Le sollecitazioni sono state parecchie. E precise: in vista delle elezioni del 4 marzo, gli operatori sociali hanno incalzato i candidati su inclusione sociale, contrasto alle povertà, immigrazione (Corriere del Trentino di ieri). Invitando a non «creare guerre fra poveri» e chiedendo misure per favorire il lavoro, per affrontare il tema delle disuguaglianze e per governare il fenomeno migratorio. Richieste che gli esponenti trentini dei vari schieramenti hanno raccolto. Disegnando risposte e prospettive differenti.M. Giovannini, "Corriere del Trentino", 8 febbraio 2018
«Il tema delle disuguaglianze — ammette Michele Nicoletti (Centrosinistra autonomista) — è centrale non solo per gli operatori che sono a contatto giornaliero con i guasti sociali prodotti da queste divergenze. Purtroppo però lo sviluppo di una economia globalizzata ha reso difficile affrontare il tema». In questo quadro, il primo livello di intervento è internazionale: «Dobbiamo ricostruire politiche non solo di austerità ma anche fiscali e del lavoro all’insegna di una maggiore giustizia». Promuovendo un «maggiore protagonismo del nostro Paese negli organismi internazionali». La risposta, avverte il candidato, è una sola: «Serve un’Europa politicamente e socialmente più forte. Qualche segnale c’è, ma il cammino è appena cominciato». Fondamentale, però, anche l’impegno nazionale: «In questa legislatura abbiamo messo in campo degli elementi per redistribuire la ricchezza». Ma il modo migliore per combattere la disuguaglianza, secondo Nicoletti, «è il lavoro: la nostra ossessione deve essere quindi la creazione di posti di lavoro dignitosi». Impegnandosi anche nella lotta all’evasione fiscale e nella promozione di una cultura dell’uguaglianza. E l’immigrazione? «In primo luogo — risponde Nicoletti — si deve distinguere tra il fenomeno dei profughi, bisognosi di una protezione, con la necessità di una grande solidarietà europea, e l’immigrazione, che riguarda persone che si spostano per migliorare le loro condizioni di vita. Quest’ultimo fenomeno va governato: si deve promuovere una immigrazione regolare, con politiche serie di accoglienza e integrazione, rispettando la popolazione locale».
Insiste sul concetto di disuguaglianza anche Antonella Valer (LeU), «un tema — dice — al centro del nostro programma». Subito la proposta concreta: «Pensiamo di utilizzare la leva fiscale per redistribuire il reddito, applicando l’articolo 53 della Costituzione dal quale negli ultimi vent’anni ci si è allontanati: ora dobbiamo recuperare il tempo perso e ripristinare un equilibrio». Sull’immigrazione, Valer è chiara: «Bisogna evitare la guerra tra poveri. Chi soffia sul fuoco della discriminazione fa leva sul disagio, accusando gli immigrati di essere la causa della disoccupazione. Ma non è così». Per andare oltre queste divisioni, avverte Valer, serve prima di tutto uno scatto culturale. «La politica, poi, può influire creando maggiori opportunità e ragionando di nuovo sul mercato del lavoro. Il reddito di inclusione, in questo quadro, può essere visto nell’ottica di un rafforzamento della capacità contrattuale». Ma l’inclusione, conclude Valer, passa anche dalla visione di una città in grado di «offrire opportunità a tutti, creando un vissuto indipendente dalle provenienze».
Diverso l’approccio di Maurizio Fugatti. «Oggi — sottolinea il candidato del centrodestra — ci sono aspetti di disuguaglianza che riguardano anche i trentini, che spesso si sentono discriminati nell’accesso a vari servizi. Penso a quelli legati all’assistenza. Per questo non è giusto indirizzare le attenzioni solo verso chi non è trentino». Una visione che si discosta da quella degli operatori del terzo settore, decisi a non sollevare guerre tra poveri. «Io — replica Fugatti — aiuto prima chi mi è più vicino. Poi, se mi rimangono risorse, aiuto anche gli altri. È il ragionamento che farebbe un buon padre di famiglia, niente di più». Netto, Fugatti, anche sul lavoro: «Il Trentino non è messo bene sul fronte della disoccupazione. È chiaro che il tema deve essere gestito in modo diverso». Non puntando sul reddito di inclusione («Il rischio è che chi deve cercare lavoro non lo cerchi») ma «liberando nuove risorse per creare lavoro». E intervenendo sulla questione della tassazione delle imprese.
Rilancia il reddito di cittadinanza infine Cristiano Zanella, del Movimento 5 Stelle: «Non è un sussidio, ma una vera e propria manovra economica (perché aumenta in modo immediato il reddito delle famiglie e fa ripartire l’economia), che al contempo risponde ai bisogni di chi ha perso il lavoro e che ha bisogno di ricollocazione, e di chi non lavora più perché in età da pensione». I pentastellati, prosegue Zanella, propongono anche «la ristrutturazione dei centri per l’impiego che devono diventare parte attiva nella riqualificazione di chi è in stato di disoccupazione o inoccupazione. Chi percepisce il reddito di cittadinanza e rifiuta per tre volte un posto di lavoro che viene offerto dal centro per l’impiego decade dal beneficio». Sul tema dell’immigrazione, la valutazione è critica: «La gestione dell’immigrazione è stato il più grande fallimento sia della destra che della sinistra. Hanno firmato accordi suicidi. Per non parlare poi delle modalità di gestione degli immigrati. Noi proponiamo innanzitutto la ricollocazione obbligatoria in Europa di chi arriva sul territorio europeo, una velocizzazione dell’identificazione del migrante per riuscire a capire il più velocemente possibile chi ha diritto di restare in Italia e chi invece deve essere respinto, ma soprattutto impedire in futuro l’arrivo dei flussi migratori facendo accordi con i paesi sul Mediterraneo. Nei comuni amministrati dal M5S l’accoglienza è da tempo è diffusa; in Trentino i sindaci di valle si oppongono, come è giusto che sia, a scelte calate dall’alto. La gestione dei fondi destinati all’accoglienza deve inoltre essere chiara e trasparente».
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