Esordisce definendo la città — con una citazione del poeta Angelo Maria Ripellino — «una dannata, sfuggente, complicatissima cosa». E aggiunge: «Nella vita, come nell’amministrazione pubblica, c’è spazio per poche e temporanee certezze». Non nascondendo «la difficoltà, il peso, la fatica del cercare di capire» che, quest’anno, hanno reso tutto un po’ più sfibrante. Ma poi Alessandro Andreatta allarga lo sguardo.M. Giovannini, "Corriere del Trentino", 6 dicembre 2017
E disegna l’immagine di un capoluogo a due — o tre — volti (con da una parte «una prospettiva luminosa», dall’altra una «buia e incerta» e in mezzo una zona grigia), con tante sfide davanti — dalla sicurezza alla mobilità — e alcuni punti fermi. Come la questione sociale, «elemento cruciale delle politiche urbane dei prossimi anni». O la pianificazione, con un Prg che dovrà «tessere nuove trame» e far crescere la città tutta insieme. Ma anche con qualche preoccupazione. Una su tutti, «l’eccesso di controlli» legato agli appalti pubblici che, dice il sindaco, «sta degenerando nel paradosso».
Nella sua relazione al bilancio — letta ieri sera in Aula a sancire l’avvio della «maratona» sulla manovra finanziaria — il primo cittadino mette in luce le (tante) potenzialità del capoluogo. Senza tacere i nodi critici e alcune scelte«poco lungimiranti» del recente passato. Ventotto le pagine della riflessione di Andreatta, intercalata da citazioni (di Freud, Pirandello, Amartya Sen, Einaudi, papa Francesco) e — come di consueto — con un respiro che va al di là dei freddi numeri del documento di programmazione. «La relazione al bilancio è il tentativo di comprendere il particolare momento della città e di ricalibrare la bussola degli interventi» sottolinea il sindaco. Che si sofferma subito sulle fatiche. E sui rischi. «Vedo un grave pericolo: vedo affacciarsi un atteggiamento sempre più diffuso di frustrazione e di rancore. Vedo la caduta dei legami fiduciari» dice Andreatta, che contrappone a una politica di «facili scorciatoie» una politica «critica e riflessiva», in svantaggio ma nella quale «ci ostiniamo a volerci riconoscere». Politica da applicare a temi importanti, come l’immigrazione e la sicurezza. O anche la dimensione sociale: «Ci sono brani di città che rischiano di perdere il loro essere città» osserva il sindaco, deciso a recuperare il «luogo-simbolo»: piazza Santa Maria Maggiore. Ma pronto a riportare al sociale ogni aspetto: l’abitare, la cultura, la formazione, lo sport. Con un occhio alla pianificazione e al nuovo Prg, che dovrà abbracciare l’intero capoluogo perché «o la città cresce tutta insieme o non cresce affatto, o la qualità urbana viene perseguita in ogni quartiere o avremo tante città e dunque nessuna città». Incidendo sulle zone produttive (che saranno rivitalizzate e «regolate» da norme più elastiche) e sviluppandosi su un binario parallelo con la mobilità. «La linea ferroviaria ad alta capacità costituisce un’occasione irripetibile» assicura il primo cittadino, che spinge sui progetti più attesi, collegati al raddoppio della ferrovia del Brennero: la dorsale nord-sud «senza la quale il sistema degli spostamenti in città sarà sempre irrisolto» e il collegamento tra Trento e Povo. E se sull’operazione Santa Chiara Open Lab Andreatta abbozza qualche prudenza («Dobbiamo avere il coraggio di vivere un sogno, ma anche la concretezza di non inseguire illusioni»), sul turismo e soprattutto sulla città smart la convinzione è piena: «Così Trento e il Trentino diventano un territorio avanzato, capace di attrarre investimenti».
Infine, il nodo dolente. Preoccupante, che il sindaco cita quasi in fondo. Ma che sostanzia con chiarezza. Quasi a rispondere alle critiche — croniche — al Comune in tema di edilizia. Sotto la lente, la normativa sugli appalti pubblici, con un «sovraccarico di adempimenti» che — spiega Andreatta — parte da «presupposti talvolta controproducenti»: il «pericolo di creare burocrazia partendo dall’ipotesi che gli attori dell’economia siano disonesti», ma anche e soprattutto l’eccesso di controlli quasi paradossale, con tempi dilatati, esiti incerti. E un effetto «beffardo»: «Ci sono sempre meno soldi e siamo sempre meno in grado di usarli».
