Tutti i provvedimenti in materia di LAVORO e OCCUPAZIONEdei governi PD

JOBS ACT
La crisi produttiva e occupazionale che ha investito l’economia nazionale, a partire dalla fine dello scorso decennio, ha portato il Governo ad agire anche attraverso incentivi monetari e fiscali per le assunzioni da parte delle imprese, predisponendo strumenti che favorissero l’incontro tra domanda e offerta di lavoro, valorizzando l’apprendistato e le forme di alternanza scuola - lavoro. L’atto normativo che ha maggiormente caratterizzato l’intervento governativo in tema di mercato del lavoro è la L. 183/2014 (c.d. Jobs Act).

 

Da anni, si discuteva di una riforma capace di rendere più flessibile il mercato del lavoro, facilitando la possibilità di assumere e di creare lavoro stabile anziché precario. Nei 1.000 giorni le misure per l’occupazione hanno contribuito in modo decisivo a generare quasi un milione di posti di lavoro mila in più, più della metà dei quali a tempo indeterminato. Nello stesso periodo si è registrato anche un calo cospicuo del numero degli inattivi.

Rispetto al febbraio 2014 il tasso di disoccupazione totale è sceso dal 12,8% all’11% di novembre 2017. Il tasso di disoccupazione giovanile nello stesso periodo è sceso dal 43% al 33,2%. Il numero di occupati nel Paese è oltre 23 milioni, il livello più alto registrato da ISTAT dall’inizio delle serie storiche (1977).

La L. 183/2014 ha previsto diverse deleghe al Governo - tutte attuate mediante 8 decreti legislativi, più un decreto integrativo e correttivo - di cui si indicano le principali misure:

Introduzione della Naspi (Nuova assicurazione sociale per l’impiego) rivolta a tutti i lavoratori dipendenti che abbiano perso l’impiego e maturato i requisiti la cui erogazione è condizionata alla partecipazione ad iniziative di attivazione lavorativa o di riqualificazione professionale; introduzione, in via sperimentale, dell’Asdi (Assegno di disoccupazione) riconosciuto a chi, scaduta la Naspi, non ha trovato impiego e si trovi in condizioni di particolare necessità; introduzione della DIS-COLL (Indennità di disoccupazione) per i lavoratori co.co.pro. che perdano il lavoro e che partecipino ad iniziative di politiche attive (D. lgs. 22/2015);

Nuovo contratto di lavoro c.d. a tutele crescenti che si applica ai lavoratori assunti con contratto a tempo indeterminato dopo l’entrata in vigore del D. lgs. 23/2015 - per i quali si stabilisce una nuova disciplina dei licenziamenti individuali e collettivi mentre, per i licenziamenti discriminatori e nulli, resta la reintegrazione nel posto di lavoro. Per i licenziamenti disciplinari la reintegrazione resta solo per quelli di cui sia dimostrata “l’insussistenza del fatto materiale contestato”. Nel caso dei c.d.”licenziamenti illegittimi”, viene introdotta una tutela risarcitoria certa, commisurata agli anni di anzianità;

Con il decreto legislativo n. 80/2015, il Governo ha introdotto misure finalizzate a tutelare la maternità rendendo tra l’altro più flessibile la fruizione dei congedi parentali. Inoltre ha stanziato ingenti risorse, rimodulate con successivo intervento normativo a 55 milioni di euro per il 2017 e 55 milioni di euro per il 2018, per misure per favorire la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro attraverso la contrattazione aziendale di secondo livello. La misura del congedo obbligatorio del padre, già prevista con la legge di stabilità per il 2016, è prorogata anche per gli anni 2017 e 2018 dalla manovra finanziaria per il 2017. La durata del congedo è aumentata a due giorni per il 2017 e a quattro giorni per il 2018, che possono essere goduti anche in via non continuativa. Non viene meno il congedo facoltativo del padre di due giorni da fruire in alternativa alla madre.

Disciplina organica della materia dei contratti di lavoro e delle mansioni al fine di apportare interventi di semplificazione su singole disposizioni, l’abrogazione, in tutto o in parte, di testi normativi previgenti riguardanti specifiche tipologie contrattuali, il chiarimento del contenuto di alcune disposizioni e l’introduzione di consolidati orientamenti giurisprudenziali (D. lgs. 81/2015);

Razionalizzazione della normativa sugli ammortizzatori sociali in costanza di rapporto di lavoro ossia cassa integrazione guadagni ordinaria e straordinaria, contratti di solidarietà e fondi di solidarietà bilaterali (D. lgs. 148/2015);

Semplificazione e razionalizzazione dell’attività ispettiva attraverso l’adozione di misure di coordinamento e l’istituzione dell’Ispettorato nazionale del lavoro che integra i servizi ispettivi del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, dell’INPS e dell’INAIL (D. lgs. 149/2015);

