano Muzio. Urgente, dunque, «realizzare un nuovo patto con l’elettorato». A cominciare dalla chiarezza dei temi. Di qui il testo del Pd che fa sintesi delle quattro tematiche che coalizione e futuro candidato presidente dovranno sottoscrivere. Oltre ad autonomia e ambiente, il Pd cita il lavoro. Per «aumentare la mobilità sociale, ridurre le disuguaglianze, creare un ecosistema dinamico e inclusivo». «La filiera della formazione-ricerca-impresa va rafforzata — scrive Muzio — chiamando università e Fondazioni a fare il loro ruolo».

Resta da capire chi sarà l’alfiere di tutte le anime. «Io vedo due sole prospettive alternative — spiega ancora Muzio — O quella che vede anche nel candidato alla presidenza un segnale di discontinuità profondo, con un nome nuovo, fuori dai giochi, oppure quella della riproposizione dell’attuale presidente, a condizione ovviamente che da quest’ultimo vi sia l’accettazione del nuovo Patto da proporre alla Comunità e di tutto quello in termini di discontinuità che questa opzione comporta. Tertium non datur ». Tradotto: o un nome del tutto inedito (nessun assessore, fuori di metafora) o Rossi. «Non perché io voglia impuntarmi su questioni di principio, ma semplicemente perché questa terza via non garantirebbe né una vera discontinuità positiva, né una coesione delle alleanze. Non sono quindi disponibile ad accettare mediazioni al ribasso». «Entro pochi giorni», è l’accordo trovato ieri, si traguarderà quindi il tema.

Quanto alle pagine più leggere, per soddisfare le esigenze tassonomiche, s’è pensato a un nome per la coalizione: «Patto per l’Autonomia».