“Ringraziamo il vescovo di Trento, monsignor Tisi, per il suo appello, che riassume anche il nostro pensiero e che deve abbracciare l’intera comunità trentina. Solo attraverso una condivisione di impegno e quindi di responsabilità l’accoglienza dei richiedenti protezione internazionale può rappresentare una sfida sostenibile per il Trentino”.Ufficio Stampa Provincia, 25 gennaio 2018
Questo il commento della Provincia autonoma - con il suo presidente e con l'assessore alla solidarietà sociale - dopo la visita di stamani del vescovo di Trento al Campo della protezione civile di Marco, che oggi ospita una parte dei profughi presenti in Trentino. Monsignor Lauro Tisi, accompagnato dall'assessore competente e dai responsabili dell'accoglienza provinciale, ha potuto vedere da vicino e toccare con mano l’organizzazione del Centro e alcune fra le diverse attività formative e ricreative che si svolgono al suo interno. Nel corso di un dialogo fra alcuni migranti e il vescovo, l’assessore ha spiegato che ai richiedenti asilo accolti a Marco è stata recentemente offerta l’opportunità di spostarsi presso la residenza Fersina a Trento; invito che è stato accolto solo da una minima parte dei migranti, proprio per non dover lasciare le attività già avviate a Rovereto.In Trentino la rete della distribuzione diffusa si è consolidata, con 1000 richiedenti asilo che vivono attualmente in appartamenti e piccole strutture di accoglienza. Rimane però da ridurre le presenze nei due centri maggiori di Trento e di Rovereto. La Provincia sta lavorando in questa direzione e proseguirà nel suo impegno secondo una programmazione già fissata nelle sue linee generali. “Il problema – ha detto l’assessore al vescovo nel corso della visita di stamani a Marco – è che molti richiedenti asilo si stanno inserendo positivamente nella comunità grazie alle opportunità formative e di inclusione offerte dal progetto di accoglienza. Questo radicamento nel tessuto locale, diretta conseguenza dell’impegno degli operatori e della qualità del progetto trentino, spinge i migranti a voler restare nella zona di Rovereto, un’ipotesi non sempre compatibile con la logistica delle strutture e degli appartamenti che si rendono man mano disponibili. Ma per funzionare, il sistema deve prevedere elasticità e disponibilità da parte di tutti i soggetti coinvolti. Al momento, comunque, il proseguimento delle attività nella zona di Marco sembra essere, per le persone accolte, più importante delle condizioni abitative; ciò nonostante, stiamo lavorando per apportare le opportune migliorie al Campo, alcune delle quali saranno ultimate a breve. Ciò nel rispetto della dignità di tutti, e nella consapevolezza che una situazione così complessa può essere gestita efficacemente solo se i diversi attori del sistema cooperano strettamente e si impegnano a trovare soluzioni concrete alle diverse esigenze che via via si manifestano”.
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