TRENTO. Maggioranza compatta ieri sera sul voto della mozione presentata dalle minoranze nella quale era contenuta la richiesta di dimissioni del sindaco Alessandro Andreatta. Su 37 consiglieri presenti, i 23 del centrosinistra autonomista hanno bocciato il documento mentre 13 voti a favore sono arrivati dalle minoranze con un astenuto.
G. Fin, "Il Dolomiti", 28 marzo 2018
La seduta straordinaria, costata fra l’altro circa 5 mila euro, ha visto pressoché il monologo dei partiti di centrodestra e del M5S con quasi tutti i consiglieri che hanno deciso di parlare. Sono state tre, invece, gli interventi da parte della maggioranza con i consiglieri Paolo Serra, Albero Pattini e Renato Tomasi.
Il centrodestra (Lega, Civica Trentina e Forza Italia) assieme al M5S avevano presentato una mozione sottoscritta da 13 consiglieri nella quale, dopo una premessa che illustrava le varie problematiche della città, dai problemi amministrativi per divisioni interne alla maggioranza al tema della sicurezza, si chiedeva alla giunta e al sindaco di adottare determinate ordinanza e poi di “valutare di rassegnare le dimissioni”.
Sempre nel documento delle minoranze la richiesta di “costituire due unità cinofile della polizia locale e riservare a bilancio le somme necessarie”, di “disporre la riduzione dell'Imis e della tassa sui rifiuti per le botteghe storiche presenti in città da oltre 10 anni”, una “drastica sburocratizzazione dell'Amministrazione” oltre a richiedere maggiori finanziamenti da parte della Provincia.
“Per noi un dovere essere arrivati alla convocazione di questo consiglio straordinario – ha spiegato Andrea Merler di Civica Trentina - perché abbiamo assistito a due anni e mezzo di mal governo ed è ora di finirla. Ci sono stati blocchi di tipo amministrativo, documenti portati dal sindaco e poi bocciati. C'è un problema politica che si riversa nell'amministrazione”. Per Merler “La maggioranza dei cittadini non è più disponibile a sopportare il governo di questa città. Si tratta solo di ratificare il voto di sfiducia già dato il 4 marzo”.
A dare man forte al consigliere di Civica Trentina anche la capogruppo della Lega Bruna Giuliani che ha elencato le azioni “che da anni la città attende. “E’ da dieci anni che chiediamo delle unità cinofile per la città e ci viene risposto che i problemi sono altri. Io non posso crederci. Anche disporre la chiusura della cancellata di piazza Dante serve per rendere la nostra città più sicura”.
A parlare di “fallimento della giunta Andreatta” e di “città ormai fuori controllo” è il collega di partito Devid Moranduzzo. Dai banchi del M5S a parlare è invece il consigliere Andrea Maschio che ha ripreso il problema della sicurezza con “le persone che hanno paura di camminare per strada la sera” e i problemi che all’interno la maggioranza hanno portato all’impantanarsi diversi provvedimenti. Sulla stessa linea anche il leghista Vittorio Bridi.
Dalla maggioranza a liquidare gli interventi delle minoranza definendoli “il solito ritornello” è il capogruppo del Pd, Paolo Serra. “Questo ordine del giorno è fatto di richieste – ha spiegato – che abbiamo visto e discusso altre volte. L’opposizione non ha alcuna fantasia e chiedere le dimissioni del sindaco Andreatta è fuori luogo”.
Alberto Pattini, capogruppo del Patt, senza peli sulla lingua, ha criticato l’atteggiamento delle minoranza che lega il recente risultato delle elezioni politiche nazionali con la situazione locale. “Siamo qui ‘a discutere del sesso degli angeli’ – ha affermato – perché discutiamo di problemi quando sappiamo benissimo che la politica nazionale ha un suo percorso e che non va ad influenzare le tematiche locali”
Una sola replica da parte del sindaco. “Nella vostra premessa – ha affermato rivolgendosi alle minoranze – avete anche sbagliato a citare alcuni dati. Almeno in quello potevate essere precisi. Mi è stato poi detto che sono succube a azioni di lobbismo ma chi lo pensa non mi conosce”.
Il merito alla richiesta di dimissione Andreatta ha precisato che “Il mandato che mi è stato affidato dagli elettori è di cinque anni e nessuna elezione può alterare questo dato”.
