«Si deve permettere al Comune di agire in fretta per cancellare le scritte sui muri di edifici tutelati. Ma anche per intervenire a stretto giro nel caso di rifiuti abbandonati in terreni non di nostra proprietà». Italo Gilmozzi mette subito sul piatto l’obiettivo.
M. Giovannini, "Corriere del Trentino", 29 marzo 2018
Ma fa capire di non essere all’anno zero. «Abbiamo già iniziato a ragionare con la Curia e con la Soprintendenza dei beni culturali della Provincia — sottolinea l’assessore comunale ai lavori pubblici di Palazzo Thun — e abbiamo già trovato importanti condivisioni».
Il tema, non nuovo per il capoluogo trentino — anzi, una di quelle partite che da anni accendono i dibattiti, politici e non — è quello del degrado urbano. E, più nel dettaglio, quello delle scritte sui muri del centro storico. In particolare quelle che rovinano gli edifici storici e sotto tutela. Come i monumenti. O le chiese. L’ultimo episodio, in ordine di tempo, ha fatto scalpore: a metà mese la facciata neogotica della chiesa di San Pietro, nel cuore cittadino, è stata imbrattata con una scritta. Che ha indignato molti residenti.
«Il problema — sottolinea Gilmozzi — è che se questi fatti coinvolgono beni sotto tutela, prima di intervenire è necessario aspettare una serie di permessi e autorizzazioni». Con attese non proprio minime: «Generalmente serve più o meno un mese per avere tutti i lasciapassare». Di qui la decisione di Palazzo Thun di muoversi per cercare di tagliare qualche passaggio, in modo da ridurre drasticamente i tempi e risolvere quindi più velocemente i problemi di degrado legati agli imbrattamenti.
«Abbiamo già ragionato con la Curia e con il responsabile della Soprintendenza Franco Marzatico — prosegue l’assessore — e abbiamo già incassato una sostanziale condivisione». L’intenzione, di fatto, è di poter ottenere un via libera quasi «automatico» da parte della Curia (per quanto riguarda gli edifici religiosi) e da parte dei Beni culturali (per i monumenti provinciali) per intervenire nel caso di imbrattamenti all’interno del territorio comunale. «Il nodo — ci tiene a precisare Gilmozzi — non è quindi quello di stimolare l’amministrazione comunale a fare, ma consentirle di agire più in fretta possibile». In questo senso, la prospettiva tracciata da Comune, Curia e Soprintendenza è di arrivare a breve alla firma di un protocollo operativo, che definisca anche le modalità di intervento. «Oltre alla necessità di agire senza attendere i permessi — spiega l’assessore ai lavori pubblici — è importante garantire anche un intervento rapido. E per questo pensiamo alla presenza di una squadra sempre pronta. Non dico ventiquattro ore su ventiquattro, perché sarebbe quasi impossibile. Ma penso a un team in grado di intervenire nel minor tempo possibile per eliminare le scritte e risolvere quindi il problema di degrado».
Di più: l’intenzione del Comune è di guardare oltre e di provare ad allagare il raggio d’azione del protocollo anche agli altri edifici pubblici e di proprietà degli enti strumentali. Come l’Itea.
«Certo — prosegue Gilmozzi —, è necessario distinguere tra beni tutelati e non. Nel primo caso, la condivisione è già a uno stadio avanzato. Mentre per tutti gli altri edifici di proprietà provinciale il ragionamento dovrà essere approfondito in uno dei prossimi incontri che saranno fissati».
C’è però anche un altro fronte sul quale l’amministrazione ha intenzione di agire. E, anche in questo caso, non di poco conto, se si considera che sulla questione dell’abbandono dei rifiuti gli ordini del giorno presentati in Aula si sprecano, così come le segnalazioni presenti sulla piattaforma online SensorCivico. «Sarebbe interessante — dice infatti l’assessore — riuscire a trovare il modo per intervenire immediatamente anche nel caso di abbandono dei rifiuti su un terreno che non sia comunale». Un nodo delicato. Che riguarda non solo aree di proprietà di altri enti pubblici — come la Provincia — ma, in prospettiva, anche proprietà private. «Quando ci sono scritte ingiuriose o pile di rifiuti deve essere permesso all’ente pubblico di intervenire subito». «Questa — conclude Gilmozzi — è una necessità. Ne abbiamo parlato in giunta e siamo tutti d’accordo».