Vorrei contribuire alla discussione sul presente e sul futuro dell’assetto dei servizi residenziali per gli anziani a Rovereto aggiungendo a quanto è già stato detto e scritto nei giorni scorsi alcuni elementi che spero utili al dibattito pubblico, anche in vista delle decisioni che l’amministrazione comunale dovrà assumere.Donata Borgonovo Re, 19 febbraio 2018
Mi preme, innanzitutto, ricordare che la vicenda relativa alla realizzazione di una nuova RSA, per poter dismettere la RSA di via Vannetti (edificio degli anni ‘60, considerato da tempo inadeguato per lo svolgimento delle funzioni assistenziali cui è destinato), si inserisce in una sequenza di interventi finalizzati alla costruzione di strutture più piccole e meglio gestibili:già negli anni Novanta “si riteneva che le case di riposo dovessero essere di piccole o medie dimensioni, distribuite sul territorio e ben raccordate con il tessuto urbano; pensate quindi come luoghi più simili all’abitazione che all’ospedale”. Così leggiamo nell’opuscolo per il decennale della RSA di Borgo Sacco, festeggiato lo scorso settembre,il cui cantiere fu avviato nel 1999 ed era dunque in piena attività quando l’amministrazione Maffei, nel 2002, chiese ed ottenne un cospicuo (23.000.000 di euro) finanziamento provinciale per costruire una nuova RSA presso l’ex cava Manica. È poi del 2006 la decisione dell’amministrazione Valduga (Guglielmo) di sostituire l’area individuata con l’area ex Bettini su piazzale Defrancesco (dove si stanno ultimando i lavori proprio in questo periodo), ottenendo dalla Provincia un nuovo finanziamento (vista la revoca del precedente). L’idea di una terza RSA (per poter definitivamente chiudere la storica ‘casa rossa’ di via Vannetti) si presenta nell’aprile 2010, sempre con l’amministrazione Valduga (Guglielmo) che chiede il finanziamento provinciale per la costruzione della struttura in zona ex Follone; pochi mesi dopo, l’amministrazione Miorandi sottoscrive con la Provincia un Protocollo nel quale si prevede la “ricollocazione della nuova Residenza Sanitaria per Anziani, modificando la precedente collocazione nell’area Follone” (si propone l’area di via Unione) ma confermando la validità della domanda di finanziamento presentata ad aprile sul piano provinciale per le RSA (Protocollo di intesa del 26 novembre 2010).
Mi scuso per la ricostruzione forse noiosa delle tappe di questo lungo percorso verso il sistema delle tre Residenze per anziani a Rovereto ma mi sembrava importante rendere evidente ai lettori che non vi è stata alcuna improvvisazione dilettantesca da parte dell’amministrazione Miorandi nell’affrontare questo tema. Anzi, si è proseguito nel solco di una progettualità (forse un po’ troppo esitante e lenta, ma chiara nei suoi fini) che mai, in questi ultimi quindici anni, come già hanno sottolineato gli ex amministratori che sono intervenuti in argomento, ha considerato l’opzione di una ristrutturazione dell’edificio di via Vannetti, il cui unico destino era semmai quello di essere dismesso. E certamente in altro modo valorizzato e riutilizzato.
E veniamo all’ultimo passaggio: nel 2011 l’amministrazione comunale approva un progetto preliminare che definisce le modalità di realizzazione della terza RSA nell’area ex Master Tools, in via Ronchi e nel 2013, quasi alla vigilia delle elezioni provinciali, la Giunta aggiorna il piano degli investimenti per le RSA finanziando con poco più di quattro milioni l’acquisto di quell’area da parte del Comune di Rovereto “per la realizzazione di una residenza sanitaria per anziani”, come si legge in delibera. E dunque condividendo la scelta di nuova collocazione della struttura che così veniva inserita in una zona centrale e ricca di attività sociali, facilmente accessibile per i famigliari e circondata dal verde, elemento purtroppo carente in via Vannetti. La bonifica del terreno, su cui sorgeva una fabbrica meccanica del gruppo Sandvik, ha richiesto più di un anno ma nell’aprile 2015 il Comune ha finalmente acquisito la proprietà di circa metà dell’intera area liberata dall’impianto produttivo. Un’area che certamente non poteva essere “un campo dipatate” poiché il piano regolatore allora vigente prevedeva su tutta l’ex area industriale un piano di lottizzazione con destinazione residenziale, commerciale verde pubblico, ecc. Infatti, sulla parte di terreno non di proprietà comunale vi è ora un progetto edilizio ambizioso che, a quanto si legge sui giornali, prevede la realizzazione di tre caseggiati di sei o sette piani (per la RSA ne erano previsti tre) per un totale di ottanta appartamenti.
Sebbene gli uffici provinciali fossero preoccupati per la difficoltà di reperire risorse per la costruzione della nuova RSA (allora sarebbero serviti 17 milioni), a fronte di un brusco e radicale taglio di finanziamenti (nel giugno 2014 la previsione di risorse per le RSA era di 8 milioni, contro i 110 della precedente legislatura…), il disegno dell’amministrazione Miorandi aveva una sua innegabile solidità e ricordo che da assessora alla Salute e Solidarietà sociale lo stavo seguendo con particolare attenzione, ma non c’è stato il tempo per mettere al sicuro il progetto. I cambiamenti avvenuti nella seconda metà del 2015 hanno dato una diversa piega alla storia: l’amministrazione Valduga (Francesco) ha ritenuto di fare scelte diverse (nel merito delle quali sono intervenute egregiamente persone ben più competenti di me), fermando la realizzazione della terza RSA e scegliendo di ristrutturare la vecchia ‘casa rossa’. Ciò che vorrei esprimere ora, accanto al rammarico per una preziosa occasione perduta, è la speranza che l’amministrazione faccia una seria e puntuale valutazione comparativa tra le due soluzioni, colmando una lacuna dei documenti finora prodotti, soffermandosi prima di tutto sulle future prospettive di benessere degli ospiti e di qualità delle condizioni di lavoro degli operatori e non dimenticando il tema dei costi di esercizio, mai affrontato per la ‘nuova’ struttura di via Vannetti. Se il supposto risparmio di 9 milioni (compreso il costo del terreno), oggi considerato il vero valore aggiunto di questa discutibile operazione, dovesse in futuro tradursi in una pessima qualità della vita di ospiti ed operatori, in un crescente costo di gestione e di manutenzione di una struttura che ha pur sempre cinquant’anni, in un disagio negli accessi di famigliari, volontari e visitatori, forse varrebbe la pena fermarsi. E magari, mettendo a disposizione dei cittadini non solo il documento preliminare del progetto di via Vannetti ma anche il documento preliminare del progetto di via Ronchi, si potrebbe sinceramente favorire il maturare di una decisione più ponderata e obiettiva, non viziata, come oggi appare, da evidenti conflittualità personali, ma che mostri di avere a cuore solo il futuro degli anziani ospiti della RSA e della comunità roveretana tutta
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