Definizione di nuovi principi per le politiche attive del lavoro che prevedono, tra l’altro, l’introduzione dell’assegno di ricollocazione e il riordino degli incentivi all’occupazione e istituzione della rete dei servizi per il lavoro e le politiche attive il cui coordinamento è affidato alla nuova Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro (D. lgs. 150/2015);

Semplificazioni in materia di lavoro e pari opportunità attraverso la razionalizzazione delle procedure e degli adempimenti a carico dei cittadini e delle imprese, la revisione del regime delle sanzioni, l’inserimento mirato delle persone con disabilità, la semplificazione in materia di salute e sicurezza sul lavoro (D. lgs. 151/2015). Oltre alla riforma complessiva del mercato del lavoro, il Governo ha varato una serie di misure specifiche, di seguito indicate:

Il MLPS, nel 2014, ha elaborato il Programma italiano sulla Garanzia per i giovani 2014-2020 con il quale sono stati ampliati e precisati gli interventi per dare attuazione al programma europeo Garanzia per i giovani (Youth guarantee) volto a fronteggiare il fenomeno della disoccupazione giovanile attraverso l’attuazione, sia a livello nazionale che territoriale, di misure per favorire l’occupabilità dei giovani fino ai 29 anni, offrendo loro opportunità di orientamento, formazione ed inserimento nel mercato del lavoro. Dall’attivazione dell’iniziativa mese di aprile 2014, si sono iscritti sul portale oltre 1.224.000 giovani, con una media di oltre 39 mila nuove registrazioni mensili e picchi anche di oltre 70 mila in un solo mese. Ad oltre 426 mila di questi è stata proposta una misura prevista dal piano.

La L. 190/2014 (Stabilità 2015) ha introdotto, come già segnalato al punto 1, uno sgravio contributivo per le assunzioni con contratto a tempo indeterminato stipulato entro il 31 dicembre 2015;

Si è proceduto a più riprese (D.L. 133/2014; D.L. 65/2015; L. 208/2015) al rifinanziamento degli ammortizzatori sociali in deroga, in larga parte mediante incrementi del Fondo sociale per l’occupazione e la formazione.

La L. 190/2014 ha previsto l’erogazione delle quote di TFR maturando in busta paga, in via sperimentale, per il periodo 1 marzo 2015-30 giugno 2018, per i lavoratori dipendenti del settore privato, con sottoposizione al regime di tassazione ordinaria.

Sempre la L. 190/2014 disciplina un nuovo regime forfettario agevolato per i cd. lavoratori autonomi “minimi”, ovvero gli esercenti di attività di impresa e professioni in forma individuale, con aliquota pari al 15%. Sono previste soglie di ricavi diverse a seconda del tipo di attività esercitata, che variano da 15.000 euro mensili per le attività professionali a 40.000 per il commercio. Si prevede, inoltre, la facoltà, per i soggetti obbligati al versamento dei contributi previdenziali presso le gestioni speciali artigiani e commercianti, esercenti attività di impresa, di usufruire di uno specifico regime agevolato ai fini contributivi.

La L. 208/2015 ha introdotto una disciplina tributaria specifica per la promozione del welfare aziendale e l’incentivazione della contrattazione collettiva decentrata, consistente nell’applicazione, per i soggetti con reddito da lavoro dipendente fino a 50.000 euro, di una imposta sostitutiva dell’IRPEF pari al 10% entro il limite di importo complessivo di 2.000 euro lordi (2.500 euro in caso di coinvolgimento paritetico del lavoratore nell’organizzazione dell’impresa), in relazione alle somme e ai benefit corrisposti per incrementi di produttività o sotto forma di partecipazione agli utili dell’impresa. La Legge di Bilancio 2017 aumenta il limite a cui applicare il premio per i soggetti con reddito da lavoro dipendente fino a 80.000 euro entro il limite complessivo di 3.000 euro (4.000 euro in caso di coinvolgimento paritetico). La Legge di Bilancio 2017, inoltre, aggiunge la possibilità di usufruire della defiscalizzazione (o decontribuzione se tramite fondi bilaterali) del welfare contrattuale per la copertura di nuovi rischi come la non autosufficienza o le malattie gravi: questi possono essere fruiti in conformità di contratti collettivi nazionali o aziendali. 

 

DIMISSIONI IN BIANCO

Mai più dimissioni “in bianco”. Stop alla pratica di far firmare al lavoratore ma, più spesso, alla lavoratrice , la lettera di dimissioni all’atto dell’assunzione, dunque nel momento di massima debolezza, che permetteva poi al datore di lavoro di “liberarsi” di quel lavoratore o lavoratrice a sua discrezione e senza corrispondere alcuna indennità.

