Un vertice con colpo di scena quello di ieri pomeriggio in maggioranza. La delegazione del Patt, dopo la prima ora e mezza di dibattito, ha abbandonato la riunione lasciando gli alleati a discutere da soli della possibile alternativa a Ugo Rossi. «Non usciamo dalla coalizione» ha chiarito il segretario Franco Panizza, ma il gesto delle Stelle Alpine, a pochi giorni dall’intervista di Ugo Rossi al Trentino, aveva chiaramente lo scopo di mostrare plasticamente la crescente insofferenza del partito del presidente.""Corriere del Trentino", 23 maggio 2018
Prendendo la porta, la delegazione autonomista ha lasciato agli alleati un lungo documento in cui si ricorda quanto fatto dalla coalizione a livello provinciale come a livello nazionale, i valori portati avanti, la necessità di recuperare un rapporto più saldo con gli elettori, ma anche quella di fare argine al crescente populismo. Le righe più lette, però, sono state le ultime che per non sfuggire ai lettori più pigri erano anche state sottolineate in corsivo. «Il Patt proseguirà nel lavoro di predisposizione e definizione del programma e delle linee di indirizzo politico e amministrativo per la prossima legislatura, attivando gli organi e i gruppi di lavoro interni e favorendo il dialogo con le diverse espressioni della società civile. Parallelamente, il partito invita il presidente Rossi a continuare la fase di confronto con gli altri soggetti, in un’ottica di rafforzamento dell’attuale azione di governo e di rinnovamento, miglioramento e condivisione delle proposte programmatiche».
Perché Rossi e non il partito? È la scontata domanda che si sono fatti subito tutti gli alleati e la risposta è ovviamente unanime: il Patt cerca di forzare, affidando direttamente al governatore il ruolo naturale del partito per sottolineare che Rossi è e resterà l’unico candidato possibile per le Stelle Alpine.
«Sono sotto ricatto di Rossi» commenta qualcuno che segnala le crepe che si sarebbero aperte nel gruppo consiliare delle Stelle Alpine. Vittori Fravezzi, delegato al tavolo per l’Upt, è più diplomatico. «L’ho detto e lo ripeto, le forzature non portano da nessuna parte. Non è con questi sistemi che il Patt otterrà ciò che vuole, anzi. L’incontro è stato importante, abbiamo condiviso la necessità di un allargamento tanto nel mondo civico, quanto a sinistra. Sul presidente dobbiamo ancora completare una ricognizione complessiva e poi decideremo. Non abbiamo mai escluso a priori che Rossi possa essere confermato, ma se ciò avverrà non sarà attraverso prove di forza».
Anche il capogruppo dell’Upt, Gianpiero Passamani, cerca di non dare troppo peso allo strappo del Patt. «Tutti insieme abbiamo deciso che al Pd spetta il compito di allargarci a sinistra, mentre l’Upt si occuperà del dialogo col mondo civico. Lunedì ci incontreremo di nuovo».
«Gli amici del Patt — chiosa il segretario del Pd Giuliano Muzio — a un certo punto si sono un po’ stufati, ma all’inizio hanno anche condiviso ciò che ho detto riportando l’esito della nostra discussione di ieri in assemblea. Ci sono dei distinguo, questo è evidente, ma continuiamo a condividere molto. Lunedì credo che saremo in grado di esprimersi positivamente sulle possibilità di un allargamento della coalizione». Il dialogo tra Pd e Mdp è già a buon punto, anche se non è detto che tutto il cartello di Leu sarà della partita. Quanto al mondo civico, si parla di un’imminente decisione di Francesco Valduga e Roberto Oss Emer, ma Muzio ritiene che possano arrivare anche «altri contributi».
Secca resta la posizione dei Verdi, che con Marco Boato hanno ribadito la necessità di «un altro candidato presidente alternativo a Rossi, tanto più dopo la sua inaccettabile autocandidatura».
Ma a che punto sta la ricerca di un candidato alternativo? Da quello che trapela il progetto è ancora in alto mare. Dopo Rossi, il nome che ha in questo momento maggiori sostenitori è quello di Valduga. Il sindaco di Rovereto difficilmente potrà essere della partita se non come candidato presidente, ma in casa Pd non si sono dimenticati che Valduga è colui che ha spodestato il Pd dal governo di Rovereto e anche nell’Upt più d’uno ritiene che la sua popolarità sia alta solo tra gli addetti ai lavori. La speranza è che il primo cittadino accetti di partecipare alla costituente dell’Upt senza avanzare pretese presidenziali. C’è poi ancora la carta Carlo Daldoss, le cui quotazioni restano però ancora basse. Il «papa straniero» quello abbastanza lontano da tutti i partiti da poter essere accettato da tutti resta, al momento, di là da venire.
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