La paura può davvero diventare una faccenda di difficile gestione. Quando è troppa ti entra dentro, ti paralizza: temi di sbagliare, di non farcela. Oppure può essere la molla che ti fa reagire malamente, in maniera fragorosa, con vigore eccessivo.
Andrea La Malfa, "Corriere del Trentino", 31 marzo 2018
Due lati della stessa medaglia dove identifico in questi giorni parte della causa del comportamento politico del Pd trentino e del Patt. Il risultato delle elezioni politiche, che anche in Trentino ha visto la sconfitta del centrosinistra, è sembrato un oscuro presagio per le elezioni provinciali di autunno. I Democratici hanno perso la guida del suo segretario, Italo Gilmozzi, rintanandosi in un assordante silenzio; le Stelle alpine al contrario si sono mosse con decisione, inseguendo la destra nel suo campo.
Il governatore Ugo Rossi poteva optare in molti modi per non concedere al «Dolomiti Pride» il patrocinio provinciale, questione tra l’altro di sua esclusiva competenza. Ha scelto il più forte, ponendo nero su bianco una serie di giudizi sulla manifestazione che difficilmente possono trovare spazio nel pensiero politico progressista.
Nel Comune capoluogo, dove amministra sempre il centrosinistra autonomista, il patrocinio è stato concesso, mettendo in luce una diversità di vedute profonda. Nei giorni scorsi Rodolfo Borga, consigliere provinciale del centrodestra , aveva auspicato che la Provincia non concedesse al Pride il patrocinio richiesto, evidenziando come il documento della manifestazione chiedesse la distribuzione gratuita di profilattici. Tale dettaglio mi ha colpito particolarmente perché ingenuamente identificavo la distribuzione di contraccettivi come uno scandalo «da anni Ottanta», da prime campagne pubbliche con relative polemiche sui rischi dei rapporti non protetti. Ancora più ingenuamente non avevo identificato la contraccezione come una questione che riguardasse esclusivamente gli omosessuali.
Quello di cui abbiamo bisogno oggi è riprendere la strada della solidarietà e dei diritti, che non sono qualcosa di superfluo e un po’ chic. Più apertura e disponibilità al confronto, allora, perché parlare di diritti significa toccare la vita di tutti giorni delle persone, sui luoghi di lavoro e nelle relazioni.
Ricordiamocelo e ricordiamolo: è partendo dai valori, non accettando la discriminazione di una qualsiasi minoranza (se ne faccia parte o meno), che si costruisce il tessuto sociale di una comunità. Il patrocinio più importante è quello che darà la gente con la propria partecipazione.