La nascita di un figlio, una malattia o un infortunio, potevano essere tutti motivi per licenziare indiscriminatamente una persona.

Con le nuove procedure introdotte non potrà più accadere. Dopo nove anni, abbiamo riconquistato una norma di civiltà varata nel 2007 e poi, come primo atto del suo Governo, abrogata da Berlusconi nel 2008.

Fermato un abuso sulle lavoratrici. I dati dimostrano che si trattava di una delle piaghe più sommerse e invisibili del mercato del lavoro in Italia, una “clausola nascosta” che colpiva 2 milioni di dipendenti e che nell’80% dei casi restava un reato taciuto e, quindi, impunito. L’ISTAT ha certificato che 800 mila donne nate dopo il 1973 sono state licenziate o costrette a dimettersi dopo la maternità.Una pratica diffusa soprattutto nel mondo delle piccole imprese.

Massima efficacia. È un provvedimento in difesa dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori e aiuta le imprese sane. Ora, infatti, vige l’obbligo di dare dimissioni volontarie attraverso la compilazione di un modulo online, gratuito e facilmente scaricabile sul sito del Ministero del Lavoro, con numerazione progressiva e una validità massima di 15 giorni. Dove prima c’era l’arbitrio, ora ci sono certezza e trasparenza.

Il Jobs Act ha portato con sé, dunque, una norma che ha restituito alle persone, alle donne, ai giovani e alle ragazze un diritto.

 

JOBS ACT LAVORO AUTONOMO

I lavoratori autonomi sono lavoratori come gli altri, ma non avevano gli stessi diritti né le stesse tutele. Lavoratori di serie B, partite Iva, freelance e professionisti, sono stati per vent’anni abbandonati nel far west della flessibilità. Lo Statuto del lavoro autonomo (non imprenditoriale) ha riempito il vuoto ed ha esteso a 2 milioni di lavoratori diritti essenziali come la maternità, la malattia, il giusto compenso e la disoccupazione.

Diritti contrattuali. Nuovi strumenti legali per proteggersi da eventuali scorrettezze dei committenti: 60 giorni per i pagamenti, oltre i quali scattano gli interessi di mora; divieto per il datore di lavoro di recedere o modificare unilateralmente il contratto che, se richiesto dal lavoratore, deve essere in forma scritta altrimenti è nullo; meccanismi per impedire compensi inadeguati; equiparazione degli autonomi alle imprese per partecipare a bandi e appalti pubblici e per accedere ai fondi europei.

Nuove tutele. Le madri iscritte alla gestione separata hanno diritto alla maternità: la gravidanza non può più comportare la fine del rapporto di lavoro, così come un infortunio o una malattia. I congedi parentali salgono da 3 a 6 mesi e sono fruibili fino ai tre anni del bambino. Se perdono il lavoro, co.co.co. e co.co.pro (e da luglio 2017 anche assegnisti e dottorandi di ricerca), possono contare su un’indennità di disoccupazione, la “DIS-COLL” che, da sperimentale, diventa strutturale.

Fisco, pensioni e agevolazioni. Con la Legge di Stabilità 2016 l’aliquota scende definitivamente al 25% a fronte del 33% previsto dalla Riforma Fornero. A questo si aggiunge il cumulo gratuito dei contributi pensionistici, esteso ai lavoratori autonomi con la Legge di Bilancio 2017. Le spese per la formazione e l’aggiornamento professionale diventano deducibili al 100% fino a 10 mila euro.

Lavoro agile (Smart working). La legge definisce e regola anche il lavoro agile o smart working, quel lavoro che si svolge sia dentro che fuori l’ufficio o l’azienda con strumenti informatici e orari flessibili e che può facilitare la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. Il lavoratore “agile” è un dipendente a tutti gli effetti che ha diritto ad un trattamento economico e normativo come quello dei colleghi con le stesse mansioni; i tempi di lavoro sono sempre concordati e comunque non superiori all’orario di lavoro giornaliero e settimanale. A cura del Dipartimento Lavoro PD Responsabile Chiara Gribaudo

 

EQUO COMPENSO

Si introduce l’equo compenso per tutti i professionisti (Dl Fiscale 2017), anche non ordinistici, cioè il diritto ad un riconoscimento economico “proporzionato” alle prestazioni e al lavoro svolto nei rapporti con clienti diversi dai consumatori ovvero con i clienti “forti”: grandi imprese, banche, assicurazioni e Pubblica Amministrazione. Saranno emanati decreti con parametri di riferimento per i compensi di tutte le professioni. La norma sull'equo compenso rende anche nulle le clausole contrattuali considerate vessatorie verso gli avvocati e, in quanto compatibili, verso tutti gli altri professionisti.

