In agenda, già domani, il neo segretario del Pd Giuliano Muzio ha un faccia a faccia con il governatore Ugo Rossi. Il giorno dopo è convocata la maggioranza e per Muzio (49 anni, torinese, due figlie, a Trento da 11) l'esordio alla segreteria è di quelli da fare tremare i polsi. G. Tessari, "Trentino", 9 aprile 2018
Assunto come ricercatore da Fbk, lavora a scavalco con la Provincia, nel comparto del lavoro retto dall'assessore Alessandro Olivi. Ma Muzio (eletto con 41 voti su 44 dall'assemblea del partito) rimanda al mittente facili etichettature e si dice pronto ad assumere una carica super partes in un partito che, per le sue correnti, ha già pagato sin troppi dazi.
Muzio, lei deve varare la sua segreteria. Come sarà? C'è chi dice che sarà un modo per "cinturarla".«Ma no. C'è sempre stata una squadra per dare una mano al segretario. Ne ho bisogno, anche perché debbo fare il mio lavoro e poi mettere altre 4/5 ore al giorno a disposizione del partito. Sceglierò gente con cui ho affinità ma anche tenendo conto di tutte le anime del partito in modo equilibrato».
Da che cosa riparte?«Riparto dalle cose buone, dalla storia e dai valori del Pd. Mi sento addosso una responsabilità importante. Certo le elezioni del 4 marzo ci hanno dato un segnale che non possiamo ignorare. Dobbiamo capire che cosa abbiamo sbagliato».
Un'idea se la sarà fatta.«Ci sono vari livelli. Il risultato non positivo ha cause globali, si è affermata in Italia una tendenza mondiale. C'è poi un aspetto nazionale: alcune cose che abbiamo fatto non sono piaciute».
Una di queste?«Il centrosinistra si è concentrato troppo sul governo senza fare capire perché si facevano quelle scelte: in altre parole non si è spiegata la "visione", il modello di società, che stava dietro a quelle decisioni».
E in ambito locale?«Non è scattata la scelta di votare in modo difforme rispetto al resto d'Italia. Non si è valutato insomma che la situazione da noi fosse diversa. E questo ci deve fare riflettere».
Il suo giudizio sull'amministrazione di centrosinistra?«Si sono fatte cose importanti e buone, che vanno sottolineate. Penso a temi, come il lavoro, che abbiamo trattato in modo molto valido, da rivendicare a livello nazionale, parlo dell'assegno unico. Un problema? Le abbiamo comunicate poco e male. E questa è una cosa che dobbiamo migliorare. Su alcuni temi non si è fatto tutto il possibile».
Parlando di temi trattati in modo migliorabile, si citano spesso immigrazione e sicurezza.«I cittadini esprimono una necessità di protezione. In senso lato, penso anche alla possibilità di perdere il lavoro. C'è un senso di precarietà ed insicurezza. Questo è un dato di fatto: ma noi qui dobbiamo differenziarci dal centrodestra».
In che senso?«Si deve essere riformisti e non populisti. E questo lo si deve vedere dalle risposte che dai a questi problemi».
In qualche passaggio le risposte sono state "confuse", non proprio di centrosinistra... «Questo è un tema delicato. Io sono per un miglioramento dei contatti a livello di coalizione, dobbiamo trovarci prima e discutere determinati passaggi. Il botta e risposta mediatico non mi pare un grande modo per fare progressi. Penso però che l'imitazione sia comunque peggiore dell'originale. Noi non dobbiamo inseguire il centrodestra sul piano delle loro risposte. Le nostre debbono essere coerenti e adeguate ai valori che abbiamo».
Quindi ci sono ad oggi i presupposti per continuare quest'esperienza del centrosinistra autonomista?«Sì, dobbiamo partire da questo: ma aldilà delle etichette la coalizione va riempita di contenuti».L'idea di un governo M5S-Pd, a Roma?«Programmi troppo dissimili. Fatico ad immaginarlo».
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