«Ci sono momenti in cui il silenzio è d’oro». Donata Borgonovo Re parla con la consueta calma. Ma si capisce che, questa volta, fa un po’ fatica a trattenere l’irritazione. «Sì, è così, mi devo mordere la lingua» ammette la presidente del Pd.
M. Giovannini, "Corriere del Trentino", 16 maggio 2018
Che dopo giorni di tensioni interne al partito, sfociate nella richiesta del segretario Giuliano Muzio di rinviare di una settimana il vertice dei segretari della coalizione del centrosinistra autonomista, ora guarda all’assemblea straordinaria convocata d’urgenza per lunedì dai democratici per cercare di «fare chiarezza» in vista dell’incontro di coalizione (fissato, a questo punto, per martedì pomeriggio).
Invoca il silenzio, Borgonovo Re. Ma qualche sassolino, di fronte alle uscite di questi giorni (in primis le dichiarazioni del presidente del consiglio provinciale Bruno Dorigatti, ma anche le indiscrezioni trapelate sull’esito del sondaggio commissionato dallo stesso Pd sul gradimento della leadership di Ugo Rossi), se lo vuole togliere. «Ci sono persone — sottolinea la docente, che a ottobre non si ricandiderà e tornerà al suo lavoro in Università—– che probabilmente si ritengono dei grandi statisti. Ma invece creano problemi dove non ci sarebbero. Persone che non capiscono il valore del silenzio».
Il punto di partenza di Borgonovo Re è chiaro: «Abbiamo dato un mandato al segretario. A quello ci si deve attenere». Cercando, quindi, di assecondare il lavoro di Muzio senza creare fibrillazioni o altro. «Ma non è così» allarga le braccia la presidente. Che dice di essere arrabbiata. «Sono desolata — aggiunge — di avere dei compagni di viaggio così incontinenti». Si ferma. Ci pensa un po’. E poi riprende decisa: «Sì, proprio incontinenti, lo confermo. Leggo i titoli dei giornali di queste ore e mi arrabbio. Il Pd non è nella tempesta. Il Pd sta lavorando. Ma viene frenato da queste figure incontinenti che non hanno capito che per un progetto collettivo a volte è necessario semplicemente il silenzio. Con questo atteggiamento viene frustrato anche il lavoro di chi si sta impegnando per riuscire a portare avanti un percorso». Vale a dire, il segretario Muzio. Il quale, proprio per la situazione creatasi all’interno del partito, avrebbe meditato addirittura le dimissioni. Ma poi ha deciso di rivoluzionare l’agenda. E di posticipare ancora il confronto nella coalizione sul nodo del candidato presidente: prima — è stato il monito del segretario — ci si dovrà chiarire all’interno del partito sulla posizione da tenere.
«Lunedì, in assemblea — conferma la presidente — ci dovremo guardare in faccia. Dovremo dirci cosa vogliamo fare. Dovremo capire se c’è qualcuno che lavora per se stesso e non per la comunità. E dovremo cercare di ribadire la nostra linea». Solo al termine di questo confronto franco il Pd potrà sperare di sedersi al tavolo con gli alleati con la necessaria serenità. Considerato che a cinque mesi dalle elezioni provinciali — e con un’estate in mezzo — il tempo per definire programma e candidato presidente inizia davvero a scarseggiare. Con nomi sul tavolo alternativi a Ugo Rossi che, allo stato attuale, si contano sulle dita di una mano. E con il rischio di far crescere una certa insofferenza non solo tra gli alleati, ma anche tra gli elettori.