 

STOP CAPORALATO

La L. 199/2016 ha regolato, con rilevante efficacia, il contrasto al c.d. caporalato. Il fenomeno dell’intermediazione illegale e dello sfruttamento lavorativo diffuso soprattutto in agricoltura – secondo stime sindacali e delle associazioni di volontariato – coinvolge circa 400.000 lavoratori in Italia, sia italiani che stranieri, ed è diffuso in tutte le aree del Paese e in settori dell’agricoltura molto diversi dal punto di vista della redditività, dal pomodoro ai prodotti della viticoltura.

Per chi recluta manodopera allo scopo di destinarla al lavoro presso terzi in condizioni di sfruttamento, approfittando dello stato di bisogno, e per il datore di lavoro che utilizza o impiega manodopera reclutata anche – ma non necessariamente – con l’utilizzo di caporalato, sfruttando i lavoratori e approfittando del loro stato di bisogno, è prevista la pena della reclusione da uno a sei anni e la multa da 500 a 2.000 euro per ciascun lavoratore reclutato. Il datore di lavoro risponde del reato di caporalato (a prescindere dall’intervento del caporale) se sfrutta e approfitta dello stato di bisogno dei lavoratori. La fattispecie aggravata del reato prevede la reclusione - da 5 a 8 anni e multa da 1.000 a 2.000 euro per ciascun lavoratore reclutato - quando il reato di caporalato è compiuto mediante violenza o minaccia. Nel caso in cui il numero dei lavoratori coinvolti sia superiore a tre, uno o più di essi sia minore di età ovvero i suddetti lavoratori siano stati esposti a situazioni di grave pericolo, sono previste aggravanti con aumento della pena da un terzo alla metà.

L’indice dello sfruttamento coincide con la presenza di una o più condizioni:

- retribuzioni reiterate palesemente difformi dai contratti collettivi nazionali o territoriali stipulati dalle organizzazioni sindacali più rappresentative a livello nazionale, o comunque sproporzionato rispetto alla quantità e qualità del lavoro prestato;

- reiterata violazione dell’orario di lavoro, dei periodi di riposo, del riposo settimanale, dell’aspettativa obbligatoria, delle ferie;

- violazioni delle norme in materia di sicurezza e igiene nei luoghi di lavoro;

- sottoposizione del lavoratore a condizioni di lavoro, a metodi di sorveglianza o a situazioni alloggiative degradanti.

Confisca dei beni. Viene introdotto il delitto di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro tra i reati per i quali è sempre disposta la confisca delle cose che servirono o furono destinate a commettere il reato e delle cose che ne sono il prezzo, il prodotto o il profitto, salvo che appartengano a persona estranea al reato.

Fondo anti-tratta. I proventi delle confische ordinate a seguito di sentenza di condanna o di patteggiamento per il delitto di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro sono assegnati al Fondo anti- tratta, la cui operatività è estesa anche all’indennizzo delle vittime del reato di caporalato.

Risultati. A maggio 2017 in Calabria arrestate 14 persone a cui, per la prima volta, è stato contestato il nuovo reato di caporalato. Sfruttavano braccianti con paghe da 15 euro al giorno. Nuovi arresti anche a giugno e luglio 2017 in Puglia e Sicilia.

 

PENSIONI

Particolare attenzione è stata rivolta alla questione degli “esodati”. Sono stati, infatti, realizzati il VI, il VII e l’VIII intervento per la salvaguardia di coloro i quali, non più occupati, non accedevano al trattamento pensionistico in base alla disciplina vigente, in favore, rispettivamente, di 37.054, 26.300 e 30.700 lavoratori.

È stata, altresì, prorogata ed estesa la cd. opzione donna, che permette l’accesso al trattamento anticipato di pensione, con calcolo contributivo, alle lavoratrici che maturano i previsti requisiti anagrafici e contributivi entro il 31 dicembre 2015, nonché (con la legge di bilancio 2017) alle lavoratrici che non li hanno maturati entro tale data a causa degli incrementi degli stessi requisiti determinati dall’aumento della speranza di vita.

È stata introdotta una norma che consente di Trasformare (in presenza di determinati requisiti anagrafici e contributivi) il rapporto di lavoro subordinato da tempo pieno a tempo parziale, con copertura pensionistica figurativa e corresponsione al dipendente, da parte del datore di lavoro, di una somma pari alla contribuzione pensionistica che sarebbe stata a carico di quest’ultimo (commisurata alla prestazione lavorativa non effettuata).

È stato inoltre istituito il Fondo per le vittime dell’amianto, per il trattamento previdenziale dei lavoratori esposti all’amianto.

