«L'Università provinciale? Valore aggiunto»

«L'Università è un valore aggiunto per il Trentino. Un valore che si perderebbe se dovesse tornare statale come auspica Gios». L'assessora provinciale alla Ricerca e all'Università Sara Ferrari risponde al professor Geremia Gios che (Trentino di ieri) ha ribadito la sua contrarietà alla competenza provinciale sull'ateneo.
"Trentino", 6 dicembre 2017

«Avere sul nostro territorio una università di valore, lavorare accanto a questa perché sia il più possibile competitiva ed attrezzata, spendere risorse ed intelligenze affinché il suo rapporto con la comunità che la ospita sia quanto più sinergico e sfidante possibile, sono principi e finalità che un'amministrazione pubblica ha il dovere considerare come punti cardinali del proprio agire. E deve farlo prima ancora di pensare e valutare chi all'università si iscrive, da dove proviene, dove andrà l'anno dopo la laurea o dove quella persona sarà 10 anni dopo», spiega l'assessora che aggiunge anche la Provincia ha intenzione anche di anticipare al quarto anno di scuola superiore i test di ammissione all'Università per gli studenti trentini. In questo modo, si pensa di poter aumentare la consapevolezza degli studenti e di poter fare in modo che l'attrattività dell'ateneo trentino aumenti.

L'assessora, poi torna sulle scelte strategiche: «La seconda scelta di fondo che dobbiamo difendere è quella che deriva dal cosiddetto accordo di Milano, e che riguarda le nuove competenze della Provincia nei confronti dell'Università. Perché quella scelta ci permette oggi di ragionare e di incidere su un sistema integrato della formazione, che va dalle elementari alla formazione terziaria. Una situazione che permette a una comunità autonoma di strutturare la formazione in modo non standardizzato o ripiegato sugli enti a ciò preposti e sulle loro regole e prassi, e che consente di agire in modo sperimentale, integrato e rivolto ai bisogni reali della popolazione e al futuro che si vuole costruire per questa terra e per la sua autonomia».L'assessora non nasconde che un problema di finanziamenti esiste: «Chiarito questo, e stabilito su questi punti il consenso - cosa che mi pare traspaia anche dalle parole di Rossi e Collini - è certo legittimo entrare nello specifico del funzionamento di questa delega e nel finanziamento che ne deriva. Sicuramente il fatto che la nostra università sia attrattiva rappresenta un valore, e cionondimeno il fatto che il rapporto tra studenti trentini e non sia quasi di 70% a 30% pone una questione legittima, che certo non può tradursi o risolversi in un semplice "se paghiamo noi deve essere per i nostri", ma nemmeno essere considerato un non tema, che etichetta chiunque lo ponga. L'importante è avere la consapevolezza che questo, come altri temi, non afferiscono ai principi di fondo, ma fanno parte invece di quell'insieme di manutenzioni che costantemente vanno apportate (perché se quel dato si capovolgesse in 10 anni, dovremmo poter legittimamente interrogarci di come rendere la nostra università più attrattiva, anche in quel caso senza ridiscutere la visione e i principi che la sostanziano.)

Non è un caso se a quasi 10 anni dall'accordo di Milano su questi ingranaggi ancora si interviene, come nel caso dell'agosto scorso quando il Parlamento ha votato una norme che riconosce all'Università di Trento il diritto di attingere ai fondi ordinari dello Stato, riconoscendole più risorse per il reclutamento dei docenti e i programmi speciali ».