A domanda diretta, tutti (o quasi) mettono le mani avanti. E assicurano che di nomi — in vista delle prossime elezioni Politiche — si inizierà a parlare più avanti. Di sicuro dopo le vacanze di Natale. Poi, però, stuzzicati su qualche indiscrezione, si lasciano andare. E tratteggiano possibili scenari.M. Giovannini, "Corriere del Trentino", 7 dicembre 2017
A campagna elettorale ormai entrata nel vivo — almeno a livello nazionale — in Trentino i partiti si mostrano ancora cauti sulle candidature. Anche se i confini sembrano in parte definiti. Fatta eccezione per qualche incognita ancora aperta.
La prima, tutt’altro che secondaria, riguarda i deputati eletti con il proporzionale. Cinque i posti a disposizione a livello regionale. Con una suddivisione che dovrebbe assegnare due posti all’Svp, uno al Pd, uno ai 5 Stelle e uno alla Lega nord. E se le ultime due poltrone sono praticamente «bloccate» (per Riccardo Fraccaro e Maurizio Fugatti), sulle rimanenti l’attenzione è alta. Soprattutto sui due posti Svp. Il punto di domanda, in questo caso, è lecito: il partito di raccolta altoatesino cederà una delle due poltrone al Patt, in virtù dell’accordo stretto proprio in vista delle Politiche? Un quesito non banale. Se infatti l’Svp decidesse di spartire la posta, il Patt potrebbe affidare il seggio a Franco Panizza. Ma qui si porrebbe un altro problema: la necessità di esprimere anche candidate donne imporrebbe la scelta — a questo punto all’Svp — di proporre una figura femminile. Una possibilità che il partito altoatesino accetterebbe di buon grado?
Certo è che, sul fronte trentino, la candidatura di Panizza sul proporzionale semplificherebbe di molto le scelte sui collegi del centrosinistra autonomista, oggi alla ricerca di una quadra tra tanti nomi e altrettanti scenari. I nomi, in realtà, sono più o meno quelli noti da settimane. Nell’Upt, le ambizioni romane coinvolgono Tiziano Mellarini, Vittorio Fravezzi e Lorenzo Dellai. Nel Pd, invece, la «rosa» dei papabili comprende uscenti (come Michele Nicoletti, ma anche Giorgio Tonini) e nuove entrate — che potrebbero coprire la quota di genere prevista dalla legge elettorale —, come Lucia Maestri, Donata Borgonovo Re, Elisa Filippi, Elisabetta Bozzarelli. Senza contare il nome di Alessandro Olivi: la sua presenza tra i candidati è data per scontata da molti, anche se lui ufficialmente non sembra ancora avere sciolto le riserve. Ci sono poi le ipotesi fuori dagli schemi, come la possibilità di inserire almeno un candidato della «società civile», non collegato necessariamente a un partito.
E i collegi? Se Mellarini, Fravezzi e Olivi vengono associati a Rovereto (la lotta, poi, si farà dura) e Nicoletti, Dellai e molte delle quote rosa a Trento, la Valsugana rimane — come al solito — lo spauracchio del centrosinistra autonomista. Con il Pd che, avendo espresso Tonini nella tornata precedente, potrebbe mandare avanti gli alleati.
Valsugana che, invece, sembra essere il collegio sul quale si concentreranno le forze del centrodestra, viste le possibilità di successo. In questo caso, i nomi che girano sono quelli di Fugatti per la Lega (che avrebbe comunque sempre il «paracadute» del proporzionale) e di Giacomo Bezzi per Forza Italia. E sempre Forza Italia sembra aver messo gli occhi su Claudio Cia, probabilmente per il collegio di Trento.
A sinistra, ancora, nomi non se ne fanno. E la rottura di ieri di Giuliano Pisapia rende ancora più complesso il quadro. Si tratterà di capire ora come si orienteranno i rappresentanti di Campo progressista in provincia.
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