Anche la Legge di Bilancio per il 2017 contiene numerose misure in materia previdenziale:

Introduzione, in via sperimentale dal 1º maggio 2017 al 31 dicembre 2018, dell’Anticipo finanziario a garanzia pensionistica (cd. APE) che consiste in un Prestito concesso da un soggetto finanziatore e coperto da una polizza assicurativa obbligatoria corrisposto, a quote mensili per dodici mensilità, a un lavoratore in possesso di specifici requisiti, da restituire a partire dalla maturazione del diritto alla pensione di vecchiaia con rate di ammortamento per una durata di venti anni. È prevista una detrazione fiscale del 50 per cento dei costi di interesse e degli oneri assicurativi per abbattere l’incidenza della rata sulla pensione (senza incidere sulla reversibilità);

Introduzione dell’APE sociale, che consiste in una indennità, corrisposta fino al conseguimento dei requisiti pensionistici, a favore di soggetti che si trovino in particolari condizioni, quali: invalidità con un grado uguale o superiore al 74 per cento; stato di disoccupazione a seguito di cessazione del rapporto di lavoro per licenziamento, dimissioni per giusta causa o risoluzione consensuale, che abbiano concluso integralmente la prestazione per la disoccupazione loro spettante da almeno tre mesi e siano in possesso di un anzianità contributiva di almeno 30 anni; soggetti che assistono da almeno sei mesi il coniuge o un parente di primo grado convivente con Handicap grave e sono in possesso di un anzianità contributiva di almeno 30 anni. L’APE sociale verrà corrisposta anche a lavoratori che hanno svolto attività lavorative particolarmente gravose e con almeno 36 anni contributi (e le hanno svolte in modo continuativo per almeno sei anni);

Ridefinizione della cd. quattordicesima, introdotta dal 2007 per incrementare i trattamenti pensionistici di importo più basso, rideterminando l’importo e i requisiti reddituali dei beneficiari. In particolare, si prevede che la quattordicesima venga erogata non più solamente se il soggetto interessato possiede un reddito complessivo individuale non superiore a 1,5 volte il trattamento minimo annuo INPS, ma anche, nei casi in cui il soggetto possieda redditi fino al limite di 2 volte il trattamento minimo INPS (cioè fino circa 1.000 euro al mese);

Introduzione della rendita integrativa temporanea anticipata (cd.RITA), ossia la possibilità di erogazione anticipata delle prestazioni della previdenza complementare in relazione al montante accumulato richiesto e fino al conseguimento dei requisiti pensionistici del regime obbligatorio;

Eliminazione, a regime, dell’applicazione della riduzione percentuale (cd. penalizzazione) prevista dalla riforma pensionistica del 2011 sui trattamenti pensionistici anticipati;

Riduzione dell’aliquota contributiva dovuta dai lavoratori autonomi iscritti alla gestione separata dell’INPS: dal 29 al 25 per cento nel 2017 e dal 33 al 25 per cento a partire dal 2018; Ridefinizione della disciplina del cumulo a fini pensionistici di periodi assicurativi, ampliando le possibilità di accesso all’istituto. In particolare, si sopprime la norma che escludeva la possibilità di avvalersi del cumulo per i soggetti in possesso dei requisiti pensionistici, prevedendo la maturazione del solo requisito contributivo;

Introduzione della possibilità per i cd. lavoratori precoci, a decorrere dal 1º maggio 2017, di accedere al pensionamento anticipato con un requisito contributivo ridotto a 41 anni (in luogo di 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne). Tale possibilità è riservata a coloro che si trovino in determinate condizioni indicate dalla stessa legge;

Agevolazioni all’accesso al pensionamento anticipato dei lavoratori che svolgono attività usuranti. In particolare, si prevede che non vengano più applicate le disposizioni in materia di decorrenze annuali per il godimento del trattamento pensionistico (cd. finestre);

Infine, la legge introduce una disciplina uniforme per le detrazioni dall’imposta lorda IRPEF spettanti con riferimento ai redditi da pensione (cd. no tax area per i pensionati), estendendo la misura ai soggetti di età inferiore a 75 anni.

La recente Legge di Bilancio per il 2018 introduce ulteriori importanti novità in tema di pensioni.

Stop all’aumento dell’età pensionabile per 15 categorie di lavori usuranti, a tutte le quali è ampliato l’accesso all’Ape Sociale (aggiunti braccianti, siderurgici, pescatori e marittimi).

