Sono 98 i simboli depositati dai partiti al Viminale in vista delle elezioni del 4 marzo, con la scadenza per la presentazione delle liste che si fa sempre più vicina. Ma l’incertezza sui possibili candidati aumenta. E una sola cosa è certa: i giochi si chiuderanno tra sabato 27 e domenica 28 gennaio quando ogni strategia (propria e dei competitors) sarà stata vagliata ed eventuali malumori dovranno necessariamente essere azzittiti.
S. Pagliuca, "Corriere del Trentino", 23 gennaio 2018
Così, visto il susseguirsi di indiscrezioni — con scenari che in alcuni casi cambiano anche di ora in ora — il segretario del Pd trentino, Italo Gilmozzi, si vede costretto a un richiamo: «Non stiamo facendo una bella figura. Cambiamo atteggiamento e dimostriamo che nessuno sta pestando i piedi agli altri». Ma non è un segreto che sia proprio il suo partito ad avere le acque più agitate, tanto che il coordinamento che doveva tenersi ieri sera è slittato a giovedì. Il nodo che più preoccupa è quello della Valsugana, collegio temuto da sempre. A correre con la bandiera del centrosinistra potrebbe essere l’uscente Giorgio Tonini le cui quotazioni continuano a salire. Pare, infatti, che il partito stia spingendo sul suo nome, ritenendolo «il candidato migliore per la Valsugana». Ma la sua eventuale candidatura deve tenere conto delle altre tessere del puzzle. Prima tra tutte, quella del deputato Michele Nicoletti, neopresidente dell’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa. Per lui, si ipotizzava il collegio della Bassa Atesina, non senza diversi malumori nel Pd bolzanino. Se le remore altoatesine dovessero prevalere, Nicoletti sarebbe con tutta probabilità schierato sul collegio di Trento (con buona pace di Mariachiara Franzoia e Lucia Maestri). Ma c’è anche un altro punto su cui il partito sembra voler puntare: «il capolista al proporzionale dovrà essere trentino» — chiosano i ben informati, facendo intravedere un possibile accordo con i colleghi altoatesini. Il nome potrebbe essere quello di Elisa Filippi. Per il vicepresidente Alessandro Olivi, invece, si profilerebbe il collegio di Rovereto. Non il migliore scenario per colui che a Roma viene definito «la punta di diamante del Pd Trentino» e che da tempo avrebbe delle mire sul capoluogo. Ma il segretario Gilmozzi non ci sta: «Nessuno ha avanzato delle rivendicazioni. Siamo molto più coesi di ciò che sembra e siamo tutti a servizio del partito e della coalizione». Già, la coalizione. Peccato che anche sul fronte Upt le nubi siano lontane dal diradarsi. La risposta più attesa è quella dell’ex governatore Lorenzo Dellai che ancora non scioglie le riserve su una sua possibile corsa in Valsugana o fuori provincia. La risoluzione pare arriverà solo venerdì. E di conseguenza, fino a quel momento, restano «tra coloro che sono sospesi» anche Vittorio Fravezzi e Tiziano Mellarini.
Il centrodestra, nel frattempo, schiera lo schema 3-2-1, ovvero 3 collegi alla Camera per la Lega con in pectore Maurizio Fugatti, 2 per il Senato a Forza Italia, a Rovereto e in Valsugana (con la possibile corsa della Procurdora del Comun General de Fascia Elena Testor), e 1 a Fratelli d’Italia, a Trento, con Andrea de Bertoldi. «Ma gli scenari — avvertono — possono cambiare da un momento all’altro. Attendiamo l’ufficialità da Roma».
Chi, invece, ha più sicurezze sul tavolo è il Movimento Cinque Stelle. Domenica (nonostante le urne virtuali delle Parlamentarie si siano chiuse mercoledì sera), è stato possibile conoscere i nomi dei più votati anche se i risultati erano, in realtà, abbastanza prevedibili. In particolare, alla Camera correrà il parlamentare uscente Riccardo Fraccaro, seguito da Carmen Christina Verena Weinert, Mario D’alterio, già candidatosi a sindaco a Pergine e Aurea Jara de la Cruz. Per il Senato: Cristiano Zanella, che per Palazzo Madama ha già corso nel 2013, e Massimo Corradini. Non si conoscono però le percentuali di voto, nonostante Beppe Grillo sul suo blog abbia assicurato: «abbiamo registrato il record di sempre».