Su due questioni sono tutti d’accordo: si vada al voto quanto prima e si eviti, in tutti i modi, l’ipotesi del «governissimo». Sul modo in cui si potrebbe scongiurare questa eventualità, però, le opinioni evidentemente si distinguono e ognuno rivendica il cosiddetto «voto utile», ovvero quello che ogni schieramento ritiene più conveniente per sé.
S. Pagliuca, "Corriere del Trentino", 14 dicembre 2017
Del resto, le elezioni si avvicinano. La prospettiva su cui si sembra convergere è quella per la quale il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, potrebbe sciogliere le camere il 27 dicembre, con il premier Paolo Gentiloni pronto a dichiarare «esaurito» il proprio compito. Di conseguenza, gli italiani sarebbero chiamati alle urne il 4 marzo o il 18, al più tardi. «Finalmente! — esulta il senatore Sergio Divina — Si vada al voto e si usi quella data come election day anche per le regionali e per le amministrative». Il calendario dei lavori parlamentari e gli spostamenti di molte forze politiche, del resto, espongono il governo a un rischio troppo alto. «Così facendo, invece, Gentiloni resta in piedi, anche per eventuali emergenze post voto» — preconizza Divina. Il punto, infatti, è chiaro a tutti: con i tre poli in campo e l’attuale legge elettorale, difficilmente si potrà arrivare a una maggioranza parlamentare omogenea. «Da qui, l’appello perché i voti degli italiani possano convergere sulle coalizioni più forti, come la nostra» — chiosa Divina. Ma lui, alla corsa ai seggi, non partecipa: «Sono fuori dai giochi. La segreteria della Lega sta facendo le sue valutazioni e io non sono mai neanche stato invitato a una riunione» — ammette con un po’ di amarezza. «Non è un segreto — prova a giustificare — che con il segretario (Maurizio Fugatti, ndr) non ho buoni rapporti. Dunque, attendo di capire cosa succederà. Al momento, però, non ci sono».
Chi invece vorrebbe fortemente esserci e con tutta probabilità ci sarà è l’onorevole del Partito Democratico Michele Nicoletti, già in lizza anche per un altro importante incarico. «A gennaio — spiega — sarò tra i candidati alla presidenza dell’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa. Se venissi eletto, l’Italia avrebbe per la seconda volta dal 1949 un suo presidente per questo organismo. Un grande onore». Per il parlamentare dem, del resto, quella che sta per concludersi è la prima legislatura e tra gli uscenti è il più papabile. «Certo — riconosce Nicoletti — mi piacerebbe che prima del voto si riuscisse a discutere anche di bio-testamento e di Ius Soli. Lo dobbiamo al Paese». L’ipotesi dell’anticipazione però, è comprensibile «e — commenta— spero che gli italiani possano riconfermare la loro fiducia al Pd che è il partito più credibile a livello internazionale. Dobbiamo fare di tutto per avere la maggioranza e scongiurare altri scenari».
Pronto ad abbandonare è, invece, Karl Zeller, Svp, mentre il partito, per scegliere i nuovi candidati, seguirà la linea delle primarie. «Me ne vado a testa alta — conferma — con la speranza che l’attuale compagine trentina e altoatesina possa essere riconfermata. Squadra che vince non si cambia e noi abbiamo vinto molte partite». Non avrebbe senso, insomma, indebolirsi: «la strada sarà in salita, non vedo le condizioni per una maggioranza, per nessuno. In questo contesto, terminare la legislatura con un po’ di anticipo è una giusta strategia: non avrebbe avuto senso votare cose tanto divisive prima delle elezioni, lasciando delle armi formidabili al centrodestra e alla Lega».