Ampliato l’accesso all’APE volontario e APE sociale, con la proroga di un anno (dal 31-12-2018 al 31-12-2019) dell’istituto sperimentale dell’APE volontario; riconosciuta la possibilità di accedere all'APE sociale anche ai familiari conviventi che assistono persone disabili; intervento sui requisiti contributivi richiesti per l’accesso all’APE sociale, prevedendo una riduzione per le donne di 1 anno per ciascun figlio, nel limite massimo di 2 anni (c.d. APE sociale donna); l’APE sociale strutturale.

Commissione di valutazione della speranza di vita per allargare il numero delle categorie per le quali far valere lo stop. Prossimi aumenti età pensionabile calcolati sulla media di due anni (per considerare anche i passi indietro).

Introduzione di un meccanismo per l’accesso ai lavori usuranti che riconosce ai turnisti notturni dell’industria che hanno svolto turni di 12 ore anziché di 8 ore, il valore di un turno e mezzo (coefficiente 1,5).

Casse previdenziali al riparo dal bail in: i risparmi contributivi dei professionisti non sono più a rischio in caso di fallimento delle banche nelle quali sono depositati, equiparandoli ai contributi di tutti gli altri lavoratori.

Tutte le pensioni Inps pagate il 1° del mese.

 

80 EURO

Una misura di giustizia sociale. 960 euro l’anno a testa, per sempre, un sostegno concreto ai redditi medio - bassi. Dal maggio del 2014, chi guadagna meno di 1500 euro netti al mese ha in busta paga 80 euro mensili in più. E’ un “bonus” ma non è “una tantum”, perché è un’entrata stabile e un importante sostegno economico per molte famiglie italiane.

Oltre 11 milioni di beneficiari. Le persone che hanno diritto a questa misura sono 11,2 milioni, un italiano su cinque. È la più grande operazione di redistribuzione salariale mai fatta in Italia, resa strutturale con la legge di stabilità del 2015. Inoltre, con la legge di stabilità 2016 ne abbiamo prevista l’estensione a chi presta servizio nelle forze armate e dell’ordine e nei Vigili del fuoco. In concreto il provvedimento si è tradotto in un aumento del potere d’acquisto della fascia di reddito medio - bassa della popolazione. Una scelta di giustizia sociale che ha avuto effetti importanti anche sulla crescita dell’economia.

Effetti sulla crescita. Bankitalia ha calcolato che questo provvedimento ha determinato un deciso incremento dei consumi. Considerata la necessità delle famiglie con redditi più bassi di spendere le entrate aggiuntive, i dati dimostrano che il 90% del bonus è stato speso in consumi. La misura ha quindi dato una sensibile spinta per accelerare e poi consolidare, alimentando la domanda, la ripresa economica del Paese.

 

PUBBLICO IMPIEGO

Chi lavora per lo Stato non è un perditempo, non guadagna cifre alte e viene punito se non adempie a suoi compiti. È così che abbiamo voluto cambiare veramente l’immagine (e la sostanza) dell’impiegato pubblico. Un processo di modernizzazione che fa crescere tutto il Paese.

Stop a i furbetti del cartellino. Per tutelare cittadini e lavoratori è stata adottata una procedura accelerata per chi viene sorpreso, in flagranza, a ingannare sulla presenza in servizio. Il dipendente viene sospeso nell’arco di 48 ore. Al termine del procedimento, che dura 30 giorni e rispetta pienamente il diritto alla difesa, se ritenuto responsabile è fuori dalla PA. Prevista la responsabilità del dirigente che non denuncia.

Lo smartworking entra nella pa. Non è più il telelavoro ma un’organizzazione diversa che non conta solo le ore effettuate e il luogo fisico e si avvale dei nuovi strumenti (tablet, smartphone). L’obiettivo è conciliare meglio i tempi di vita e lavoro, in particolare per chi è genitore. Entro il 2020 le Amministrazioni pubbliche dovranno prevedere la possibilità di impiegare fino al 10% dei lavoratori pubblici in lavoro agile (“smartworking”), su base volontaria, mantenendo inalterate le opportunità di crescita e di carriera.

Rinnovo del contratto. Dalla riduzione dei comparti di contrattazione (da 11 a 4), passando per l’accordo sindacale del 30 novembre 2016, fino all’emanazione dell’atto di indirizzo all’ARAN, il rinnovo del contratto dei dipendenti pubblici è stato sin dall’inizio un obiettivo della legislatura dopo anni di blocco contrattuale. A differenza del passato, per gli aumenti economici ci sarà una particolare attenzione ai redditi bassi, che in questi anni hanno sofferto maggiormente la crisi.

Stop al precariato storico. Entro il 2020 chi, negli ultimi 8 anni e per più di tre, anche non continuativi, ha lavorato a servizio della Pubblica Amministrazione, verrà assunto. Chi ha superato un concorso pubblico potrà essere chiamato direttamente, mentre per gli altri ci sarà una quota riservata (50%) nei concorsi che le amministrazioni prevedranno nel prossimo triennio. Un’operazione che coinvolgerà circa 50.000 lavoratori.

