TRENTO Giuliano Muzio è il nuovo segretario del Pd del Trentino. Non un traghettatore, ma un segretario a pieno titolo, pur se eletto dall’assemblea del partito.Segretario, si rende conto della fatica che l’attende? «(Ride) Una bella responsabilità, cui conto di fare fronte con tranquillità. Certo questo mi sarà possibile solo se sarò affiancato da una squadra e, più in generale, da un clima costruttivo. Non è più il tempo delle beghe».T. Scarpetta, "Corriere del Trentino", 8 aprile 2018
Dovrà indicare la sua segreteria, le occorrerà un bilancino da orafo?
«Dovrà essere una squadra equilibrata, questo sì, ma anche se la parola è desueta ciò che conterà sarà la passione, oltre che la competenza».
Sette circoli hanno tentato fino all’ultimo di eleggere Giorgio Tonini. Più in generale, hanno lamentato una frattura tra loro e i vertici, in qualche modo controllati dal gruppo consiliare.
«L’ho detto già venerdì sera: per me recuperare il rapporto con i circoli e il territorio è una delle priorità. Troppi fili si sono spezzati, o non esistono proprio più».
Le altre priorità?
«Il programma, il dialogo con la coalizione, la comunicazione di ciò che si fa. Aggiungerei la commissione elettorale».
Per la comunicazione i quadrumviri hanno suggerito la nascita di un organo ad hoc.
«Sì perché il problema non è solo rinnovare il programma, ma anche riuscire a comunicare meglio quello che si fa. Un deficit che mi pare queste elezioni abbiano evidenziato».
La commissione elettorale avrà un compito non facile: garantire rappresentanza a tutto il territorio, anche dove il Pd pare assente e garantire il rinnovamento a fronte di un gruppo consiliare che difficilmente si può definire «vecchio».
«Feci parte della commissione elettorale nel 2013 e ricordo bene quanto difficile sia il suo lavoro. Il nostro partito ha bisogno di aprirsi, questo mi pare evidente. Dobbiamo dare rappresentanza a mondi che, fino ad ora, non si sentono rappresentati da noi. Poi c’è il tema del rinnovamento. Credo che la mia elezione stessa vada in questo senso, ma non sono un patito del nuovo per il nuovo. Credo che una squadra equilibrata sia quella in cui elementi di novità convivono con la giusta valorizzazione dell’esperienza».
Uno stigma che faticherà a togliersi di dosso sarà quello della figura diretta da altri.
«Un giudizio svilente e umiliante che rifiuto, ma credo saranno le mie scelte, più che le mie parole, a dimostrare che non è così».
La sua segreteria inizia col botto: martedì l’attesissimo vertice di coalizione.
«Vale per la coalizione ciò che vale per il partito: non è più tempo per le divisioni, serve unità o alla fine ci perderemo tutti».
Lo scoglio da superare, però, sarà la scelta sulla candidatura di Rossi.
«Partire dal nome del candidato presidente è sbagliato. Partiamo dalle molte cose ben fatte da questa maggioranza, individuiamone di nuove e poi decidiamo insieme che sia la persona più adatta per rappresentarle. Ciò che conta è il programma».
Come un fiume carsico, torna in Trentino l’idea del Pd territoriale. lei che idea ne ha?
«Io che in questa terra sono stato meravigliosamente accolto dico che partire dalla vocazione territoriale è giusto. Prima di capire, però, quanto ci dobbiamo distinguere dal Pd nazionale è bene capire cos’è oggi il Pd nazionale e non mi pare chiaro».
La scissione di Mdp è parsa discendere da quella nazionale più che da reali divisioni locali. Possibile sanarla?
«Quando parlo di apertura del Pd è ovvio che mi rivolgo anche a chi sta a sinistra del Pd. Evitiamo le alchimie tra segreterie e confrontiamoci sulle idee comuni».
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