Il centrosinistra non deciderà oggi chi sarà il prossimo candidato presidente della Provincia. Questa volta, però, almeno le posizioni dovrebbero diventare chiare. «Per noi — sottolinea il segretario del Pd, Giuliano Muzio — la tenuta della coalizione è prioritaria. Chiederemo al Patt se lo è anche per loro, o se il nome di Rossi costituisce una pregiudiziale».T. Scarpetta, "Corriere del Trentino", 27 aprile 2018fotografia da "Il Dolomiti"
Sulla stessa linea Vittorio Fravezzi. «Le coalizioni rappresentano valori e progetti comuni, non si smontano per convenienza. Il Patt ci dica chiaramente se la pensa allo stesso modo».
Di fatto, la situazione è ferma da diverse settimane. Il Patt immobili sulla conferma di Ugo Rossi, Pd e Upt convinti che il candidato presidente debba essere un altro per rispondere alla richiesta di novità arrivata dalle urne il 4 marzo. Nel frattempo, però, il Patt si è attivato per dare vita a una lista di giovani che, in caso di rottura, sarebbe funzionale alla corsa solitaria del Patt con Rossi come candidato. Nessuno è in grado di dire se si tratti di un bluff, o se davvero le Stelle alpine accarezzino l’idea di sganciarsi, eleggere due o tre consiglieri e proporsi come ago della bilancia in un consiglio ormai balcanizzato.
Nel Pd, c’è considera reale la minaccia e ne fa una questione matematica: con un Pd ottimisticamente intorno al 20% e l’Upt sotto il 10% si va all’opposizione. «Il rospo va ingoiato» chiosa più di un dirigente. Altri, nel Pd come nell’Upt, si mostrano più sereni. «Il Patt — è il ragionamento — ha già perso la sua base oltranzista. La corsa solitaria gli farebbe perdere anche i nuovi arrivi, poco interessati a fare opposizione, oltre che togliere qualsiasi chance di elezione agli attuali consiglieri. Il Patt bluffa».
Al quadro va aggiunto che, almeno fino ad ora, né Pd né Upt sono riusciti definire un candidato alternativo. Nell’Upt si sono fatti i nomi di Marco Merler, Ilaria Vescovi, Alberto Faustini, oltre che quello di Francesco Valduga. Nel Pd si è pensato al presidente dell’Ordine degli avvocati, Andrea de Bertolini e si è messo sul tavolo anche quello del segretario della Cgil, Franco Ianeselli. Nessuno si è ancora fatto avanti con il diretto interessato, ma a più di un dirigente il nome piace: giovane, ma conosciuto, di area dem, ma con un’ottima reputazione anche in casa Upt e ben visto pure nel Patt.
Il segretario pd cerca di mostrarsi ottimista sull’esito dell’incontro di oggi. «Sappiamo che il Patt parte dalla ricandidatura di Rossi. Noi vorremmo partire da un’analisi della realtà, del progetto che vogliamo portare avanti per poi indicare il candidato più adatto. Per noi — continua Muzio — la coalizione non può essere in discussione, semmai va allargata. Siamo convinti che con il Patt si possa discutere serenamente, ma vogliamo anche capire se per loro il nome di Rossi costituisce una pregiudiziale». In altre parole, se il Patt tiene più al nome di Rossi che alla coalizione.
Per Vittorio Fravezzi «la coalizione è il bene supremo». «La si può arricchire guardando alle liste civiche, come ha suggerito sul vostro giornale Giorgio Tonini (edizione di ieri, ndr ), ma non può essere messa in discussione solo sulla base del candidato presidente. Noi riteniamo che il voto del 4 marzo non abbia segnato una semplice flessione passeggera del consenso, ma un serio campanello d’allarme. La nostra coalizione ha delle ragioni che definirei storiche. Non va mantenuta perché ci siamo affezionati, ma perché incarna una visione di società che giudichiamo positiva. Non può essere messa in discussione in una logica di pura convenienza. Il Patt si esprima chiaramente».
Franco Panizza è netto: «Oggi non c’è nessun bisogno di scegliere tra la coalizione e Rossi perché sono la stessa cosa. Non ho sentito ancora un solo argomento politico contro di lui. Il Pd mi pare lo stia capendo. L’Upt non è chiaro dove voglia andare». Insomma, se il bluff è tale, lo si dovrebbe scoprire presto. Qualunque sia la scelta del candidato presidente, se anche il centrosinistra autonomista riuscirà a mantenersi unito in tutte le sue componenti, compresi i Verdi — contrari a un Rossi-bis — e i Socialisti — favorevoli purché la coalizione non si sfaldi — , pressoché tutti concordano circa la necessità di allargarsi al movimentismo civico. Nel Pd, a muoversi è stato lo stesso Alessandro Olivi, che da tempo sostiene questa necessità. Il mondo cui si guarda con più favore, citato anche ieri da Tonini, è quello che gravita intorno al sindaco di Rovereto Valduga e al sindaco di Pergine Roberto Oss Emer. Centristi con poca simpatia per la sinistra, i sindaci vorrebbero come Gios un progetto centrista alternativo alle «ali» della politica trentina. Tuttavia, dovendo scegliere tra la Lega e il Pd, potrebbero optare per questa seconda opzione.
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