Ugo Rossi è impaziente. «Qui se non mi muovo io, non si fa nulla» confida ai suoi. All’inquietudine di Pd e Upt, irritati dalla minaccia di testare nuove coalizioni se il via libera al suo secondo mandato non arriverà a breve, il governatore risponde rendendosi disponibile da subito a un incontro di maggioranza: già martedì vedrà i capigruppo. All’inizio della settimana successiva, dopo l’assemblea di venerdì del Pd, il vertice vero e proprio.
T. Scarpetta, "Corriere del Trentino", 4 aprile 2018
La temperatura, nel centrosinistra autonomista trentino, è prossima all’ebollizione. «Le provinciali sono una cosa diversa dalle politiche» ripetono tutti, ma la paura di andare verso una sconfitta annunciata è tangibile e la paura, di norma, non crea coesione. Rossi è esasperato dall’attendismo degli alleati. Anche se in pubblico ostenta sicurezza, è convinto che la campagna elettorale debba cominciare il prima possibile, se si vuole evitare la sconfitta. Come ha fatto scrivere nel documento prodotto dal consiglio del Patt, è convinto che l’immagine di coalizione attenta ai diritti civili non abbia giovato in Trentino come non ha giovato a Renzi alle politiche. Discorso analogo anche per la razionalizzazione dei servizi sanitari e di assistenza agli anziani, che pure hanno visto in lui, più che negli assessori del Pd (Borgonovo Re e Zeni), il primo motore. Basta anche indugiare sul Trentino che accoglie i migranti e non importa se i salotti buoni diranno che insegue la Lega.
Pd e Upt ricambiano la sua insofferenza con una buona dose di sospetto: «Dovremmo spostarci a destra e subire il candidato presidente per seguire un partito che alle politiche ha preso il 4,9%?» si chiedono in particolare in casa Pd. Eppure, tutti sanno che sostituire Rossi con qualche esponente dell’attuale maggioranza sarebbe difficilmente comprensibile per gli elettori. La speranza che coltivano Upt e Pd è quella di trovare un «Papa straniero» che dia alla coalizione l’immagine della novità. Una speranza coltivata ormai da mesi, ma senza frutti.
Mentre Rossi è già proiettato verso la campagna elettorale, Pd e Upt devono ancora ritrovare una propria linea. L’Unione ha bisogno di volti nuovi come di un trapianto. I quadrumviri del Pd mercoledì consulteranno uno per uno i membri dell’assemblea, la stessa che ha dato loro mandato di proporre una linea politica e un nome per la segreteria: un percorso «circolare» un po’ bizantino, ma che dovrebbe finalmente sbloccarsi nell’assemblea di venerdì sera.
Dopo quella data, tutto dovrebbe essere pronto per un vero confronto in maggioranza. Imbattendosi in una piccola gaffe (la chat di whatsapp usata comprendeva tutti i consiglieri, compresi quelli di minoranza), il governatore ha dato la sua disponibilità a incontrarsi «quando meglio si ritenga opportuno», «per sentire direttamente, senza mediazione dei media, le nostre riflessioni e idee».
Più riservatamente, Rossi ha spiegato anche il senso dell’apertura a «liste nuove che allarghino il campo delle alleanze». In sostanza, Rossi non pensa più a una «lista Daldoss», ormai l’assessore è considerato organico al Patt e proporre Walter Viola come «nuovo» sarebbe complesso. L’idea è di dare vita a una lista «a sostegno del presidente» fatta di persone ad oggi non «compromesse» con la coalizione: aria nuova insomma. Al governatore non dispiacerebbe se la stessa cosa la facessero anche gli alleati per cercare di allargare ciascuno il proprio recinto. Il Pd, ad esempio, è guardato come l’unico soggetto in grado di intercettare un po’ di «grillini di sinistra». Un’operazione difficile se l’attuale classe dirigente punterà semplicemente alla conferma degli eletti.
Anche in casa Pd, però, qualche idea in questo senso comincia a circolare. La paternità è attribuita a Giorgio Tonini: dare vita a una lista «democratica» ma non del Pd, una lista insomma cui possano aderire anche persone che oggi non si riconoscono necessariamente nel simbolo.