La campagna elettorale è imminente. Il Movimento 5 Stelle promette il reddito di cittadinanza, un trasferimento universale e permanente ad ogni individuo senza alcun obbligo da assolvere per non perdere l’entrata. Il Sole24Ore ha quantificato un costo di 350 miliardi di euro, una cifra cha vale il doppio dei costi complessivi per coprire le voci di spesa di sanità, scuola e università. Tale strumento esiste solo nella ricchissima Alaska, in Finlandia vi sarà un esperimento su un campione di duemila persone nel 2018.
Gabriele Hamel, "Corriere del Trentino", 1 dicembre 2017
Accertata l’impossibilità della sua introduzione in Italia, i pentastellati hanno quindi optato per inserire nei programmi elettorali un reddito di cittadinanza agganciato ad una soglia di povertà di circa 800 euro al mese che il Sole24Ore stima ammontare a circa 16 miliardi di euro. Domanda: dove trovano le coperture per questa spesa monstre?
Il centrodestra promette, invece, la flat tax. Salvini la propone al 15%, deduzioni comprese, ciò provocherebbe circa 40 miliardi di mancate entrate. Cosa taglieremo dunque? Gli stipendi degli insegnanti? Licenzieremo ricercatori universitari? Quali ospedali chiuderemo?
Nel 2016 il viceministro Zanetti propose un’aliquota unica al 27% per le fasce di reddito tra 15.000 e 75.000 euro eliminando le aliquote del 38 e del 41 e mantenendo le altre due. Il costo? Nove miliardi il primo anno, 12 miliardi a regime. Anche qui mi sorge la domanda: con quali risorse? Cosa tagliamo?
Veniamo ora alla sinistra. A parte le frange più estreme (Rifondazione) che propone addirittura l’abolizione della legge Fornero — e qui non mi dilungo perché non merita né considerazione scientifica né tantomeno contabile — ciò che le forze di sinistra propongono è abbassare l’età pensionabile o comunque mantenerla invariata aldilà dell’aumento dell’aspettativa di vita. Ciò equivarrebbe ad una mancia elettorale per i soggetti più garantiti della società italiana (cioè chi è prossimo alla pensione) dall’imponente effetto negativo su crescita e debito pubblico e sarebbero i più giovani a farne le spese. Secondo l’Ocse il nostro Paese ha la spesa previdenziale in rapporto al Pil più alta dell’Occidente (siamo secondi solo alla Grecia). Il presidente dell’Inps Boeri stima in 140 miliardi di euro entro il 2040 l’intervento auspicato dalla sinistra e dalla segretaria della Cgil Susanna Camusso.
Dopo molti decenni la mia generazione avrà meno rispetto ai nostri genitori, i problemi sono aumentati, il posto fisso non esiste più e la futura pensione è tutta da costruire con la previdenza complementare tra luci e ombre. Mi si lasci affermare che «garantire gli ipergarantiti» con i soldi «dei giovani non garantiti» non è una cosa di sinistra, è una cosa semplicemente squallida e iniqua.
In conclusione ci avviamo verso una campagna elettorale costruita su promesse non mantenibili, mi domando solo se la gente ci creda davvero. Sono i partiti che devono aumentare la qualità dell’offerta politica o si parte dalla considerazione che il popolo sia un popolo di creduloni? Infine, un’ultima domanda: la società politica sottovaluta la società civile o semplicemente non ha torto nel non sopravvalutarla?