Michael Müller, sindaco di Berlino in quota Spd, ha definito la sua proposta così: «reddito sociale di cittadinanza». L’idea, apprezzata dal ministro socialdemocratico Hubertus Heil, ora è entrata nell’agenda del governo, che ne sta valutando praticabilità e attuazione. Risultato: la Germania sta pensando di concedere a chi non trova lavoro da tempo, ai disoccupati di lunga durata, un’occupazione socialmente utile, retribuita con fondi pubblici, e che valga circa 1500 euro lordi.
M. Damaggio, "Corriere del Trentino", 13 aprile 2018
Qualche centinaio di euro in più rispetto all’assegno di disoccupazione. Uno schema, posto in questi termini, che ricalca il Progettone del Trentino e si differenzia dal dibattito italiano sul reddito di cittadinanza.
«Il funzionamento della proposta tedesca, in effetti, segue i principi del Progettone — premette Franco Ianeselli, segretario della Cgil — Non siamo gli unici a farlo, chiaramente. Molte altre regioni offrono diverse formule di Lsu, ossia lavori socialmente utili, ma il Trentino ha interpretato questo strumento in modo robusto, ben definito e strutturale, grazie soprattutto alla forte collaborazione con il sistema della Cooperazione che altrove non c’è». Non un’opportunità a spot, dunque, ma un canale continuo che coinvolge il privato sociale.
Sono due, come noto, le opzioni quando si parla di lavoro socialmente utile (parliamo di attività di ripristino, valorizzazione ambientale e custodia): Progettone, gestito dalla Provincia, e Intervento 19, gestito da enti locali e Bim dell’Adige.
«Il Progettone — spiega Ianeselli — è rivolto ai disoccupati con un’età compresa tra i 50 e i 53 anni ed è pensato per accompagnarli fino alla pensione». Intervento 19, invece, anziché rivolgersi a una categoria anagrafica è pensato per aiutare lavoratori fragili, in difficoltà. Uniti al reddito di garanzia, oggi confluito nell’assegno unico, tali strumenti offrono un ventaglio di sostegni. «Perché — spiega Ianeselli — servono politiche diversificate».
Pur trattandosi di un sistema spesso elevato a modello, il segretario della Cgil individua alcuni miglioramenti possibili: «Con la crescita della disoccupazione degli anni scorsi, i lavoratori del Progettone sono passati da 700 a 1.500 e il rischio è quello di stressare il sistema globale». Per cui il segretario suggerisce maggiore armonizzazione tra gli istituti oggi presenti: «È necessario — spiega — rivedere le regole per coordinare il sistema dei lavori socialmente utili, individuando un canale comune tra Progettone e Intervento 19».