Tetto agli stipendi. Più equità ed incentivi al ricambio negli incarichi. Abbiamo fissato un tetto di 240.000 euro lordi per tutti i compensi e gli stipendi del settore pubblico (nessuno che sia retribuito con risorse pubbliche può guadagnare complessivamente più del Presidente della Repubblica). Abbiamo abolito la norma che consentiva ai dipendenti pubblici di rimanere in servizio oltre l’età pensionabile e, per favorire il rinnovamento generazionale, stabilito che i pensionati non potranno essere retribuiti per svolgere incarichi e consulenze nella PA.

 

WHISTLEBLOWING, STRUMENTO PER LA LEGALITÀ

Con l’approvazione della legge che tutela chi segnala illeciti o corruzione nella Pubblica amministrazione, il cosiddetto whistleblowing, nessun dipendente pubblico potrà subire ingiuste conseguenze a causa delle sue fondate denunce di illegalità.

Il testo approvato con un ampio consenso è un reale strumento di lotta alla corruzione e si inserisce nel lavoro svolto in questa legislatura per far crescere la legalità nel mondo del lavoro. Sono previste pesanti multe per chi discrimina attraverso licenziamenti, demansionamenti o trasferimenti chi effettua le segnalazioni. Nei casi di licenziamento si prevede il reintegro del dipendente e l’annullamento degli atti discriminatori e in caso di controversie spetterà all’Ente l’onere della prova.

L’Anac avrà il potere di applicare le sanzioni che possono arrivare fino a 50 mila euro nel caso in cui l’Ente non verifichi le segnalazioni o non rispetti le linee guida dettate dalla legge.

Ogni tutela però cade se il segnalante viene condannato, strumento utile per scoraggiare le false denunce. Si garantisce la protezione dell’identità di chi denuncia finché l’attività di indagine resta nelle responsabilità dell’Anac (nel caso si arrivi a processo penale l’anonimato non potrà essere mantenuto) e nello stesso tempo non sono ammesse denunce anonime.

 

LEGGE DI BILANCIO PER IL 2017

La legge di bilancio per il 2017 ha previsto:

L’esonero per 36 mesi, fino a un massimo di 3.250 euro annui, dei contributi dovuti dai datori di lavoro per le assunzioni a tempo indeterminato (anche in apprendistato), effettuate nel 2017 e nel 2018, di studenti che abbiano svolto attività di alternanza scuola-lavoro presso le aziende che li assumono. La proroga dei benefici contributivi per le assunzioni con il contratto di apprendistato per la qualifica e il diploma.

Integrazione di 220 mln nel 2017 per assicurare la continuità di funzionamento dei Centri per l’Impiego.

L’abbassamento al 25% dell’aliquota contributiva per lavoratori autonomi, titolari di partita IVA e iscritti alla gestione separata (in base alla legge Fornero sarebbe arrivata al 33%).

L’incremento di 15 mln annui del finanziamento per la riduzione dei contributi per i contratti di solidarietà.

Il finanziamento di 30 mln per il sostegno ai lavoratori dei call center e norme di contrasto alla delocalizzazione.

 

LEGGE DI BILANCIO PER IL 2018

Giovani e lavoro: metà contributi per 3 anni sui neoassunti under 35. Per favorire le assunzioni a tempo indeterminato, i datori di lavoro godono dal primo gennaio di uno sgravio del 50% per i primi tre anni di contratto a tutele crescenti (con un tetto massimo di 3000 euro annui). È necessario che il lavoratore in precedenza non sia mai stato occupato con un rapporto di lavoro a tempo indeterminato. Il bonus è valido per gli under 35 nel 2018 e per gli under 30 a decorrere dal 2019. Lo sgravio sale al 100%, con i predetti limiti anagrafici e di 3000 euro annui, se si assume entro 6 mesi dall’acquisizione del titolo di studio un giovane che ha effettuato l’alternanza scuola-lavoro, un tirocinio curriculare o l’apprendistato presso lo stesso datore di lavoro.

Rinnovato il Bonus Sud al 100% per il 2018 con lo sgravio di 8.060 euro per un massimo di 12 mesi per assunzione di giovani disoccupati e di disoccupati da almeno 6 mesi nelle regioni meridionali.

