Guarda con una certa preoccupazione al quadro nazionale. Sperando nell’apertura di «qualche nuovo spiraglio» prima delle Politiche per far recuperare terreno a un centrosinistra in difficoltà: «In questo momento — dice — il centrodestra è un po’ più avanti». Ma quando sposta lo sguardo sulla dimensione provinciale, Alberto Pacher usa toni più pacati di quelli che, in questi giorni, hanno animato il dibattito politico soprattutto nella coalizione di maggioranza.M. Giovannini, "Corriere del Trentino", 9 dicembre 2017
Senza minimizzare i movimenti che tante scintille hanno provocato — il passaggio di Viola al Patt e l’appoggio di Malossini a Rossi — ma leggendoli da una prospettiva diversa. «Il problema non è dove va Viola, ma dove va il Patt: l’importante è che il partito stia saldamente nella coalizione, come sta facendo» precisa l’ex vicepresidente della Provincia. Che pur essendo costantemente chiamato in causa a ogni toto-candidatura (la sua presenza a Villa Lagarina, lunedì sera, a un dibattito sull’autonomia con Roberto Pinter e Lorenzo Dellai ha fatto drizzare più di un’antenna) fa capire di non rimpiangere la politica di palazzo.
Partiamo dal quadro nazionale. Il ritiro di Pisapia ha fatto scalpore. Nel Pd c’è preoccupazione: qualcuno teme l’isolamento. Cosa ne pensa?
«Faccio una premessa: credo che le proposte innovative, anche in politica, debbano seguire una sorta di musica, un ritmo. Ecco, il ritiro di Pisapia va letto in quest’ottica: il progetto è stato presentato in primavera e poi si è trascinato per mesi, perdendo la spinta propulsiva. Ha perso il ritmo. C’è poi un altro aspetto: l‘attuale situazione del centrosinistra — dalla scissione dem alla formazione nata attorno a Grasso — è riconducibile solo marginalmente a temi politici. Alla base ci sono soprattutto idiosincrasie personali. E non c’è nulla da fare: su temi politici una mediazione la si trova sempre, ma se le questioni sono personali è difficile».
Quindi Pisapia si è imbarcato in un’impresa troppo ambiziosa?
«Pisapia, che è un galantuomo, è stato forse più efficace e più bravo nel ruolo di sindaco, dove ha fatto bene. Buttato nell’agone politico, si è trovato davanti una missione impossibile».
E ora cosa succederà?
«Credo che comunque si creerà un’aggregazione attorno al Pd. Ma di sicuro non avremo una compagine che potrà proporsi come coalizione di governo. In questo quadro, è ragionevole aspettarsi una situazione difficile alle prossime elezioni. E del resto il vento che si respira in giro per l’Europa non è dei migliori: si registrano difficoltà anche in Germania».
Quindi alle prossime elezioni la destra parte favorita?
«La Sicilia non ha dato indicazioni incoraggianti. In questo momento credo in effetti che il centrodestra sia un po’ più avanti. Ma è anche vero che le campagne elettorali si giocano e si vincono nelle ultime settimane: spero quindi che si possa aprire qualche spiraglio nuovo».
In Trentino già si parla di candidature. Qualcuno sostiene che è presto.
«Mi sembra fisiologico. Tutte le volte ci si ripromette di pensare prima ai programmi. Ma è illusorio pensare che un ragionamento sui programmi non sia accompagnato da indiscrezioni sui nomi. In questo senso, mi auguro che i segretari dei partiti della coalizione lavorino insieme».
Rimanendo al quadro locale, i casi Viola e Malossini hanno animato il dibattito di questi giorni. Lei come vede questi passaggi?
«Credo che qualsiasi attore della scena politica abbia sempre il diritto di mutare le proprie posizioni. Quindi, tornando alla domanda, il problema non è dove va Viola, ma dove va il Patt. Se Viola dice di riconoscersi nel Patt e il Patt rimane fermo nel centrosinistra autonomista non vedo niente di male in questo passaggio. Ci può stare. Il problema sorgerebbe se il Patt si spostasse a destra. L’importante quindi è che il partito stia saldamente nel centrosinistra autonomista, come del resto sta facendo. Tra l’altro, dopo l’uscita di Kaswalder, è chiaro che gli autonomisti debbano fare campagna acquisti, per compensare la perdita».
E Malossini?
«Capisco che simbolicamente la figura di Malossini evochi trascorsi passati, ma da anni è fuori dai giochi. E non mi pare ci sia in gioco un rientro. In ogni caso, anche per lui vale lo stesso discorso che ho fatto per Viola: il problema c’è se si sposta la forza politica, non se si avvicinano persone che arrivano da storie diverse».
Un’ultima domanda: il consiglio provinciale ha approvato la doppia preferenza di genere. Potrà davvero favorire la presenza femminile in politica?
«Non so quale sarà l’esito di questa norma, ma di sicuro questo è un atto simbolicamente importante che doveva essere fatto. Va nella direzione giusta. Certo, ci vorrà un po’ di tempo, visto che oggi non è facile trovare donne disposte a candidarsi. Ma grazie a questa norma forse ci saranno più donne che avranno voglia di mettersi in gioco».
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