Le ripercussioni sono parecchie. A livello provinciale, ma anche in via Belenzani, ai piani alti di Palazzo Thun: dopo la definizione dello schema delle candidature del centrosinistra autonomista per le prossime Politiche gli sguardi si allungano già dopo la scadenza del 4 marzo. Individuando scenari e ambizioni più o meno possibili.§M. Giovannini - M. Montanari, "Corriere del Trentino", 28 gennaio 2018
Gli occhi, in questo «day after», sono puntati in particolare sul grande escluso — per suo volere, a onor del vero — della partita elettorale: il vicepresidente della Provincia Alessandro Olivi. Che si mostra tranquillo. «Mi era stato chiesto di candidarmi per il parlamento — osserva — ma ho deciso di rinunciare e restare in Trentino, continuando a dedicarmi all’esperienza amministrativa e politica. Stare qui vuol dire completare un incarico importante, concludendo un ciclo in cui abbiamo lavorato molto. Dal momento che mi era stato proposto di andare a investire l’esperienza accumulata a Roma, ritengo che mi verrà richiesta anche a livello locale, alle prossime provinciali». E aggiunge: «Ho ponderato la mia scelta e ho deciso, sulla base di valutazioni personali, di rinunciare a una candidatura che era parsa abbastanza scontata». Una decisione che sembra convincere anche i sindacati. «In questi anni — dice infatti Lorenzo Pomini (Cisl) — abbiamo lavorato bene con Olivi. La sua rinuncia a candidarsi da una parte ci dispiace, dall’altra ci tranquillizza. È vero, infatti, che l’autonomia si difende soprattutto a Roma. Ma la differenza si fa anche a livello locale». Così Franco Ianeselli (Cgil): «Nelle ultime due legislature sono stati messi in atto strumenti di innovazione sociale che hanno dato risultati e questo merito va in parte all’operato dell’assessore. Anche se Olivi sarebbe stato sicuramente utile in sede romana, non siamo dispiaciuti per la sua rinuncia. Nell’eventualità di una riconferma alle provinciali, infatti, sarebbe garantita continuità amministrativa».
La permanenza trentina di Olivi però sarà già andata di traverso a più di un volto noto di Piazza Dante. Primo fra tutti il governatore Ugo Rossi, tra i sostenitori della candidatura del vicepresidente (di cui, in questi mesi e in vista dei prossimi passaggi elettorali, avrebbe fatto sicuramente a meno). Ma a non gioire è anche l’assessora all’università Sara Ferrari, che stava pregustando l’idea di un ruolo da vice almeno fino alle provinciali.
Si profila invece un’ultima parte di legislatura sugli scranni della giunta per Gianpiero Passamani: il capogruppo dell’Upt, infatti, dovrebbe prendere il posto di Tiziano Mellarini. Forse ereditandone anche le deleghe (ma su questo sarà Rossi a doversi esprimere).
E qualche movimento in giunta si registrerà anche a Palazzo Thun, dove la candidatura di Mariachiara Franzoia anima più di uno scenario. Al posto dell’assessora, stando ai rumors di queste settimane, in giunta dovrebbe entrare Elisabetta Bozzarelli, anche per mantenere l’equilibrio di genere. Un ingresso che qualcuno analizza anche in chiave elettorale in vista delle comunali del 2020. Se infatti in molti hanno visto l’uscita di scena di Franzoia come un punto a favore della possibile candidatura a sindaco dell’assessore Italo Gilmozzi, qualcuno è pronto a scommettere che, se Bozzarelli riuscirà a ben figurare in questi due anni, la sfida potrebbe coinvolgere anche lei, considerate le spinte degli ultimi anni per avere, nel capoluogo, un sindaco donna. Ma della partita potrebbe essere anche Lucia Maestri, se all’esponente dem non verrà offerto un assessorato nel prossimo turno provinciale come «indennizzo» all’esclusione dalle Politiche (lo stesso sembra profilarsi per l’upitino Vittorio Fravezzi).
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