«Per prima cosa questa mattina (ieri ndr) ho controllato se c'era un'autorizzazione da parte dell'Ufficio della Provincia e mi è stato spiegato che non c'era. A quanto ne so non c'è neanche un accordo con i sindacati. E questo mi sembra un segnale preoccupante». L'assessore al Lavoro della Provincia di Trento Alessandro Olivi spiega di essere preoccupato per il dilagare di modelli di controllo a distanza dei lavoratori."Trentino", 6 febbraio 2018
«Non possiamo seguire il modello Amazon per le imprese italiane e ancora di più per le nostre piccole e medie imprese. Non dobbiamo procedere troppo velocemente verso la supremazia del digitale. Il rischio è quello della spersonalizzazione del rapporto tra impresa e lavoratore. Così ci sarebbe il rischio della spersonalizzazione del rapporto di lavoro e di alienazione. Bisogna gestire questi processi e non subirli. L'idea che il braccialetto venga usato senza un accordo mi preoccupa. C'è lo spazio per coniugare la tecnologia e il rapporto personale. C'è ancora la possibilità di instaurare un rapporto di fiducia tra impresa e lavoratore».
Olivi invita le imprese a ricordare la loro trentinità: «Sento spesso le imprese invocare la loro specificità rispetto alle grandi imprese nazionali. Bene, io dico: usiamo la tecnologia coniugando le esigenze delle imprese con quelle dei lavoratori che hanno il loro bagaglio di esperienza, saperi e umanità. La tecnologia non deve essere uno strumento coercitivo, ma un mezzo per migliorare il lavoro, non solo l'efficienza del lavoro, ma anche la sicurezza e tutte le altre condizioni del lavoro. Il Trentino non scelga Amazon come modello dove diventiamo tutti dei numeri e dove rischia di esserci la dittatura dei numero. Così rischiamo di diventare tutti dei piccoli robot. E mi chiedo: cosa resterebbe di un modello trentino in questo modo? Ci sono delle regole che creano uno spazio disponibile per un accordo. Una svolta tecnologica va bene, ma va discussa insieme ai lavoratori. Se non vengono messi dei limiti, il rischio è che tutti diventino dei piccoli robot. E la trattativa serve proprio per evitare questo rischio».
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