La legge di bilancio 2018 assegna all’ANPAL risorse per 5 milioni nel 2018 e altri 15 milioni l’anno nel biennio 2019-2020 per il potenziamento dello strumento dell’assegno di ricollocazione. La legge di Bilancio 2018 inoltre prevede una specifica disciplina per l’assegno di ricollocazione dedicata ai lavoratori dipendenti di aziende in cassa integrazione guadagni straordinaria. In particolare, viene stabilita l’anticipazione dell’assegno al fine di consentire al lavoratore la fruizione dei servizi erogati dai Centri per l’impiego. Al datore di lavoro che assume il percettore dell’assegno di ricollocazione verranno, invece, riconosciuti incentivi e sgravi contributivi: esonero dal versamento del 50% dei contributi previdenziali, nel limite massimo di importo pari a 4.030 euro annui per un periodo di 18 mesi, in caso di assunzione con contratto a tempo indeterminato; 12 mesi, in caso di assunzione con contratto a tempo determinato. Se nel corso del suo svolgimento questo contratto a tempo determinato viene trasformato in contratto a tempo indeterminato, il beneficio contributivo è prorogato di ulteriori sei mesi.

Trasferito alle regioni il personale provinciale dei centri per l’impiego e prorogati i contratti di collaborazione e a termine per arrivare alla completa stabilizzazione del personale precario.

A decorrere dal 1 Gennaio 2018 il contributo di licenziamento (cosiddetto ticket licenziamento) per ciascun licenziamento effettuato nell’ambito di una procedura collettiva, dovuto dai datori di lavoro tenuti alla contribuzione per il finanziamento dell’integrazione salariale straordinaria, aumenta all’82% e viene, quindi, raddoppiato rispetto all’importo previsto nel 2017.

Proroga dell’intervento CIGS per riorganizzazione e crisi aziendale. Le aziende interessate potranno in questo modo beneficiare di un ulteriore periodo di integrazione salariale. La possibilità di proroga è prevista solo per gli anni 2018 e 2019 e solo per le imprese che hanno un organico superiore a 100 unità lavorative. La proroga in particolare potrà essere concessa o per riorganizzazione aziendale fino a 12 mesi nel caso in cui siano presenti piani di recupero occupazionale per la ricollocazione delle risorse umane e azioni di riqualificazione non attuabili nel limite temporale di 24 mesi o per crisi aziendale fino a sei mesi nel caso in cui il piano di risanamento presenti interventi correttivi complessi.

Incentivo assunzioni da parte di cooperative sociali di donne vittime violenza di genere.

Diritti sul lavoro: d’ora in poi la lavoratrice vittima di molestie che denuncia non potrà più essere sanzionata, demansionata, licenziata, trasferita o sottoposta a qualunque misura discriminatoria.

Stop al pagamento degli stipendi in contanti: bisogna pagare tramite bonifico bancario, strumenti di pagamento elettrico, oppure, nel caso in cui l’impresa paghi in contanti, non può consegnare la somma direttamente al lavoratore ma deve passare attraverso uno sportello bancario o postale oppure compilare un assegno.

Ampliata la platea dei beneficiari del “bonus 80 euro”. Aumenta la soglia di reddito che dà diritto al beneficio economico, le nuove soglie 2018 sono 24.600€ da cui inizia il decalage del bonus (prima era 24.000€) azzeramento del bonus a 26.600€ (prima era a 26.000€).

Assunzione di 18mila precari della scuola. Stanziati 50 milioni nel 2018 e altri 150 milioni per il 2019. Prevista inoltre la stabilizzazione di 813 ex Lsu.

Stabilizzazione di ricercatori universitari: 15 milioni per il biennio 2018-2019.

Forze di Polizia e il Corpo dei Vigili del Fuoco: previste assunzioni straordinarie. Finanziato, inoltre, l’aumento delle indennità accessorie relative all’espletamento dei servizi operativi per la tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica, all’interno del riconoscimento della specificità del ruolo e della funzione delle Forze Armate, delle Forze di Polizia e del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, con rivalutazione anche del compenso per il lavoro straordinario. Questo ultimo finanziamento viene dopo circa 7 miliardi di investimenti in 5 anni.

Pubblico impiego, dopo 8 anni di blocco, per il rinnovo contrattuale in Legge Bilancio previste, per nel triennio 2016-2018, risorse pari a 300 milioni per il 2016, 900 milioni per il 2017 e 2.850 milioni dal 2018.

Sgravi abbonamento trasporto pubblico e Welfare aziendale: oltre alla possibilità di detrazione al 19% delle spese per l’acquisto di abbonamenti ai servizi di trasporto pubblico locale, regionale e interregionale fino a 250€, si introduce la possibilità per i datori di lavoro di erogare o rimborsare ai dipendenti l’acquisto di abbonamenti per il trasporto pubblico locale, regionale e interregionale intestati al dipendente stesso e ai familiari con redditi non superiore a 2.840,51 euro, con piena defiscalizzazione e decontribuzione. Non è prevista alcuna soglia massima per questa misura.