“Quasi nessuno – ha proseguito il sindaco Alessandro Andreatta - conosce come me l'eccellenza di questa città le potenzialità e le difficoltà. I problemi ci sono e gli ho ammessi e siamo tutti chiamati ad intensificare l'impegno quotidiano”.
Dopo tre ore di discussione la votazione palese con l’assenza (per motivi famigliari e di salute) del vicesindaco Paolo Biasioli e dei consiglieri Antonia Romano e Paolo Castelli. “La mozione è stata bocciata – spiegano dai banchi dell’opposizione – ma noi abbiamo fatto il nostro lavoro e lo dovevamo fare per i cittadini. I 5 mila euro? E’ il costo della democrazia”.
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Il Consiglio comunale ha bocciato con voto palese la richiesta di dimissioni del sindaco Andreatta, presentata congiuntamente dalle opposizioni. Su 37 presenti, 13 sono stati i voti favorevoli, 23 i contrari, un astenuto (il consigliere Eugenio Oliva, Progetto trentino), 2 assenti.
Non si è trattato di un'autentica richiesta di sfiducia per la quale le minoranze non hanno raccolto i 16 voti necessari, ma una mozione che raccoglieva una serie di richieste in materia di ordine pubblico e che culminava con la richiesta di dimissioni. Andrea Merler (Civica trentina) ha chiesto un passo indietro della Giunta anche alla luce delle elezioni del 4 marzo: «Nel 2015 il centrosinistra ha vinto le elezioni con un quarto dei voti degli aventi diritto.
Le elezioni del 4 marzo mostrano come i Trentini vogliano un cambio di direzione politica e puniscano anche il cattivo governo di Andreatta, della sua maggioranza incapace di prendere decisioni. Il risultato sono le aree in mano agli spacciatori, agli sbandati in preda all'alcol, la chiusura delle botteghe storiche». Bruna Giuliani (Lega Nord) chiede interventi «più incisivi» sui temi del degrado urbano: «Chiediamo da anni i cani antidroga, ci viene risposto che ci sono altre priorità, mentre troppi giovani muoiono di droga. L'abbandono della palazzina Liberty è uno smacco per la città. Per tutti questi motivi chiediamo le dimissioni del sindaco per andare al voto a ottobre».
Il sindaco Andreatta ha respinto fermamente le accuse: «La richiesta delle minoranze è una provocazione per proseguire una campagna elettorale infinita. Il mio mandato dura cinque anni e nessuna elezione concomitante può mettere in discussione le regole democratiche. Accelereremo le decisioni, ma i problemi sono complessi e richiedono ascolto, non un "sindaco podestà". Sul degrado dettato dall'alcol, abbiamo lavorato insieme alle minoranze che ci contestano, prendendo decisioni condivise, qual è la vostra credibilità?». Devid Moranduzzo (Lega Nord) sottolinea la distanza dell'amministrazione dal voto popolare e critica il Patt: «Alle elezioni politiche il centrosinistra è stato asfaltato a Ravina, Gardolo e Mattarello, tutti i quartieri popolari. Il Patt poi sui giornali critica la giunta, ma in Consiglio le vota a favore o si astiene».
Andrea Maschio (M5s) traccia un filo conduttore tra il centrosinistra locale e quello nazionale: «Il centrosinistra continua la lotta di classe, ma raccoglie i consensi e il sostegno solo della "prima" classe. L'autoesaltazione non è una caratteristica solo renziana ma anche di Andreatta, che crede di essere l'unico a conoscere i problemi della città. La Giunta ha dimostrato spesso di mettere prima gli interessi e poi la salute, come testimonia la discarica in Sardagna e l'incompleta bonifica di Italcementi». Paolo Serra (Pd-Psi) difende l'operato del sindaco: «Siamo sempre ai primi posti nelle classifiche indipendenti per qualità della vita, il che indica una buona amministrazione. Certo, si può fare di più per la sicurezza, attivando pattuglie itineranti oltre a quelle fisse, ma questa Giunta ha raggiunto risultati importanti, pensiamo alla riqualificazione di Piedicastello e al successo del turismo e del Muse nel quale le opposizioni non credevano».