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«Sicurezza, no a risposte giustizialiste», S. Mattei, "Trentino", 6 dicembre 2017
Sicurezza, mobilità e piano regolatore, interventi culturali e sociali. Sono questi i nodi principali che dovrà affrontare l'amministrazione comunale, sui quali il sindaco Alessandro Andreatta ha puntato nella sua relazione per il bilancio di previsione per il triennio 2018 - 2020. Una relazione di quasi 40 pagine, alla quale si è aggiunta quella dell'assessore Italo Gilmozzi che ha analizzato investimenti e spese, illustrata ieri in consiglio comunale.
Sicurezza. È il tema da cui non ci si può sottrarre quando si parla di qualità della vita in città. Andreatta parte dall'analisi di due scenari su cui ci si imbatte: una città della ricerca, della cultura e dei servizi ed un'altra che resta in una zona grigia, nella quale si avvertono provvisorietà e degrado. Il sindaco ammette che c'è «un ritardo di elaborazione» di fronte a questi problemi, anche se non si può rispondere con soluzioni giustizialiste, che alimentano ancora di più la rabbia e le paure collettive. Per questo si deve mettere nelle giuste proporzioni il fenomeno dell'immigrazione, sottolineando che la popolazione straniera è solo il 10,9 per cento del totale. Andreatta ripete che ognuno ha il suo ruolo e non si può confondere il degrado con l'ordine pubblico, quindi alle forze dell'ordine spetta la lotta allo spaccio, tenendo conto però che c'è anche una domanda consistente di sostanze stupefacenti e che ci si scontra con una legislazione estremamente permissiva. Quindi, l'impegno dell'amministrazione deve prevedere un programma d'interventi, da rendicontare pubblicamente.
Generatività. È la parola chiave per vincere la sfida e recuperare quegli spazi collettivi che «rischiano di perdere il loro essere città»: i luoghi simbolo sono proprio piazza Dante e piazza Santa Maria Maggiore, non solo per la presenza della microcriminalità, ma anche per la colonizzazione di insediamenti anonimi e seriali e per la presenza di edifici dismessi.
Politiche sociali. Andreatta ritiene che sia l'elemento cruciale degli interventi urbani, perché se il welfare avrà sempre meno risorse, si porrà il problema delle priorità. La questione sociale, per Andreatta, ha a che fare con il tema dell'abitare, la rigenerazione delle periferie, necessaria per favorire la socialità e la qualità della vita, ma anche l'intervento culturale e formativo. Quest'ultimo è importante soprattutto per il problema delle tossicodipendenze: il sindaco ha annunciato a breve una campagna informativa nelle scuole in sinergia con il Serd, attuata da gruppi di lavoro formati da genitori e studenti.
Interventi culturali. Si tratta, a detta del sindaco, di un tema inedito contenuto negli indirizzi di bilancio. Le politiche culturali devono sostenere lo sviluppo del pensiero critico, promuovendo emancipazione e riscatto. Ed ha ripercorso il progetto di riconversione del Centro Santa Chiara, rivendicando la bontà del percorso partecipato. Un intervento tra i più importanti del decennio, che diventerà un luogo di creatività giovanile in cui convivranno attività esistenti e spontanee.
Mobilità. Il sindaco ha ammesso che le scelte passate non sono state lungimiranti ed anche la variante del Prg dovrà correggerli. Gli spostamenti di residenti avvenuti dal centro alla periferia hanno generato flussi pendolari e situazioni di congestione. «Un'occasione irripetibile» è la linea ad alta capacità, come la definisce Andreatta «perché comunque verrà realizzata e perché è finanziata. Questo treno non passerà più per molti decenni e bisogna sfruttarlo per risolvere alcuni nodi strutturali alla scala domestica». Il riferimento è alla realizzazione di un sistema di mobilità pubblica in sede propria (senza il quale il sistema degli spostamenti in città sarà sempre irrisolto), ed al collegamento fra Povo e il fondovalle.
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