#TRENTO - Intervista al sindaco Andreatta: «Ho sentito l'orgoglio della città per gli alpini»

«Una grande soddisfazione, soprattutto quando è toccato agli alpini trentini sfilare, sentire il calore che ha dimostrato la gente, rimasta numerosa a salutare e ringraziare le nostre penne nere, nonostante la pioggia». Sono le parole che dimostrano l'orgoglio del sindaco di Trento, ad un giorno dalla conclusione della 91ª Adunata nazionale, che è ormai l'Adunata dei record.
S. Mattei, "Trentino", 15 maggio 2018

 

Record di presenze, con oltre 400 mila partecipanti, record di personalità per la visita del presidente della Repubblica Mattarella, della presidente del Senato Casellati e della ministra Pinotti, record di eventi, dalle 50 mostre alle 150 esibizioni musicali.

Allora sindaco, come l'ha vissuta lei questa Adunata? Voglio prima di tutto precisare che in questi quattro giorni dell'Adunata, da giovedì a domenica, ho dedicato tutto il mio tempo, dalla mattina alla sera, seguendo tutti gli eventi. Tra questi, i più significativi sono stati tre o quattro.

Quali sono stati? Il primo è stato quello della cerimonia al colle di Miravalle, al cospetto della campana Maria Dolens, per commemorare i caduti. Molto toccante il coro sardo e la fanfara di Lizzana, con la presenza dei rappresentanti delle tre fedi, il nostro vescovo don Lauro, ed i due pastori evangelico e ortodosso. Una cerimonia senza discorsi, a parte le preghiere pronunciate dai tre rappresentanti religiosi e poi la presenza del reduce della campagna di Russia Vettorazzo, accompagnato dai giovani in un simbolico passaggio di testimone, molto significativa.

E gli altri momenti più emozionanti? Mi è sembrato molto bello l'incontro di sabato con le sezioni Ana dall'estero, dagli alpini degli Stati Uniti a quelli Australiani, dal Canada al Brasile. Era una realtà che non conoscevo, perché si tratta di italiani emigrati che hanno fondato gruppi Ana e che portano avanti l'alpinità. Con loro anche la Croce Nera austriaca, il corrispettivo dell'Ana, che ricordano i loro caduti spesso con cerimonie comuni. Infine, ma non ultimo, l'incontro con il presidente Mattarella che abbiamo incontrato in tre occasioni. Nel primo saluto, l'ho ringraziato per gli alpini e per la città, il secondo incontro è stato uscendo dal cimitero, dopo l'omaggio ai caduti dei due eserciti, italiano e austroungarico, nel quale io portavo la fascia ed il presidente mi ha detto "Ecco, ora sei pienamente nel tuo ruolo di responsabile della città". Quando poi ci siamo salutati in Provincia, mi ha detto "questa è una grande opportunità per la tua città" e poi, in tribuna, gli ho detto di capire il momento difficile che sta passando, anche se ho ribadito che la politica deve essere soprattutto passione.

Come le è sembrato Mattarella? Anche se il suo approccio è diverso dall'esuberanza che poteva Pertini, è stato molto applaudito. Mattarella fa presa per la sua serietà, credibilità ed affidabilità. Non a caso, in tanti gli si sono rivolti incoraggiandolo e chiedendo un aiuto per il momento difficile che attraversa il Paese.

Come ha risposto la città in occasione dell'Adunata? Penso che il culmine dell'evento sia stato quando è sfilata la sezione di Trento, anche se era molto tardi e stava facendo buio, ed è iniziato anche a piovere, ma la gente non si è mossa. Ed era gente calorosa ed affettuosa, che gridava "viva Trento" e "bravi", anche quando siamo passati noi. Anch'io ho avuto i miei complimenti, ma è chiaro che gli incoraggiamenti più calorosi sono andati gli alpini. Lì ho percepito l'orgoglio di essere trentini e la loro gioia di avere fatto bella figura per gli alpini e per la città.

Lamentele? Certo, qualche disagio ci sarà stato e qualcuno se ne sarà andato, ma chi è rimasto c'era, ha partecipato.

Ha parlato di alpinità, può definire cos'è per lei? L'alpinità per me è l'impegno ogni giorno e dappertutto, dove gli alpini vivono, per rendere concreta la solidarietà, quasi sempre verso persone più sfortunate. E questo succede non solo nelle emergenze, come i terremoti e altri disastri naturali, ma tutti i giorni. Perché l'alpinità è solidarietà nella quotidianità, dove c'è un bisogno. Gli alpini sono costruttori di comunità, nei paesi come nelle città. Non c'è nessuna associazione che unisce l'Italia come loro, perché dialogano con tutti, con tutte le associazioni, dalle sportive all'oratorio.

Le voci che li hanno attaccati, come le scritte a Sociologia, dunque sono un fatto isolato? Gli alpini sono nati come un corpo militare, ma oggi sono diventati una grande forza di pace, sia impegnati all'estero e riconosciuti per la loro grande umanità, chi impegnati sul territorio, per aiutare gli altri.