Elisa Filippi, capolista del Partito democratico per la Camera, va dritta al punto: «Il decreto si è rivelato necessario, magari non si fosse presentata tale urgenza». Filippi ricorda le premesse statistiche: «Il calo della copertura prosegue dal 2013 e nel quadro europeo l’Italia è tra i Paesi in cui maggiormente decresce la soglia di protezione e contestualmente aumenta l’incidenza di patologie serie, come il morbillo».
M. Damaggio, "Corriere del Trentino", 2 marzo 2018
Tra i motti della campagna del Pd ce n’è uno che Filippi sottolinea: «Su un tema tanto delicato, ovvero la salute, la parola ce l’hanno i medici: dobbiamo fidarci della comunità scientifica che è chiara nella sua posizione a sostegno dei vaccini». Una questione persino etica: «Io ho rispetto per le scelte del singolo, ma qui è in gioco la salute di tutti. Gli effetti della scelta del singolo hanno ripercussione sulla collettività». In definitiva: «Se in generale gli obblighi non sono piacevoli, questa volta era doveroso».
Dalle colonne del Time, due giorni fa, Tara John s’è occupata dell’Italia. L’ha fatto pesando il ruolo del «blocco elettorale» composto dagli scettici no-vax. L’ha fatto, ancora, citando le soglie di copertura nazionale, menzionando il caso di Bolzano e ricordando le principali dichiarazioni di liste e schieramenti. L’esito è noto: la geografia delle posizioni politiche, in tema vaccini e obbligatorietà, supera le divisioni naturali delle coalizioni. Se il centrosinistra — eccetto l’Svp — resta compatto, nel centrodestra la linea è difforme. Lega Nord e Fratelli d’Italia marcano la contrarietà all’obbligo, Forza Italia e Noi con l’Italia restano invece favorevoli.
Il punto di partenza è statistico. Dal 2013, in Italia, le coperture vaccinali sono via-via diminuite: nel 2016 per polio, difterite, tetano, epatite B si è registrato a livello nazionale un tasso di copertura del 93%, mentre per il morbillo si è scesi all’87,4% (95% è la soglia raccomandata dall’Organizzazione mondiale della sanità). Sempre nel 2016, in provincia di Trento il vaccino di immunizzazione contro morbillo, parotite e rosolia aveva una copertura pari all’87,43%. Ancora più aspra è la situazione in Alto Adige: la copertura vaccinale di morbillo, parotite e rosolia si ferma al 67,43%.
Fin qui i numeri. Ad animare il dibattito politico estivo è stato il decreto firmato dalla ministra Beatrice Lorenzin che ha introdotto l’obbligatorietà per dieci vaccini in due somministrazioni, per minori da 0 a 16 anni, vincolando il rispetto della norma all’iscrizione a scuole e asili.
Ma qual è, oggi, la posizione di partiti e coalizioni? Per capirlo abbiamo interrogato tutte e quindici le liste, formulando la medesima domanda («Obbligo vaccini: è a favore? Se sì, perché? Se no, perché?»). Pd, Insieme, Civica Popolare e +Europa rispondono all’unisono. «È una misura di sicurezza sanitaria», spiega Lorenzo Dellai che parla di «deficit di solidarietà» e «sfiducia nelle conoscenze scientifiche». L’unica voce tiepida proviene dall’Svp: «Il tema dovrebbe meritare approfondimento tecnico anziché politico», dice Manfred Schullian che rispetto ai dieci vaccini obbligatori parla di scelta «in eccesso».
Anche Liberi e uguali critica il decreto: «La strada non è quella delle sanzioni», dice Norbert Lantschner. Altrettanto scettico è il Movimento cinque stelle che attraverso il capolista Riccardo Fraccaro rimarca la linea: «Obbligatorietà per quattro vaccini ed eventuali nuovi obblighi in caso di reali epidemie». Nel centrodestra il tema divide: per Diego Binelli (Lega Nord) «le sanzioni sono un provvedimento da Stato sovietico». Anche Fratelli d’Italia contesta il sistema impositivo, suggerendo piuttosto una «campagna di divulgazione scientifica». Ben diversa è la posizione di Forza Italia e Noi con l’Italia, a sostegno del provvedimento. «Se la mia scelta incide sulla vita di chi mi sta vicino — sintetizza Maurizio Perego (Forza Italia), capolista al Senato — non si tratta più di un diritto, diventa un obbligo».