I pezzi del puzzle sono ancora tutti sparsi. O quasi. E per assemblarli servirà non solo una buona dose di pazienza. Ma anche — e soprattutto — la soluzione di alcuni nodi rimasti tuttora aperti. Che, inevitabilmente, in base ai «profili» individuati, cambieranno l’immagine finale del mosaico.
M. Giovannini, "Corriere del Trentino", 19 gennaio 2018
A dieci giorni dal termine della presentazione delle candidature per le Politiche, in tutti gli schieramenti si registra una discreta incertezza. Per usare un eufemismo. «La situazione è fluida» commentano gli esponenti del centrosinistra autonomista e quelli di centrodestra. Rinviando alle prossime ore — o meglio: alla prossima settimana — qualsiasi dato concreto.
A catalizzare l’attenzione, in questi giorni, sono soprattutto le mosse del centrosinistra autonomista, alle prese con alcune incognite non secondarie, la cui risposta condiziona l’intero schema delle candidature. Il primo punto di domanda riguarda la decisione di Lorenzo Dellai rispetto alla sua collocazione: in sostanza, si dovrà capire se l’ex governatore opterà per un collegio fuori dal Trentino e considerato «blindato» per la lista Civica Popolare o se parteciperà alla sfida provinciale: un’incognita non di poco conto, per l’Upt ma non solo.
In casa Unione — ancora alle prese con le valutazioni interne e le audizioni — la scelta di Dellai condizionerebbe necessariamente la definizione delle altre caselle. Pur senza risolvere tutte le tensioni interne: la sfida tra Tiziano Mellarini e Vittorio Fravezzi per ottenere il collegio della Vallagarina, infatti, continua a esacerbare gli animi. Di più: nessuno dei due pare intenzionato a cedere o, nel caso il partito lo chiedesse, a «trasferirsi» sul collegio della Valsugana. Dal canto suo, Dellai in questi giorni è a Roma alle prese con questioni nazionali e sta incontrando i vertici delle varie forze politiche per fare il punto della situazione. Il deputato dovrebbe rientrare in Trentino nel fine settimana, forse con qualche risposta in più. Tenendo presente che, secondo molti, a rendere più combattuta la sua decisione sarebbe anche il vincolo di amicizia che lo lega a Fravezzi.
Sul fronte Pd, le acque sono ancora mosse. Oggi il partito riunirà il coordinamento provinciale per analizzare gli ultimi passaggi (in particolare la «puntata» romana del segretario Italo Gilmozzi) e cercare di districarsi in un quadro decisamente ingarbugliato. Qui i nodi sono parecchi. A iniziare dalla candidatura «bolzanina» per Michele Nicoletti. Il segretario nazionale dem Matteo Renzi, in questi giorni, ha chiarito alla delegazione altoatesina di voler definire tutte le questioni nel giro di un paio di giorni (Corriere del Trentino di ieri). Anche a Trento quindi si attendono con una certa apprensione comunicazioni dalla capitale in merito alla partita relativa al collegio della Bassa Atesina (il Pd altoatesino ha chiesto un big nazionale, con un occhio di riguardo per Graziano Delrio). È evidente che il destino di Nicoletti condizionerà tutte le altre mosse. Con spinte personali soprattutto sul collegio di Trento: a «puntarlo» sono Alessandro Olivi e — se non fosse candidato a Bolzano — lo stesso Nicoletti. Ma una opzione su Trento l’aveva messa anche Lucia Maestri, con Maria Chiara Franzoia data per favorita nella corsa in rosa.
E la Valsugana? Tutti sembrano volerla evitare. E c’è chi parla di una possibile deroga a Giorgio Tonini per il collegio più complicato. Con il segretario dem indispettito sulle riflessioni già «perdenti» in Valsugana. «A Roma — precisa Gilmozzi — ho avuto la conferma che le previsioni, per quanto riguarda il Pd in Trentino Alto Adige, sono molto positive rispetto al resto d’Italia. Partiamo da una base più alta». E avverte: «Lo dico agli elettori e ai vertici del mio partito: smettiamola di dare la Valsugana come collegio perdente. Non è così. Anzi: nella capitale ci sono moltissimi big nazionali che farebbero la fila per competere in un collegio come questo, perché è considerato di gran lunga più sicuro rispetto a molti altri nel resto d’Italia». La conclusione è netta: «Vogliamo vincere anche in Valsugana».
Valsugana che invece attira il centrodestra. «Tra me e Fugatti — sottolinea Michaela Biancofiore — non c’è alcuna battaglia. Ci divideremo il seggio alla Camera e quello al Senato. Mi auguro però che nella coalizione si abbia l’onestà intellettuale di scegliere le persone giuste nel posto dove possono vincere». Parole più che chiare. Con un passaggio in più: «Se Delrio dovesse però candidarsi in Bassa Atesina, non posso non sfidarlo». E il quadro trentino? «Candidati ne abbiamo pure troppi. Stiamo aspettando le decisioni romane sui seggi e poi completeremo lo schema».