Sono ben sedici anni che il Rapporto immigrazione del Cinformi offre il quadro dettagliato della presenza dei “nuovi cittadini” in Trentino. In questo periodo di tempo il fenomeno migratorio è profondamente mutato: alle migrazioni economiche si sono affiancati i ricongiungimenti familiari; i nuovi arrivi hanno subito una robusta frenata contestuale all’impennata delle acquisizioni di cittadinanza.
Luca Zeni, 16 febbraio 2018
Alcuni dati:
- per il terzo anno consecutivo il dato relativo ai residenti stranieri mostra un segno negativo: nel 2016 -4,1% rispetto al 2015
- l’incidenza dei residenti stranieri sulla popolazione totale è scesa all’8,6%, portandosi più vicina alla media nazionale (8,3%), e rimanendo staccata dal valore del Nordest (10,4%)
- la quota preponderante dell’immigrazione in Trentino, così come nel resto d’Italia, è riconducibile al continente europeo (65,3%) più di uno straniero su cinque in Trentino (oltre 10mila unità) è di cittadinanza romena. Più di un terzo degli stranieri residenti è riconducibile a due sole cittadinanze: romeni e albanesi
- in Trentino lavorano circa 20.000 immigrati, senza contare l’occupazione stagionale, indice di un radicamento consolidato nell’economia locale.
-al tema dei richiedenti protezione internazionale vengono dedicati alcuni approfondimenti del Rapporto: contributi sulla sfida del lavoro sociale con i richiedenti asilo; sulle opportunità di socializzazione, inclusione sociale e valorizzazione dei richiedenti protezione internazionale, anche nella lunga fase di attesa (focus su sport e tirocini formativi) Come di consueto, ricognizione sui dati dell’accoglienza di richiedenti asilo e rifugiati.
Cinformi Immigrazione
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Gli stranieri? Donne europee cristiane, M. Damaggio, "Corriere del Trentino" 16 febbraio 2018
Da una parte il corollario di percezioni, increspate perlopiù da un’onda di preconcetti emozionali e sovrastime che portano all’identikit più diffuso: i migranti aumentano, sono principalmente uomini, musulmani e arrivano dall’Africa attraversando il mare, si dice. Dall’altra l’evidenza statistica che sovverte i cliché: in Trentino, la presenza di stranieri è in progressivo calo (nel 2016 la flessione è stata del 4,1% rispetto al 2015), la maggior parte sono donne (nel 53,9% del casi), la religione principale è il cristianesimo e provengono prettamente dall’Europa (albanesi e romeni, da soli, costituiscono un terzo della popolazione straniera).
A capovolgere la mistica popolare è la sedicesima edizione del Rapporto immigrazione del Cinformi, un documento che fotografa annualmente i dati del Trentino e li confronta con il resto del Paese. «Per costruire un dibattito serio si deve partire dall’evidenza dei dati — ha premesso Luca Zeni, assessore alla salute e alle politiche sociali — Una narrazione oggettiva consente di maturare una visione non ideologica ma scientifica, offrendo così una risposta pragmatica».
Oltre gli stereotipi, dunque. Un tasto dolente, toccato da Maurizio Ambrosini, docente di sociologia dei processi migratori nonché curatore del volume Rappresentazioni e realtà dell’immigrazione sono spesso difformi , ha esordito citando i dati nazionali. «Nei sondaggi, gli italiani sovrastimano il numero degli immigrati: secondo l’Ipsos, ritengono siano il 26% della popolazione, mentre sono il 9% circa». Le statistiche aiutano a bonificare il campo da molte altre fallacie: «L’immigrazione è stazionaria e gli stranieri residenti in Italia sono 5,5 milioni; lavoro e ricongiungimenti familiari sono le principali ragioni d’arrivo; in maggioranza si tratta di persone di origine europea, cristiana e prevalentemente donne».
Quanto al peso sull’economia: dei 5,5 milioni di stranieri in Italia, 2,4 milioni lavorano (stagionali esclusi), rappresentano il 10,5% dell’occupazione e producono circa l’8% del Pil. Circa la delicata questione della devianza, nel 2007 a fronte di 3 milioni di stranieri residenti i detenuti non italiani erano 21.000, nel 2017 con 5,5 milioni di stranieri i detenuti non italiani erano 19.000.
Fin qui il contesto nazionale. In Trentino l’andamento è speculare. Erano 46.456, a fine 2016, gli stranieri residenti in provincia, esclusa la quota di richiedenti protezione internazionale che arriva appena al 3% della popolazione straniera (1.518 persone, più 165 nel circuito Sprar). Come detto, rispetto al 2015 si è registrata una diminuzione dei residenti stranieri del 4,1%, dovuta soprattutto al peso delle oltre 3.460 persone diventate cittadine italiane nel 2016 (+5%). Nel complesso, l’incidenza degli stranieri residenti appare quindi in flessione, attestandosi all’8,6% (era del 9% l’anno precedente, nel Nordest è del 10,4%). «I segnali di stabilizzazione e il processo di acquisizione di cittadinanza indicano un progressivo inserimento nella comunità», ha spiegato Serena Piovesan, curatrice del volume. Analizzando le provenienze, è l’Europa il principale bacino d’arrivo (nel 65,3% dei casi). Più di uno straniero su cinque è di cittadinanza romena (10.258 persone). Seguono i cittadini albanesi (5.779), marocchini (3.820), ucraini (2.549), pakistani (2.526), moldavi (2.520) e macedoni (2.456). L’incidenza delle nascite, poi, è del 16% mentre i matrimoni misti, con almeno una persona straniera, corrispondono al 20% delle celebrazioni censite nel 2016. Una su cinque.