Non l’hanno presa bene. E non poteva essere altrimenti. Dopo aver letto il documento presentato dal governatore Ugo Rossi durante il consiglio del Patt, Pd e Upt non nascondono una certa insofferenza. E, di fronte al messaggio del governatore (di fatto: o mi confermate la fiducia o il Patt cercherà nuovi alleati), invocano la convocazione urgente di un vertice della coalizione, «per ripartire in vista delle elezioni di ottobre».M. Giovannini, "Corriere del Trentino", 30 marzo 2018
«Usare la stampa per lanciare ultimatum e condizioni imprescindibili è, per usare un eufemismo, ben poco utile alla coesione e al rilancio della nostra coalizione» mette in chiaro il capogruppo provinciale del Pd Alessio Manica. «Tutti — prosegue il componente del quadrumvirato del partito — siamo interpreti di un progetto politico e tutti dobbiamo essere a disposizione, pronti a un passo di lato se ritenuto necessario». Di qui l’appello: «Appena tutte le forze avranno concluso i propri passaggi interni sarà prioritario affrontare tutte le questioni nei luoghi appropriati. I partiti mettano in agenda fin d’ora questo appuntamento. Nessuna forza può incidere senza la coalizione e solo uniti si può guardare al futuro con fiducia». Tenendo presente, prosegue Manica, un aspetto cruciale: «Per essere nuovamente convincenti ad ottobre l’elettorato chiede a mio avviso discontinuità e un cambio di passo: ce lo ha urlato nel voto. Un cambio di passo che deve essere nei programmi, nei metodi anche interni, una discontinuità che deve essere nei confini della coalizione, al centro e a sinistra. E che per forza di cose non può escludere a priori un ragionamento sugli interpreti del progetto. Non può esistere quindi la coalizione del presidente, chiunque esso sia o sarà. Va riportata al centro la dimensione collettiva del progetto politico». Il capogruppo pd torna quindi sul documento del Patt. E marca la distanza: «Non credo che la soluzione ai problemi sia inseguire altre forze politiche sul loro campo: dire oggi che il problema della sconfitta sono stati i richiedenti asilo o i diritti civili è fuori luogo. Altri potrebbero dire che la colpa è da ricercare nella gestione del comparto scuola, o del settore agricolo, o degli enti locali. Ha senso? No». Di più: «Per quanto riguarda i diritti civili, rivendico che, pur con fatica, la maggioranza ha portato in Aula temi come il garante dei detenuti e il contrasto all’omofobia. Sono temi che caratterizzano la proposta politica di una maggioranza. E sulla sanità, ricordo che gli assessori del Pd hanno di fatto attuato piani delineati nei mandati precedenti. Un tema delicato, che la maggioranza dovrà affrontare di nuovo».
Netto anche Vittorio Fravezzi. Che lancia subito una frecciata a Rossi: «Fa specie che il garante della coalizione ora si ponga come il leader di una sola componente. Mi meraviglia: così, tra l’altro, mina ancora di più il proprio ruolo. Si parte con il piede sbagliato». Anche perché, avverte il portavoce dell’Upt, «partire dai nomi e compiere errori di autoreferenzialità può rivelarsi fatale». Per il Patt, ma anche per l’intera coalizione. «In questo momento — aggiunge l’ex parlamentare — bisogna reagire. Ma c’è modo e modo per farlo: mettere i singoli davanti alla collegialità non è la strada giusta. Questa volta, o ne usciamo insieme o ci rimaniamo sotto tutti. Senza capri espiatori». Il portavoce upitino concorda con Manica: la coalizione, ora, deve fissare un momento di confronto. «Con umiltà e serietà — dice — ci si deve mettere attorno al tavolo e riflettere». Sull’esito del voto di marzo («È stato un campanello d’allarme che gli elettori ci hanno mandato. Evitiamo però visioni distorte»). Ma anche sul futuro: «Dobbiamo aggiornare il progetto politico. Che non vuol dire accantonare i nostri valori di fondo, perché non sono più validi. Anzi: dobbiamo piuttosto riflettere su come declinarli in un’azione di governo». Con un messaggio chiaro: «Senza un progetto non c’è nessuno che può pensare di avere cambiali in bianco. Oggi siamo tutti in discussione».
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